La variazione sul tema è un modello gattoperdesco che il Napoli adotta, affinché qualcosa cambi ma lo schema (e i movimenti) resti immutato. Ditelo con i numeri: ed è quello il trucco, che c’è e poi si vede, perché la base dalla quale Walter Mazzarri riparte è praticamente immutata e resta la difesa a tre, il cavallo di battaglia d’una filosofia che resiste. Il resto prevede piccoli (ma influenti ritocchi) che sostanzialmente incidono in due uomini: in Inler, che si ritrova adesso a giocare da play, dunque assecondando le sue inclinazioni, e in Hamsik, che scala di qualche metro, va a fare la mezzala classica e non rimane più tra le linee, s’allontana dalla porta però ha campo per andare ad aggredire lo spazio. Prima si chiamava 3-4-2-1, gli esterni rappresentavano (e rappresenteranno) la vera regia (offensiva e difensiva), essendo gli uomini-chiave nello sviluppo della manovra. In mezzo, restavano due mediani. In avanti, Cavani a spaziare, però avendo alle spalle un incursore come Lavezzi e un impavido Hamsik. Il Napoli che verrà chiederà meno rientri a Pandev, destinato a chiudere le linee di passaggio del regista avversario; probabilmente lascerà palleggiare di più Inler, ma abbraccerà la sua vocazione: possesso, spostamento dell’avversario, cambio gioco, e quando c’è campo ripartenza immediata, andando a cercare o Maggio che affonda da destra o Zuniga al quale viene chiesto di convergere.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
