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Maradona e il Fisco, nuovo scontro in tribunale

Pisani annuncia: «Ha risolto tornerà in Italia da uomo libero.» Ma la sentenza smentisce tutto

Ore 6.32. L’Ansa batte una notizia dettata da Angelo Pisani, tra le altre cose avvocato di Maradona nella battaglia di Diego contro il Fisco. «Diego Armando Maradona ha definitivamente vinto la sua battaglia con il Fisco, che pretendeva circa 40 milioni di euro, e ora può tornare in Italia da uomo libero». Ore 19.11. Sempre l’Ansa che scrive il riepilogo sull’argomento e riprende le parole della Commissione tributaria centrale: i giudici «estinguono» l’obbligo di pagamento della «fallita società sportiva Calcio Napoli», ma «respingono» i tentativi dei legali di estendere il giudizio anche all’ex fuoriclasse. Che anzi – spiegano – «deve pagare il dovuto applicando l’aliquota più alta».
Una fuga in avanti, con la voglia dell’avvocato Pisani di vedere «libero» il proprio illustre assistito. L’evidenza delle carte che ridimensiona l’entusiasmo scatenatosi in mattinata. Il popolo del web a Napoli si era esaltato immaginando sfilate del Pibe al San Paolo si è bloccato alle 12.30 quando il sito del Mattino (primo in Italia) ha pubblicato la copia della sentenza dei giudici tributari in cui spiccano poche ma chiarissime parole: «La Commissione centrale rigetta la richiesta di intervento adesivo dipendente, avanzata dal calciatore Maradona». Secondo Pisani non significa che venga rigettata la sentenza del 1994, quella che segna il condono tombale per il Napoli allora fallito. Anzi proprio aver dichiarato estinti «i giudizi relativi alla fallita società sportiva calcio Napoli» e riferiti a Careca e Alemao, potrebbe secondo Pisani dare forza alla posizione di Maradona che chiede di essere allineato agli ex compagni. È così? Ancora ping pong ed ennesima replica della Commissione: «Il condono – si legge a pagina 5 della sentenza – definisce soltanto le obbligazioni tributarie del contribuente che ne faccia richiesta. Rispetto a tale situazione il Maradona (sic) non ha titolo per invocare alcuna estensione del giudizio. Nemmeno il socio della società di persone può beneficiare del condono della società».
Una vicenda contorta, complicata e troppo piena di distinguo. L’unica cosa che pare certa è che non è stata nemmeno lontanamente scritta la parola fine alla battaglia tra Diego e il Fisco italiano. Il legale – che della sua lotta contro il fisco ha fatto un impegno politico tanto da essere capolista al Senato in Campania nel partito «Liberi per una Italia equa», apparentata con il Pdl – aveva sostenuto che la sentenza della Commissione tributaria centrale aveva dato ragione a Maradona: «Abbiamo vinto una battaglia di civiltà e giustizia col Fisco italiano. Ora può tornare in Italia da uomo libero: Napoli pronta per la festa del secolo». Prima l’Agenzia delle Entrate – con controreplica dell’avvocato che annuncia di portare il tutto alla procura della Repubblica – e poi in modo definitivo il testo della sentenza hanno però posto la vicenda sotto una luce completamente diversa. «La Commissione tributaria centrale non ha annullato, nè dichiarato estinto, nè modificato il debito che il signor Diego Armando Maradona ha con l’erario italiano» ha scritto l’Agenzia delle Entrate in un comunicato stampa che non lascia molti dubbi. Il braccio operativo del Fisco, anzi, ricorda le «innumerevoli sentenze» che hanno confermato il debito di Maradona: a partire dalla sentenza della Commissione tributaria provinciale del 2001, confermata in appello nel 2002 e dalla Corte di Cassazione nel 2005, per arrivare alla ulteriore sentenza della commissione provinciale del 2012 e di una recente sentenza del gennaio 2013 che ha dichiarato inammissibile un’ultima iniziativa del signor Maradona, condannandolo al pagamento delle spese di giudizio.
Infine la questione della notifica: per i giudici Maradona non ha fatto alcun ricorso nel passato: «è rimasto estraneo al giudizio perché non ha impugnato l’avviso di accertamento notificatogli, cosicché l’obbligazione tributaria nei suoi confronti si è consolidata. Maradona non ha titolo per invocare alcuna estensione del giudizio». Finito? Macché. Manco a dirlo per Pisani e Diego quelle notifiche sono tutte nulle. E la giostra riparte.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

 

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