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L’ordine di Prandelli: “Contro Malta basta un gol ma voglio il bel gioco”

Deluso dalla prestazione e dal pari in Bulgaria, il commissario tecnico è stato duro con i nazionali

«Non mi interessa la goleada, voglio ritrovare lo spirito e il gioco». Cesare Prandelli dà per scontata la prima vittoria dell’Italia nelle qualificazioni mondiali. Ci mancherebbe. L’avversaria di questa sera a Modena è Malta, nazionale numero 138 al mondo e allenata da Pietro Ghedin, 60 anni il 12 novembre, una vita nella nostra Federcalcio. Ma non è il risultato l’obiettivo del ct, deluso dalla prova di venerdì a Sofia, solo un pari e tanta sofferenza. «Segnare molte reti non mi è mai piaciuto. Svilisce una prestazione. A me interessa altro. Riacquistare la nostra identità. Perché se non costruisci nulla e pensi solo ai gol, non hai futuro. Mi piacerebbe più fare una bella partita che tante reti. Il vero rischio è la frenesia, la voglia di strafare e di risolvere la gara con un gesto individuale. Mentre voglio vedere il gioco corale, il fraseggio con pochi tocchi e in velocità. Sempre palla a terra. Mi auguro di rivedere la partita dell’anno scorso qui a Modena contro l’Estonia». Era il 3 giugno 2011: 3 a 0 con reti di Rossi, Cassano e Pazzini.
Ripete più volte gli stessi concetti, ancora stranito dal flop contro la Bulgaria. «So che il punto di Sofia può tornare utile, come ha detto qualche mio giocatore, anche alla luce del pari tra Danimarca e Repubblica Ceca. Quel pareggio però non cambia il giudizio sulla nostra prestazione. Quando sbagli l’approccio in una gara il primo responsabile è l’allenatore. Non abbiamo sfruttato bene la scorsa settimana, probabilmente non sono riuscito a farmi capire dal gruppo e forse abbiamo anche lavorato troppo. Dobbiamo, comunque, far tesoro di certi errori. Vedrete che non li ripeteremo. La mia analisi con i calciatori è stata serena, come sempre è successo anche nel biennio precedente. I dati rimangono significativi: squadra troppo lunga, pochi passaggi tra noi e quindi rinuncia al possesso palla. E alla ricerca della profondità».
Prandelli, per evitare altri passi falsi, cambia mezza Italia, cinque giocatori su dieci, rispetto alla gara contro la Bulgaria. A parte De Rossi, rientrato a Roma per l’infortunio muscolare alla coscia destra e sostituito stasera con Nocerino, gli altri sono interventi mirati. Deluso da Maggio, Ogbonna, Giaccherini e Giovinco, il cittì si affida rispettivamente a Cassani, Peluso, Diamanti e Destro. In più cambia sistema di gioco. Dal 3-5-2 di Conte e Mazzarri torna al suo 4-3-1-2 con cui ha portato l’Italia all’Europeo. «Scelgo la difesa a quattro perché Malta gioca solo con una punta e perchè quasi tutti gli allenatori usano questa formula essendo la migliore per coprire tutto il fronte arretrato. Avrebbe avuto senso se avessi avuto Chiellini, cioè il terzo difensore che conosce la linea a tre. E se ci fossero stati qui tutti centrocampisti abituati a quel sistema di gioco. Così, invece, diventa difficile. Io preferisco avere un uomo più proprio in mezzo, per il possesso palla, per cercare la superiorità giocando tra le linee. Diamanti è l’unico che può somigliare a un rifinitore. Io, però, non ho mai dato come riferimento un trequartista. E Giovinco per me resta una seconda punta. Lui sa di essere sotto esame. A Sofia ha sofferto la lentezza della manovra. Gli ho detto di stare sereno, perché gioca in un grande club e ha la nostra fiducia. Non deve dimostrare nulla e le sue qualità emergeranno».
«L’identità per ora l’ha mostrata Malta… In poco tempo Ghedin è stato bravo a dare equilibrio a questa nazionale. Ho visto come si è comportata contro l’Armenia, subendo il gol solo al settantesimo e senza sfigurare» ricorda Prandelli che fa i complimenti al collega che ha lavorato per la Figc dall’87 a quest’anno (ultima esperienza la nazionale femminile, è stato pure il vice di Zoff e di Trapattoni), con una parentesi di tre anni proprio a Malta. «Canterò i due inni» garantisce l’ex giocatore della Lazio che a Roma ricordano per aver vissuto in prima persona la tragica fine del suo amico Luciano Re Cecconi, ucciso in una gioielleria di via Nitti al Fleming il 18 gennaio del ’77, epilogo atroce di una finta rapina fatta per gioco.
Dopo il vice presidente federale Albertini, anche Prandelli si ricorda di Simone Farina, l’ex calciatore del Gubbio che denunciò un tentativo di combine e che oggi nessun club di Lega Pro pensa a tesserare. «Non bisogna sottovalutare il problema di questo ragazzo. Io avevo detto che avrebbe avuto alcune difficoltà dopo qualche mese. Purtroppo si è verificato proprio così. Ora sta a noi far capire che è un personaggio positivo. Non dobbiamo abbandonarlo. Spero che tra un mese, quando ci ritroveremo, possa avere un contratto nuovo. Lo merita».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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