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Menez premia Inzaghi, il Milan annichilisce il Napoli

La difesa azzurra ancora sotto accusa, ma anche l'attacco stenta

Il Napoli cade a Milano, confermando un periodo di stallo in campionato e concedendo al Milan l’aggancio in classifica. Il dato più evidente nella sconfitta azzurra è stata l’incapacità di arginare Menez, mentre i problemi più scottanti sono la fragilità difensiva e la scarsa assistenza per Higuaìn. Opachi Mertens e Callejòn, lenti e in inferiorità numerica i centrali di centrocampo, ma fra gli uomini di Benitez, stasera, l’unico a salvarsi è Mesto. Esclusi i primi dieci minuti della ripresa, si sono viste poca convinzione, poca precisione, poche idee.

LA PARTENZA È ROSSONERA – La partita comincia prima del fischio d’inizio, con la scelta dei moduli, ed è come una strategia scacchistica: nel consueto 4-2-3-1, Benitez preferisce Mesto a Henrique sulla destra ma soprattutto De Guzman a Hamsik, sperando di dare sostanza al centrocampo senza perdere la possibilità degli inserimenti; Inzaghi propone una sorta di 4-3-3 o 4-3-2-1, con Honda e Bonaventura liberi di spaziare alle spalle di Menez, per non dare riferimenti alla difesa azzurra, con lo stesso attaccante rossonero che parte da dietro. La mossa del fu “Superpippo” paga subito: al 6’ intuizione di Bonaventura in verticale per Menez, che sfreccia fra le linee della retroguardia napoletana, e con una splendida finta e un’accelerazione fulminea salta Koulibaly e insacca in diagonale. Più meriti del francese del Milan che demeriti del francese del Napoli nell’1-0 dei padroni di casa: davvero poderoso lo scatto di Menez, e raffinato il movimento partito da lontano, il difensore azzurro  poteva fare poco altro che un fallaccio. Il vantaggio, va detto, è anche l’esito di una partenza decisamente a favore dei rossoneri, maggiormente ispirati, dinamici e intraprendenti, rispetto ad un Napoli impreciso e un po’ confuso.

LIEVE RISVEGLIO DEL NAPOLI – Dopo qualche crescente sofferenza di Koulibaly nella marcatura di un inarrestabile Menez, il Milan cala d’intensità e di concentrazione, perdendo qualche posizione sulla trequarti e mostrando una certa permeabilità in difesa dalla parte di Armero, mentre Mexes e Rami tappano i buchi con buone scelte di tempo. Dall’altro lato Jorginho è impalpabile di fronte a un Poli molto in palla, ma nonostante un centrocampo centrale in affanno al cospetto dei tre mediani milanisti, intorno al 20’ il Napoli recupera l’orientamento e il possesso, esce dalla propria metà campo tenendo alti gli esterni difensivi (buon lavoro di Mesto), e tenta qualche manovra più organizzata, pur producendo poche trame degne di lode. I tiri in porta arrivano, ma Diego Lopez non deve fare gli straordinari e quando trema è solo per un quasi-autogol. Il segnale più preoccupante è la mancanza di sostegno offensivo per Higuaìn, quasi mai pervenuto nei primi quarantacinque minuti.

DIFESA SVAGATA, RIMONTA SMORZATA – Il ritorno in campo vede un Milan attendista dietro la linea del pallone, e un Napoli diverso per determinazione, più efficace per velocità e qualità del fraseggio. Ma la speranza dura poco, e dopo qualche minuto promettente per gli ospiti, invece del pareggio arriva di testa il 2-0 rossonero: cross di Armero e stacco indisturbato di Bonaventura, dimenticato da Koulibaly, stavolta gravemente colpevole di una marcatura sbagliata. Apprezzabile ancora il lavoro di Menez, capace di distrarre con i propri movimenti i centrali difensivi azzurri, attirandoli fuori dall’area ad inizio azione. La seconda rete produce gravi ripercussioni, il Napoli si sfalda, la difesa sbanda ancora, travolta dagli slalom della punta rossonera. Koulibaly peggiora con il passare del tempo, e Albiol fa poco meglio di lui.

CAMBI IMPRODUTTIVI – Nel frattempo, fra un’azione e l’altra del Milan entra Hamsik per Jorginho, per aumentare il potenziale offensivo azzurro passando ad una sorta di 4-1-4-1, fino all’ingresso di Zapata per Mertens, che trasforma il modulo in un definitivo 4-1-3-2.  L’assetto aggressivo del Napoli però non produce cambiamenti, e gli sforzi di Higuaìn nemmeno. L’argentino si dimena in solitudine, nel finale prevalgono la prudenza del Milan e la stanchezza, e il risultato resta il 2-0 maturato nei minuti iniziali dei due tempi.

 

Lorenzo Licciardi

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