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Napoli camaleonte, ma senza l’urlo del gol

Senza Cavani comunque si è cercato di variare il gioco con poca fortuna

Non sono bastati tre Napoli diversi l’uno dall’altro per prendere almeno un punto a Bergamo. Mazzarri era partito, come al solito, con la difesa a tre, con Hamsik davanti ai quattro di centrocampo e dietro alla coppia Pandev-Insigne. Nel primo tempo, la squadra ha faticato a creare gioco, la coppia Inler-Behrami ha spostato la partita più sul dinamismo che sulla tecnica e tutto l’attacco del Napoli ne ha sofferto. Non bastava che Hamsik, assente pure lui (come contributo di qualità) nel primo tempo, si spostasse sulla fascia per allargare il fronte d’attacco. Ci voleva qualcos’altro. Ci volevano più idee, più gioco, più tecnica.

SECONDO MODULO – Mazzarri ha fatto il primo cambio al 9′ del secondo tempo, quando il Napoli aveva preso il comando delle operazioni e spinto tutta l’Atalanta (Denis escluso) davanti alla sua area di rigore. L’assedio era già iniziato e aveva già portato ai primi risultati (ci riferiamo a occasioni buone e meno buone), la solida difesa atalantina barcollava ma non crollava, sorretta da Tomas Manfredini, in una serata fantastica. Mazzarri ha tolto Behrami e messo Dzemaili perché in quel momento non c’era più bisogno di rincorrere nessuno, ma di dare un po’ più d’ordine al gioco. Il modulo però è rimasto lo stesso fino al 24′ quando è entrato Mesto al posto di Gamberini. E’ vero che, a turno, Campagnaro e Cannavaro si erano già staccati dalla linea difensiva, ma a quel punto, essendo rimasto solo Denis in avanti, il Napoli è passato alla difesa a 4, trasformando il suo modulo in un 4-3-3, con Maggio sempre a destra ma sulla linea difensiva, Campagnaro e Cannavaro centrali (sono rimasti a controllare Denis, staccato dal resto della squadra e in attesa del lancio lungo dalla difesa, con la palla da difendere per far salire la squadra e farla rifiatare) e Dossena a sinistra a completare il quartetto; a centrocampo Inler, Dzemaili e Hamsik, in attacco Mesto, Pandev e Insigne.

TERZO MODULO – E’ andata avanti così per 7 minuti, fin quando Mazzarri ha deciso per l’ultimo cambio, la mossa della disperazione: Edu Vargas al posto di Dossena. Il tecnico livornese ha sfruttato la duttilità tattica di Mesto e ha puntato al massimo col 4-2-1-3. Restavano da giocare 17 minuti (recupero compreso) e serviva il massimo della potenzialità offensiva. Adesso la linea dei quattro difensori era formata da Maggio, Campagnaro, Cannavaro e Mesto (passato da ala destra a terzino sinistro), poi i due centrali Inler e Dzemaili, più avanti Hamsik e in attacco il tridente Vargas-Pandev-Insigne. In quel modo Mazzarri ha dato fondo a tutte le risorse dell’organico, ma mancandogli la migliore risorsa (Cavani) non è riuscito a recuperare il risultato.

IL TRIDENTE – Con l’inedito trio offensivo, il Napoli ha continuato ad attaccare anche nei minuti di recupero, ma non è stato più lucido come nella prima mezz’ora della ripresa, quando Hamsik e Insigne hanno avuto la palla buona per arrivare al pareggio: lo slovacco ha trovato Consigli sulla sua strada, mentre il ragazzino, che non si aspettava una palla così invitante, nata dall’errore di Bellini, l’ha sbagliata con un tiraccio uscito fuori non di poco.

RIPARTIRE – Mazzarri ripartirà dal modulo che conosce meglio, la difesa a 3. Ma più dei moduli, più della tattica, più del sistema difensivo, deve recuperare Cavani. C’è troppo distacco fra lui e il resto della squadra. Ieri l’assenza dell’uruguaiano è stata pesante più di altre volte, visto che finora, quando era mancato, la squadra non aveva mai perso.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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