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L’urlo di De Liguori «L’eurogol a Gubbio è calcio ai giorni bui»

Un momento di gioco, un attimo, una frazione di secondo. Finché quella palla non si abbassa appena fuori area, alla giusta distanza tra un impatto vincente e brutti ricordi da mettere da parte. Vincenzo De Liguori ricorda quei fotogrammi di Gubbio con moderata soddisfazione – il gol rimarrà una delle perle di stagione – tradendo al contempo un pizzico di rammarico perché, in fondo, quel sinistro a volo irripetibile non ha portato in dote punti. Ha portato però alla ribalta le qualità indiscutibili del capitano della Nocerina, reduce da una brutta vicenda giudiziaria legata a un presunto traffico di droga, risalito pian piano agli onori della cronaca per quel pezzo di bravura espresso a Gubbio. Un sinistro a volo dannatamente bello, che ha provato a mettere da parte le lungaggini della burocrazia giudiziaria sbiadendo i ricordi dell’arresto, dei domiciliari. Capitan De Liguori, insomma, s’è ripreso la sua professione, il suo calcio, il suo pubblico. Anche grazie a quella perla telecomandata all’incrocio.

Un gol irripetibile, vero De Liguori?

«Ho visto la sfera che mi veniva incontro, l’ho vista scendere e l’ho impattata come meglio non potevo. Peccato non sia servita a nulla ma vedere il pubblico di fronte impazzire di gioia mi ha procurato sensazioni bellissime».

Durante l’esultanza ha ripensato, per un attimo, ai momenti difficili d’inizio estate?

«Sinceramente mi sono goduto il momento senza pensare a null’altro».

È stato davvero un momento difficile nella sua vita?

«Sì, ma adesso è passato. Io mi sento innocente in tutto e per tutto, ho già messo da parte quella vicenda».

Come ha vissuto quei giorni?

«Non sono stati dei migliori. Durante quel periodo ho avuto l’appoggio dell’intero gruppo, ho avvertito l’affetto dei compagni, del tecnico e del presidente attraverso la testimonianza di mio fratello Mario molto spesso presente con mio figlio agli allenamenti della squadra. Voglio pertanto ringraziare pubblicamente chi mi è stato vicino in quei giorni per me molto difficili, mi hanno fatto sentire parte di una famiglia. Poi, quando è cominciato il ritiro, è stato anche peggio: non poter raggiungere i miei compagni non mi faceva stare bene».

In seguito la revoca della misura restrittiva ed il ricongiungimento con il gruppo a Roccaporena.

«Ho provato emozioni fortissime, all’arrivo dell’auto i miei compagni hanno interrotto la seduta e mi si sono catapultati contro: forse quel giorno si è lavorato poco».

Tanto lavoro e poi subito in campo.

«Ringrazio il tecnico che non ha avuto alcun dubbio a schierarmi fin dall’impegno di Marassi con il Genoa, devo molto a lui, come del resto i miei compagni di squadra. Auteri è il top, ed è una garanzia per il popolo nocerino. Dalla Lega Pro fino alle soglie della massima serie non ci personaggi simili per carisma e capacità».

Siete reduci da due sconfitte consecutive, aria pesante?

«Proprio no. Il momento non è così difficile come lo si dipinge. Certo abbiamo perso il derby ma questo non vuol dire nulla, né compromette niente, magari andremo noi a vincere là, il calcio è una ruota che gira».

Ci si è messa poi anche la sconfitta di Gubbio…

«Avete visto tutti la partita, non credo che meritavamo la sconfitta. A parte questo, voglio solo ricordare che la B era attesa da 33 anni. La piazza deve riflettere su questo aspetto e avere un pizzico di pazienza quando i risultati tardano a mancare».

Siete dunque tranquilli?

«Come non esserlo. Voglio solo che il pubblico sappia che la squadra ha una società forte alle spalle, che non le fa mancare nulla. Siamo una delle poche squadre che riceve puntualmente gli stipendi, cosa che da altre parti non accade: sono cose che sono sotto gli occhi di tutti a quanto pare. Dico pertanto al pubblico che deve stare vicino alla società, i vari De Liguori, Auteri e via dicendo passano, rimangono invece la società ed il pubblico».

 

La Redazione

A.S.

Fonte: Il Mattino

 

 

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