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Maurizio Sarri è… LIBERATO

Così come LIBERATO, Maurizio Sarri rappresenta un sentimento. E' la Napoli 2.0 quella che si affaccia al nuovo mondo

La stagione 2017/18 è andata ormai in archivio, dopo la conquista della Coppa Italia ai danni del Milan, manca un punto alla Juventus per dichiararsi matematicamente campione d’Italia per la settima volta consecutiva. I bianconeri continuano a macinare record su record e non sembrano aver voglia di fermarsi. Nonostante questo. Nonostante le polemiche e il veleno che nemmeno con l’ausilio del V.A.R. si è riusciti a sopire. Nonostante tutto, c’è una squadra che agli occhi dei suoi tifosi, o almeno della maggior parte di essi, è uscita comunque vincitrice. Il Napoli di Maurizio Sarri. E’ un’epoca un po’ particolare questa, dove sembra che i tecnici siano diventati quasi più importanti dei calciatori. C’erano una volta la Juventus di Platinì, il Napoli di Maradona, il Milan degli olandesi. Oggi invece si parla di Manchester City di Guardiola, Inter di Mourinho, Atletico Madrid di Simeone, Juventus di Allegri, Napoli, appunto, di Maurizio Sarri. In entrambi i casi forse siamo di fronte al frutto di un’esasperazione giornalistica ma comunque un cambiamento di tendenza c’è. Forse solo Real Madrid e Barcellona resistono a questo fenomeno, con le squadre che oggi sembrano “appartenere” a Cristiano Ronaldo e Messi, due che a fine carriera si saranno conquistati il diritto di sedersi al tavolo di leggende come Maradona, Pelè e Cruyff.

A Napoli però Maurizio Sarri è stato più che un allenatore. Sarri è diventato un sentimento. Nell’ultimo periodo, nonostante le difficoltà, Napoli sta vivendo un illuminismo 2.0 da un punto di vista artistico e culturale. La squadra di calcio si è rilanciata e vive forse il suo miglior momento sportivo, fatta eccezione dell’epoca d’oro di Diego Armando Maradona. Il cinema trova importanti riconoscimenti, il film d’animazione “Gatta Cenerentola”, di produzione napoletana, ha ricevuto ben 7 nomination agli ultimi David Di Donatello ed ha “rischiato” seriamente di ritrovarsi candidata anche agli Oscar. Il gruppo dei giovani ragazzi napoletani “The Jackal” ha conquistato una fetta importante del web inondandolo con ironia e reinterpretazione della cultura pop e facendo registrare anche il suo esordio al box office con la produzione “Addio Fottuti Musi Verdi”. Il regista Ferzan Ozpetek ha scelto il capoluogo campano per girare il suo ultimo capolavoro, “Napoli Velata”. Il regista napoletano, Paolo Sorrentino, continua a raccogliere consensi nel mondo. Nella musica invece Napoli è ancora protagonista sorprendendo tutti con un progetto che si è preso il suo posto nella scena italiana, destinato lentamente a superare i confini (E’ prevista un’esibizione live al Sonar di Barcellona). Stiamo parlando di LIBERATO, il cantante avvolto dal mistero, di cui non si conosce l’identità, che ha letteralmente paralizzato una città lo scorso 9 Maggio. Tanti sono i parallelismi tra il Napoli di Maurizio Sarri e LIBERATO. Entrambi rappresentano un sentimento. Entrambi sono stati la personificazione di un’idea che supera anche la realtà. Non è il momento di giudicare da un punto di vista tecnico il loro operato. Non siamo qui per dire se e come tatticamente il Napoli avesse potuto trarre maggior profitto da questa stagione. Non è la sede giusta per verificare se le produzioni di LIBERATO siano effettivamente rilevanti nel panorama della musica. Siamo qui per analizzare due fenomeni che hanno generato entusiasmo sopra ogni misura. Due fenomeni che hanno portato la gente in strada inondandola di entusiasmo e speranza.

Siamo stati al 9 Maggio di LIBERATO, alla Rotonda Diaz. Ci siamo stati per toccare con mano cosa potesse significare LIBERATO per questa gente. Al di là di problemi logistici che hanno reso difficile l’organizzazione di un evento progettato per ospitare poco più di tremila persone ma che ha visto un esodo di oltre diecimila fan, LIBERATO è riuscito, nel senso positivo del termine, a paralizzare una città. Lo ha fatto con un concerto “a busta chiusa”, in cui non si sapeva a cosa si andasse incontro. Non vi ricorda qualcosa? Tanto entusiasmo improvviso, un’esplosione di gioia che si riversa in strada ma con una storia ancora tutta da scrivere. E’ per certi versi quello che è accaduto dopo il successo del Napoli allo Juventus Stadium con il goal di Koulibaly al 90′. Una città bloccata da un sogno e pervasa da un entusiasmo. No, il Napoli non era campione d’Italia e non lo sarebbe diventato. Questa gente però aveva bisogno di riscatto e Maurizio Sarri e LIBERATO sono riusciti a darglielo in parte.

In tanti si interrogano sulla vera identità di LIBERATO. Da Livio Cori al poeta Emanuele Cerullo, le teorie si sprecano. Ma alla fine a chi interessa realmente sapere chi si cela dietro quel cappuccio nero? La gente vive di facili entusiasmi e forse vuole solo essere felice. Sente la necessità di immedesimarsi in qualcosa. Di condividere un sentimento. LIBERATO non è un cantante, è un sentimento. Il sentimento di chi vuole far sentire la voce di Napoli nel mondo, una Napoli moderna che non rinuncia alla sua identità, alla sua lingua, e che sa soprattutto prendere le cose con ironia e leggerezza. LIBERATO racconta la nostra storia, la storia di tutti, e pazienza che probabilmente dietro ci sia una delle più grosse operazioni commerciali (l’uso continuo di prodotti Converse, marchio di appartenenza al monopolio NIKE, lascia poco spazio all’interpretazione). Il Napoli di Maurizio Sarri ha fatto lo stesso. Con un calcio d’avanguardia rispetto allo stile di gioco tipico della Serie A ha provato a stravolgere le gerarchie del campionato Italiano e fino a Inter-Juventus ci era anche riuscita. Maurizio Sarri è diventato anch’egli un sentimento, tradotto in un aggettivo, il Sarrismo. E’ stato moderno ma legato alle sue origini, alla sua persona, al suo modo di essere, senza scendere troppo a compromessi. Maurizio Sarri e LIBERATO piacciono ai napoletani perché ci si immedesimano. Perché sono la personificazione, in musica e sport, di un popolo, comprese di tutte le contraddizioni.

Ora però siamo ad un bivio. Così come LIBERATO ha lasciato un vuoto d’aspettativa lo scorso 9 maggio, non aggiungendo tasselli ad un puzzle sempre più intricato, rischiando tanto di perdere consensi anche perché non ha dato nulla di nuovo rispetto a quello che già conosciamo e probabilmente quelle diecimila persone meritavano qualcosa di diverso, soprattutto quelle che erano in fila dalle 16:00. Ora anche Sarri, probabilmente non solo per colpa sua, rischia di dare una delusione alla sua gente. Sono giorni complicati. Il rapporto tra il tecnico e De Laurentiis sembra essersi incrinato. Ora sembrano loro i protagonisti dei testi di LIBERATO, interpretati magistralmente da Adam Jendoubi e Demetria Avincola. La borghesia sedotta dall’uomo del popolo che però oggi ammicca di nuovo a spiagge nobili del calcio europeo, come Unai Emery, Paulo Fonseca o quell’ex che non ti aspetti, Rafa Benitez. Con De Laurentiis magari sorpreso o deluso, come nel testo di 9 Maggio, “T’hanno visto ca’ turnavi ‘nziem’ a ‘n’at'”, e quell’altro è il Chelsea che pensa e sorride a Maurizio Sarri, divisi oggi dalla penale in caso di rescissione del contratto di Antonio Conte e dagli 8 milioni di clausola del tecnico di Figline Valdarno. I tifosi intanto urlano “Pecché me staje appennenn’?” Perché hanno paura che tutto possa finire, dopo che “M’ê ‘ppicciato ‘o core, E po’ te ne vaje, ‘N’ata vota ancora”, dopo notti come quelle di Lisbona, Madrid e Torino, intense e magiche, al di là del risultato. Ma magari è lo stesso Sarri deluso, che pensa a “Pecché m’hê miso ‘int’ô stritto?”, allo stretto di una rosa che ha dovuto fare una scelta dolorosa per provare a rincorrere un sogno, ma poi sorpreso, anche dalle ultime conferenze stampa di De Laurentiis dove il patron lancia messaggi d’amore e odio, magari avrà pensato “Staje cu’ isso, ma poi chiamme a me”. Ma magari il presidente è sincero, rimasto deluso da qualche scelta che a lui non è piaciuta ed oggi prova a rimediare, magari a chiamare Sarri per convincerlo a restare con un progetto convincente, “Pronto, comme staje? No, non riattaccà”.

Ancora non avete capito perché LIBERATO funziona così tanto? Perché i suoi testi sono metafora delle cose che ci accadono attorno e perché ha stretto un legame forte con una squadra di calcio (Il profilo ufficiale della S.S.C. Napoli è tra l’altro l’unico seguito dal profilo Instagram del cantante misterioso, inoltre il live del 9 maggio è stato aperto da un remix di Life is Life degli Opus, la canzone su cui gli azzurri entrano al San Paolo per il riscaldamento) che è uno stato d’animo. Magari chissà, è lo stesso De Laurentiis uno dei fautori di questo progetto. Alla fine comunque la gente ha già scelto. La gente ha scelto LIBERATO. La gente ha scelto Maurizio Sarri. E LIBERATO non è altri che Maurizio Sarri. Perché hanno raccontato e scaldato l’anima della gente. E Napoli sceglierà sempre Maurizio Sarri perché ha accettato di essere raccontata da lui. Non sappiamo come andrà a finire. De Laurentiis ha spesso preso decisioni sorprendenti, anche poco banali. Non sappiamo se quelle che restano saranno le ultime due partite con Sarri sulla panchina del Napoli. Non sappiamo se siamo all’alba di un qualcosa di nuovo. La sensazione è quella. La sensazione è che la Napoli 2.0 sia pronta ad emergere in maniera definitiva, ha bisogno solo di una piccola spinta e delle scelte giuste. Alla fine questa città ve lo ha dimostrato. Le basta davvero poco. “‘Na notte sola basta pe’ se ‘nnammurà, ‘Na vota sola ancora voglio vulà”.

 

Andrea Cardone.

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