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Mertens in crescita, il belga prova ad illuminare il San Paolo

NAPOLI – Niente male. No, tutto sommato non è stata niente male la partita di Dries Mertens. In una notte grigia sotto tanti aspetti e decisamente nera per il risultato, lui, il belga venuto da Eindhoven, è stato davvero uno dei pochi a salvarsi. Non ha segnato, è vero, e di certo per uno che in Olanda ha sempre viaggiato alla media di almeno 15 gol a stagione è una situazione piuttosto atipica, ma probabilmente gli sembra strano anche non vivere la squadra da titolare. L’impressione è che per compiere il definitivo salto di qualità gli serva un po’ di continuità, però ieri, nei settantacinque minuti (o giù di lì) giocati senza mai risparmiarsi, l’ex Psv ha raccontato al San Paolo e a Rafa di essere vivo. E di avere
qualità.

A SPRAZZI – E allora, la seconda notte da titolare di Mertens (la prima con l’Atalanta). La sintesi? ci ha provato sin dall’inizio, Dries. Anche come un matto, in certi frangenti. Sin dal primo tempo: affondi sulla sinistra, il suo regno, tentativi di dribbling e piroette; e poi anche doppi passi e finte, per scalfire il muro del Sassuolo. La velocità è la sua arma migliore, l’incisività invece difetta. A sprazzi, insomma, un po’ come il Napoli di ieri. Di certo è il più fresco del reparto, avendo giocato finora meno degli altri colleghi, ma al di là di un grande, grandissimo impegno, il belga si trova quasi sistematicamente nell’ingorgo della sua fascia di competenza. Soprattutto dopo il pareggio di Zaza. Non si arrende, però, mai e dopo l’1-1 marchia il ventitreesimo minuto con il fuoco di una conclusione modello dinamite, che Pegolo è bravo a mettere in angolo. Stregata la porta emiliana: per lui, per la squadra.

LA CARICA – Il popolo applaude, incita e ci crede. E Mertens, evidentemente, è uno degli uomini maggiormente colpiti dal fuoco della carica: l’inizio del suo secondo tempo è davvero brillante. Sì, è lui il più in palla; è lui che prova a scuotere la banda e a dare al gioco, alle ripartenze soprattutto, un passo rapido quanto il suo. Un fulmine, Dries. Instancabile. Avanti e in dietro: si sovrappone ad Armero, scala, affonda e crossa; guadagna qualche angolo – dimostrando una certa facilità in dribbling – e poi suggerisce. O almeno prova a imbeccare i compagni sia tagliando, sia attendendo gli inserimenti a rimorchio. Risultati? Tanta stanchezza, tanta fatica e un bel po’ di applausi intorno alla mezzora, quando Benitez lo sostituisce con Insigne.

L’INSERIMENTO  – Andrà meglio la prossima, niente panico. Dovrà, per forza. Anche se davanti a lui, nelle gerarchie delineate finora, in questo avvio di stagione, dal suo lato è proprio Lorenzo a partire con la pettorina dorata. Mertens, professionista e sano portatore di serietà e rispetto, non ha mai fatto una grinza, mai, e anzi s’è inserito perfettamente sia con i compagni, sia con il popolo: passeggia per la città e anche sul Lungomare insieme con la compagna, magari in bicicletta come un turista qualsiasi, e appena può si rifugia a Marechiaro, proprio dove la Finestrella guarda il mare, per gustare pesce fresco in assoluta tranquillità. Con qualche presenza in più, la vita a Napoli sarebbe perfetta.

ANSIA BELGA – In patria, invece, la sua storia azzurra viene seguita con un po’ di ansia. Soprattutto in vista del Mondiale brasiliano del 2014: Dries, infatti, è uno degli uomini più in vista della propria Nazionale, da sempre, ma da quando non gioca più con continuità, anche il C.t. Marc Wilmots lo schiera con minore assiduità. Parola alla partita con il Galles, l’ultima delle qualificazioni, in programma il 15 ottobre.

Fonte: Corriere dello Sport

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