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Maradona-Fisco, ora il duello è sui ricorsi

Dalla mancata opposizione anni fa, alla mediazione rifiutata Il verdetto in Commissione

Un altro capitolo decisivo sarà quello della commissione tributaria provinciale a Napoli. Ed è un capitolo tutto da scrivere nella vertenza tra Diego Armando Maradona ed il Fisco italiano. Un braccio di ferro giunto ormai alla colossale cifra di 40 milioni. La Commissione stessa ha definito la questione «complessa» e si è riservata di decidere sulla sentenza lasciando capire che servono tempi lunghi.
L’avvocato Angelo Pisani, legale del Pibe che infiammò i cuori dei tifosi partenopei, lo ha detto chiaramente in più platee televisive «Diego non è evasore», non deve pagare. E sventola un’ordinanza del ’92, Gip Di Addea, che archivia la presunta evasione fiscale a carico del campione e una sentenza del ’94 commissione tributaria regionale che coinvolge Calcio Napoli, Careca e Alemao e – secondo la difesa – «anche Maradona come coobbligato». Ciò porta i difensori di Maradona a concludere: «Non esiste violazione, né reato né colpevole». Dall’altra parte, leggi Agenzia delle Entrate ed Equitalia, si ripetono i no comment legati proprio al fatto che c’è l’attesa del verdetto in commissione tributaria.
Le cifre. All’origine della vicenda l’accertamento del debito ammontava a 13 miliardi di lire, divenuti poi 40 milioni di euro con le more. Giorni fa la difesa di Maradona ha proposto una mediazione: 3,5 milioni per creare uno sportello di ascolto delle «vittime e i familiari delle vittime del fisco» pagati dagli sponsor. Ma Equitalia e Agenzie delle Entrate hanno detto no. Cosa che ha fatto annunciare alla difesa dell’agentino una richiesta di risarcimento da 50 milioni. L’offerta avanzata dal campione può forse essere funzionale a un suo rientro in Italia anche in veste sportiva. Maradona è stato poi anche accostato come testimonial ai «movimenti anti Equitalia». Ma allora perché da Dubai dove allena Diego si fa avanti? Negli ultimi mesi ha mandato in giro diversi filmati con accorate spiegazioni sulla sua innocenza. E ha spiegato di aver offerto la mediazione «non perché devo qualcosa ma per rispetto alla solidarietà degli italiani e alle offerte degli sponsor che hanno messo la faccia credendo nella mia innocenza». Ed ancora in un altro video lo ha ribadito scandendo: «Non sono mai stato un evasore, ho sempre pagato le tasse che conoscevo». Altro punto delicato della vicenda. Che poi ha avuto svariati capitoli venuti invece a conoscenza. Mentre la battaglia è riesplosa adesso dopo 25 anni.
La storia. La storia dice che Alemao e Careca e il Napoli fecero ricorso sulla vicenda del contenzioso dei compensi per lo sfruttamento dei diritti d’immagine pagati a società estere. Come è noto, Maradona non lo fece: la cartella esattoriale non l’aveva mai ricevuta perché aveva lasciato l’Italia, «notifica mai avvenuta», rileva la difesa che sottolinea «che gli accertamenti sono già annullati con sentenze dal 1994, sia in sede penale sia in sede tributaria». Maradona – all’epoca dei fatti – aveva già lasciato l’Italia. Nel 2005 la pronuncia della Cassazione sull’inammissibilità di impugnare avviso di mora sul quale invece Diego ha presentato ricorso.
Le posizioni. Per Equitalia Maradona deve pagare. Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate ha ribadito in un’intervista: «C’è una sentenza, lui non può pretendere sconti». Ed è qui, invece, che ritorna pesantemente in gioco la difesa del fuoriclasse argentino. Ma per i legali di Maradona gli effetti della sentenza della commissione possono essere estesi anche al loro assistito e hanno chiesto la sospensione del processo. Ma né Equitalia né l’Agenzia delle Entrate sono state d’accordo. Nel frattempo, infatti, c’era stato il ricorso contro gli avvisi di mora. E l’intervento della Cassazione. Partita lunga. E molto molto complessa. Ora è la Commissione tributaria che è chiamata a decidere.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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