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Lorenzo Insigne: "Io in nazionale grazie a Zeman, Mazzarri e Benitez. Napoli? Sogno la fascia da capitano"

«L’Italia a Quarto? E’ una zona difficile Ma portare un segno di solidarietà può aiutare tanta gente»

FIRENZE – Manca De Rossi in questo ritiro, per cui la definizione di capitan futuro spetta di diritto a Lorenzo Insigne che domani sera entrerà al San Paolo come unico rappresentante del Napoli. Nel suo stadio, con la maglia azzurra di un tono leggermente più forte di quella della squadra del club. Ma domani Insigne mischierà tutto, emozioni e sensazioni, sogni e desideri. Deve segnare se vuole conquistare alla fine un posto per il Mondiale. E poi, tre giorni dopo, dovrà lasciare un altro segno all’Olimpico se vuole spingere il Napoli ancora più avanti. Càpita tutto insieme, tutto in mezza settimana, ma il ragazzino è pronto. Ieri mattina si è allenato, Prandelli lo ha schierato nel tridente al fianco del suo amico e prossimo rivale Florenzi e alle spalle di Osvaldo.
Ha recuperato dall’infortunio dall’infortunio all’adduttore?
«Sì, sto bene, mi sono allenato e non ci sono problemi».
Ora c’è concorrenza in attacco. Balotelli, Osvaldo che segna, Rossi che sta per tornare…
«Per meritare un posto in Brasile bisogna dare il massimo in campionato e in Champions League, solo così possiamo convincere Prandelli. Questo vale per tutti».

E’ più facile giocare nel Napoli o far parte della Nazionale?
«Bisogna meritare il posto sia nel Napoli che in Nazionale».

Cosa pensa del viaggio degli azzurri a Quarto? E cosa darà Napoli alla Nazionale?
«Conoscendo i napoletani ci aspetta una grande accoglienza, ne sono sicuro. Quanto all’allenamento a Quarto penso che sia bello, oltre che giusto, andare su questi campi di periferia. Io ho giocato un paio di volte a Quarto con gli Allievi del Napoli».

Si sente un simbolo anti-camorra?
«Io sono napoletano e avvertirò più di altri il senso di questo viaggio a Quarto. Se andiamo là, se facciamo questa manifestazione è per stare vicino a quella gente. Da napoletano so che è importante dividere un momento di riflessione con chi soffre in quelle situazioni».

Balotelli è il simbolo della Nazionale?
«Se siamo qui vuol dire che siamo tutti importanti. Mario è un grande campione e un bravo ragazzo».

In pochi mesi è cambiata la sua vita: più spazio nel Napoli, gol in Champions League, ora la Nazionale e poi la sfida-scudetto.
«In effetti è cambiata tantissimo, grazie a grandi allenatori come Zeman, Mazzarri, ora Benitez. Ripeto sempre che noi giovani dobbiamo stare tranquilli e lavorare al massimo. Bisogna restare con i piedi per terra: ci vuole tanto per arrivare e un attimo per tornare indietro».

Si parla molto del ritorno di Totti in Nazionale. Ma se alla fine verrà convocato, dovrà uscire almeno un attaccante dalla lista dei 23.
«Totti è un grande campione ed io, essendo giovane, mi metto a disposizione, importante è avere la coscienza a posto avendo dato il massimo».

San Siro era stato chiuso per i cori di discriminazione territoriale. A lei danno fastidio?
«Contro il Napoli se ne ascoltano tanti… In squadra siamo solo due napoletani (lui e Cannavaro, ndr) e in questa veste siamo più toccati di altri. Però, se qualche tifoso si mette a cantare cori contro di noi, la risposta è continuare a giocare».

Quanti biglietti ha chiesto per la partita con l’Armenia?
«Non tanti, viene solo la mia famiglia».

Sì, ma quanti?
«Una ventina».

E’ una famiglia larga più che allargata.
Ride.

Lei ha sempre detto che il suo futuro è come il suo presente: Napoli e solo Napoli, ma quando diventerà il capitano della squadra?
«Il mio sogno è restare più a lungo nella mia città, con la mia gente e con i colori della mia squadra. L’altro sogno è poterne indossare, un giorno, la fascia di capitano. Sto bene a Napoli perché la società mi ha dato sempre fiducia».

Capitolo scudetto: Balzaretti ha detto che Napoli e Juve sono più accreditate della Roma.
«Io rispondo dicendo che la Roma è partita bene, ma noi siamo lì  e ce la giochiamo con tutti. Spero che il Napoli arrivi così fino alla fine».
Roma-Napoli si gioca solo tre giorni dopo Italia-Armenia e tante altre partite delle nazionali. E’ un problema non da poco.
«Spero lo stesso in una grande partita. Se tanti giocatori sono in giro per il mondo con le loro nazionali vuol dire che sono forti e se sono forti Roma-Napoli sarà comunque una bella partita. Certo, è un problema per gli allenatori che non possono preparare la sfida come vorrebbero».
Fonte: Corriere dello Sport

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L.D.M.

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