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Mazzarri, l’Europa vale uno sforzo in più

La vecchia Coppa Uefa viene vista dalle italiane come un peso per la stagione agonistica

Il viaggio è stato mesto, l’arrivo ancora più amaro con il procuratore federale Stefano Palazzi che ha fatto recapitare i deferimenti previsti ma non per questo meno sgraditi. Walter Mazzarri assicura di essere poco scaramantico: se lo è effettivamente, questo è il momento di diventarlo almeno un po’ perché sul più bello, quando un venticello gradevole sembrava soffiare nelle vele della squadra, il tempo è peggiorato, il venticello ha cominciato ad acquistare vigore e ora bisogna evitare di farsi cogliere, nel momento più delicato della traversata, dalla burrasca. Brutta storia, a Dnipropetrovsk. E meno male che non c’è molto tempo per pensarci: domani sera si torna in campo. Contro il Chievo ritroveremo il Napoli di sempre, quello dei “titolarissimi”, uno strano superlativo per evitare di usare per gli altri il termine “riserve”. Ma la sostanza non cambia: come si dice, se non è zuppa, è pan bagnato.
Un paio di giorni per riflettere e anche per capire dove può andare questa squadra, dove vuole andare, soprattutto come intende andarci. Che il campionato sia l’obiettivo priopritario è un dato incontestabile. Ma si può arrivare sino al punto di considerare l’Europa League alla stregua di un torneo parrocchiale, un contrattempo fastidioso come un dente cariato o una cartella esattoriale imprevista? Se vale quest’ultima considerazione, allora si può ritenere valida la strada del turn over “estremo”, totale, senza se e senza ma. Mettendo nel conto anche di perdere sfide con squadre non proprio stratosferiche per 0-3 e 1-3, prestando il fianco alle critiche e, soprattutto, alla delusione dei tifosi che sanno bene che il campionato è l’obiettivo primario ma vorrebbero anche che la propria squadra fosse messa al riparo da evitabilissime umiliazioni. Perché obiettivamente non ha senso cercare di chiudere la stalla una volta che i buoi hanno trovato asilo in un’altra fattoria, mandare dentro tre “titolarissimi” e uscire, comunque, “cornuti e mazziati”.
Il calcio italiano, purtroppo, vive da molti anni l’Europa League (e prima la Coppa Uefa) con la puzza sotto al naso. Vogliamo la Champions: peccato, però, che snobbando la “seconda coppa” abbiamo perso terreno nel ranking e ceduto un posto nel torneo principale ai tedeschi. E poi c’è un problema di orgoglio: una squadra come il Napoli, che ha attraversato momenti difficili, non può andare a Dnipro ed essere trattata come una provinciale male in arnese. C’è una via di mezzo e in quella via di mezzo c’è per forza di cose la virtù.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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