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Maradona. Una città, lo scudetto e il cuore

La città partenopea ha sempre amato il Pibe e lo vorrebbe vezzeggiare da vicino

Un campione? Un fenomeno? La provvidenza in campo? Di più. Per i napoletani – e non solo per quelli del pallone – Maradona fu molto di più. Alla faccia di quelli con la puzza al naso, di quell’intellighenzia che non s’è mai arresa a un’evidenza; quella che a volte mette i “piedi”, il cuore, i sentimenti davanti alla ragione. Perché Maradona, arrivato a Napoli quando in città erano ancora aperte e sanguinanti le ferite del terremoto dell’Ottanta – ferite pure culturali, pure di rapporti tra classi – mise d’accordo tutti.

COME UN FIGLIO – Divenne in un niente figlio di Napoli e anche Comandante d’un esercito di gente a caccia di un segno di ripresa, di un successo. Ebbene, lui, seppure “soltanto” su un campo di calcio, quel successo, quella voglia di ricominciare a vincere qualcosa la seppe regalare. “Dio creò il pallone e poi gli diede un corpo. E il corpo fu quello di Diego Maradona”, scrissero un giorno in sudamerica. Già, ma non furono solo le magie sul prato dell’uomo-pallone ad affascinare Napoli e i napoletani. Furono anche quel suo sorriso accattivante, quella sua risata coinvolgente, quel suo piglio sfrontato coi potenti. Al punto che come a un figlio che a casa porta pure i guai – e che guai! – la città gli perdonò anche sregolatezza e vizi. E non per egoismo. Non perché in cambio riceveva coppe e scudetti che non aveva avuto mai. No, Napoli gli perdonava tutto perché Diego gli apparteneva. Perché era “suo”. Fece bene? Fece male? E chi può dirlo. Chi può essere tanto presuntuoso? 
AMORE A DOPPIO SENSO – E poi, quello non era un amore di sola andata. Nient’affatto. Era un amore ricambiato e solo chi con Diego Maradona non ha mai parlato di Napoli a quattr’occhi cogliendone la sincerità dei sentimenti può mettere in discussione la sua passione per Napoli e i napoletani: la sua seconda città e il suo secondo popolo. E se oggi c’è un cruccio in lui, è proprio quello di non poter essere libero di tornare a girare liberamente in quello che per sette anni fu il suo regno. 
IL MITO – Quel che è ancora più incredibile e che più di vent’anni dopo quel vincolo d’amore, di passione non ha fatto un passo indietro. Anzi, ha guadagnato anche l’ammirazione, la partecipazione di nuove generazioni che il Mito l’hanno conosciuto solo nei filmati e nei racconti. O in qualche piazza o angolo di strada dove per chissà quale legge sulla resistenza dei materiali e dei colori resistono dediche, immagini, sincere oppure enfatiche rappresentazioni del più grande calciatore d’ogni tempo. Segno, forse, che la città l’aspetta ancora. Poi va’ a capire se è il mito che alimenta quest’attesa oppure è giusto il contrario. Ma poco importa. Non pretende né domande né risposte il rapporto tra Maradona e Napoli. Un vincolo profondo, viscerale, che il tempo non ha mai scalfito e che nessun nuovo campione, nessun idolo moderno per quanto amato ed acclamato, potrà mettere nell’ombra. 
GIOIA E DELUSIONE – Già, ma tornerà un giorno Maradona? “Il giorno in cui lo farò, lo farò per essere utile al Napoli”, ripete spesso. E ieri mattina aveva esultato all’idea di poter tornare, di non essere più nella lista del “ricercati” del fisco italiano. Poi la delusione. La tristezza per l’ennesima bugia. L’ultimo scherzo di un destino che stavolta, però ha nome, cognome ed indirizzo. 
Fonte: Corriere dello Sport
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