Il dato è curioso. La panchina napoletana di Walter Mazzarri è la più “vecchia” della serie A: due anni; quella laziale di Edy Reja, venti mesi, la seconda per ordine di grandezza anagrafica. Se si pensa ad Alex Ferguson che il prossimo mese festeggerà le nozze d’argento, 25 anni, con il Manchester United o all’alsaziano Arsene Wenger che, nonostante le critiche degli ultimi tempi, guida l’Arsenal da quindici anni, vien quasi da sorridere. In Italia si ” invecchia” repentinamente in panchina: bastano tre stagioni ( la terza ancora in corso) per essere considerati i veterani. D’altro canto, il turn over è accentuato, massiccio: ben undici squadre di serie A presentano un tecnico nuovo rispetto allo scorso campionato e chi, come il Cagliari, aveva deciso di procedere alla conferma di quello in carica a fine maggio, ha cambiato strada in corsa, anzi prima che la corsa cominciasse. E così Walter Mazzarri ed Edy Reja al terzo campionato possono sentirsi quasi dei Matusalemme, pronti, quanto meno, per la pensione di anzianità (non per quella di vecchiaia). E’ il ” modello italiano” fatto di presidenti con una lunghissima attività di servizio alle spalle e di allenatori con un percorso professionale più tortuoso della Costiera Amalfitana.
DIVERSI –La “fedeltà” non è roba per noi. Giovanni Trapattoni con i suoi tredici anni juventini (dieci più tre, per la precisione) è una eccezione, Carlo Ancelotti con i suoi otto anni milanisti è una mosca bianca. Il calcio italiano ” brucia” in fretta, ha una vocazione cannibalesca: divora e deglutisce saziando così la sua fame di novità. E’ un campionatoelettrico, il nostro, e quando non si vede la luce dei risultati, ecco che arriva la “scossa”. Un costume che non è spiegabile solo con la presenza dei famosi “presidenti mangia-allenatori” che da Rozzi a Zamparini hanno riempito le nostre cronache e allietato le nostre primavere. Probabilmente siamo in presenza di una diversità genetica, da noi non attecchisce il verbo di Ferguson:«Non ci sono dubbi su chi sia il manager del Manchester United. Io sono il tecnico. Oggi, domani e dopodomani ».Da noi già l’oggi è controverso e nel domani subentra la noia. Gli stessi allenatori che pure invocano« continuità tcnica », alla resa dei conti, rimuginando sul detto popolare«oggi a me, domani a te », non si dispiacciono poi troppo per la situazione: ricambi accelerati garantiscono ingaggi altrettanto accelerati a chi, al primo giro, è rimasto senza strapuntino.
PROGRAMMAZIONI –Le conferme dei rispettivi tecnici sono, probabilmente, alla base dei successi di Napoli e Lazio. Mazzarri ha costruito, pezzo dopo pezzo, la squadra a partire da quel 6 ottobre del 2010 quando la raccolse in eredità da Donadoni. Reja ha fatto la stessa cosa dal momento in cui la prese nei fondi melmosi e pericolosi della classifica il 10 febbraio dello scorso anno. Il prossimo fine settimana vedrà l’ennesimo esordio: Pioli al Bologna, lo stesso Pioli che non è riuscito a esordire con il Palermo. Certo alla guida del Novara c’è Tesser che è lì dall’11 giugno del 2009 ma all’epoca la squadra era ancora in C1 ( l’ha portata in A con un doppio balzo). La realtà è che ha pienamente ragione Delio Rossi: nel torneo degli “stressati” gli allenatori superano di molte lunghezze i calciatori.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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