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L’obiettivo di Cavani è superare se stesso

Ci sono ancora cinque giornate per fare meglio dello scorso anno

Verba volant, scripta manent: e ora che la sagoma del matad’or è nella scia di Edinson Cavani, la sfida a se stessa può considerarsi ufficialmente lanciata. Trentatré a ventinove: i numeri hanno un’anima, e sì che ce l’hanno, e modificando l’ordine dei fattori il talento è sotto gli occhi di tutti, in quella somma che rappresenta la differenza tra un essere normale – diremmo umano – e un alieno, capitato al San Paolo due anni fa e da quel giorno capace di inventarsi l’arte del gol, di raschiare il fondo del barile, di soffrire l’astinenza per tre settimane – divenuta quasi un evento – e poi di riprendersi la scena, complice il delizioso omaggio di Dzemaili, e però anche in virtù d’un carattere da leone. Si scrive Cavani e si legge per 62 volte bomber, nel senso letterale: una macchina perfetta che s’è rimessa a funzionare, un extraterrestre che ha deciso di combattersi da solo, per inseguir la Champions o ciò che il destino consegnerà.

 

LUI E DIO – Napoli 2 e Novara 0: ma, tra le pieghe d’una gara protocollata con naturalissima sufficienza, c’è la rinascita d’un goleador rimasto nella penombra per (appena) 312’, dunque tre gare e due spezzoni, dunque il nulla, dunque un dettaglio della stagione e dell’esistenza, un frammento impercettibile che rimane però poi impigliato nel virgolettato – o meglio nel viva voce del protagonista a gara conclusa: «Restare anche senza la conquista del terzo posto? Non lo so, di queste cose si occupa la società che sa bene cosa deve fare. Io penso soltanto a giocare e la mia famiglia si trova bene a Napoli». Cavani contro Cavani è un match entusiasmante che prosegue a suon di magie o anche di comodissimi appoggi a porta sguarnita, come sabato sera: ma, a prescindere dalla dinamica, è una valanga di reti che piove sul Napoli e dintorni e va ben oltre le varie interpretazioni alle quali il cinguettio del matador, ricomparso a sorpresa e dopo un bel po’ di tempo su Twitter, sembra voglia opporsi a modo suo con una espressione che riconduce al suo modo di essere, ai suoi sentimenti, alla sua fede, ch’è soprattutto uno stile di vita: «Dio è fedele». 

LA CORSA – I fatti si separano dalle opinioni dinnanzi alla marcia trionfale d’un attaccante che conosce uno ed un solo modo per alimentar la fantasia: 20 reti in campionato, 4 in Coppa Italia, 5 in Champions in questo 2011-2012 da applausi, ed alla malora (persino) i rigori sbagliati – uno a Udine, un altro a Siena, da aggiungere a quello di Parma poi ribadito in porta – perché ora che il gioco per la Champions s’è fatto durissimo, il bomber puro s’è rimesso a giocare a modo suo per afferrar il primo Cavani re di Napoli, quello delle 33 perle tutte d’un fiato tra campionato, Europa League e Coppa Italia.

RESTA QUA – Da Cavani a Cavani è un viaggio meraviglioso lasciandosi dondolare su quelle reti confezionate a ritmo praticamente continuo, un’oasi di felicità inaugurato nell’agosto del 2010. Trentatré Cavani per cominciare, nella sua prima immersione napoletana; e 29 per continuare, nella seconda tornata d’un exploit ch’è ripreso di slancio, nonostante una frase equivoca e ricondotta da Riccardo Bigon, il ds, in una dimensione più rasserenante: «Il rinnovo del contratto di Hamsik è la più ampia dimostrazione di cosa voglia dire il progetto Napoli, qui non c’ mica voglia di smobilitare». Il festival del gol prosegue: qui Cavani, a te Matador.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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