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Lello Di Napoli: “Basta agli sponsor dei tecnici”

“Quella degli allenatori che portano sponsor è una piaga da estirpare, sebbene sia già molto diffusa. Alla fine, ci rimettono anche le società che, quando vedono che i risultati non arrivano, sono costrette a rivoluzionare tutto e finiscono per investire il doppio di quanto hanno preventivato. E’ una pratica che non fa bene a nessuno”. Parole e musica di Lello Di Napoli, trainer che attualmente guida la selezione dei calciatori campani disoccupati, il Team Napoli Soccer. L’ex vice di Sasà Campilongo non è notoriamente uno che le manda a dire o che si trova a propro agio nelle vesti di corazziere del sistema calcio. Tutto ciò pur avendo costruito la propria carriera con la gavetta e nella cultura del lavoro silenzioso e concreto. Per anni consigliere fidato del tecnico dell’Ischia, ora è al secondo anno consecutivo al timone del Team Napoli Soccer, la casa che ha contribuito ad edificare insieme al fratello Bruno. Un’opportunità conferita ai calciatori svincolati per non scivolare tra le scorie dell’inattività, ma anche un modo per ritrovarsi in un’ambizione comune e in quel sogno collettivo che non consente alla passione di arrendersi alla paura. “E questo lo possono vedere tutti dall’entusiamo e dallo spirito che ci mettono questi ragazzi negli allenamenti – incalza Di Napoli con un pizzico di orgoglio che per un attimo fa ombra al suo tono di voce sempre flemmatico -. Hanno grinta, umiltà, tenacia, sono forti mentalmente. Hanno una propensione al sacrificio commovente e una voglia immensa di divertirsi, dal momento che si è creato sin dall’inizio un gruppo affiatato ed allegro. In quanti sarebbero venuti per un mese e mezzo, tra luglio ed agosto, ad allenarsi la mattina sotto un sole cocente ed un caldo asfissiante? Questo succede a chi ha passione e professionalità. E ciò mi ha colpito molto. Anche io sento di avere grandi responsabilità nei loro confronti. Si tratta di ragazzi che fanno affidamento su di noi, che credono nei nostri metodi. E noi dobbiamo ripagarli”.

Una responsablità che ricade su tutto lo staff societario
“Certo. A tal proposito ringrazio i direttori organizzativi, Italo Farinella, Michele Califano e mio fratello Bruno, che dirige Assistcalciatori. Da noi sono transitati quasi 70 ragazzi, la maggior parte dei quali ha trovato sistemazione. Altri sono vicini ad un accordo. C’è comunque da migliorare, sulla scorta di questi due anni, e lo faremo a partire dal 2013. Con nuove idee. Prezioso è stato l’apporto anche dei nostri collaboratori, come l’agente Fifa Enzo Marcello ed Amedeo Dardano, oltre che dello staff tecnico a mia disposizione, a partire dal preparatore dei portieri, Antonio Arena”.

Questa rinnovata avventura ti ha fatto in un certo senso dimenticare le delusioni di Barletta
“Delusione perchè abbiamo fallito l’aggancio ai play-off all’ultima giornata ed in modo rocambolesco. Però credo che il lavoro fatto con Nello Di Costanzo sia stato buono. E’ stata un’esperienza positiva. Anche lì abbiamo creato un grande gruppo, nonostante fossimo venuti in un momento di scetticismo ambientale. Abbiamo sconfitto la depressione diffusa con i risultati. Peccato per il finale beffardo. La società era solida ed avrebbe meritato un traguardo diverso. Mi resta un buon lavoro di squadra fatto con Di Costanzo, un tecnico serio e preparato, col quale il confronto è stato stimolante e continuo”.

Torniamo a bomba al problema “sponsor”
“Come ho detto, sono le società che finiscono per rimetterci. Consiglio a tutti di leggersi il libro di Mourinho. Se ne può estrapolare una teoria chiara, che vale per calciatori ed allenatori: sistema il conto in banca, così puoi permetterti di aspettare l’occasione migliore e di non scendere a compromessi. Lo dico sempre ai ragazzi”.

La norma sul minutaggio sembra un altro bizzarro equivoco
“E’ un grande errore. In Spagna ci sono le squadre B che valorizzano seriamente i giovani. Qui si improvvisa. Tante volte vediamo in Lega Pro ragazzi delle Primavere di A o B, ma pochi sanno che si tratta di terze scelte, altrimenti i grandi club non li farebbero mai scendere di categoria. La conseguenza è che ci ritroviamo con pochi talenti. E con tanti settori giovanili e scuole calcio che mancano di istruttori qualificati. Un tecnico bravo e preparato sai che costa, ma sai anche che è un insegnante di calcio che nel tempo ti farà ricavare frutti pregiati. Allora direi che sarebbe il caso di ripartire dal Coverciano. In che senso? Nel senso che bisogna smetterla di dare patentini a tutti. Si lavori sulla qualità e non più sulla quantità”.

Ovviamente resta una fatale dicotomia tra la Lega Pro ed i campionati maggiori
“Questo è un sistema che divora calciatori ed allenatori di seconda fascia, non certo i big. Prendete la storia del calcioscommesse: alla fine vengono avvicinati da daterminati ambienti sempre i calciatori più deboli e che guadagnano meno. E’ facile far presa sulle loro esitazioni”.

A proposito di patentino
“Ho quello Uefa. In verità, io ogni anno ne faccio domanda ma è difficile ricavarne qualcosa perchè si entra con un determinato punteggio. Ebbi l’opportunità di conseguirlo a Cava de’ Tirreni, quando il presidente era Spatola ed il dg Maglione. Li ringraziai per questa offerta, ma all’epoca declinai facendo presente che ero già membro di uno staff e che non avrei mai tradito la fiducia del mio allenatore. Lealtà, trasparenza e rapporti umani, almeno per me, sono prioritari”.

Fonte: Stefano Sica per Tuttomercatoweb.com

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