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“Napoli fogna d’Italia”? Dipende dalle televisioni

Curiosando nella rete, abbiamo trovato un articolo di Inter Blog, che attacca il disinteresse delle televisioni sullo striscione “Napoli fogna d’Italia” comparso in Milan-Napoli. L’articolo naturalmente avrebbe anche l’obiettivo, a distanza di anni, di ridurre il peso morale sui tifosi interisti autori degli striscioni che allora attirarono l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, ma è comunque interessante vedere come l’argomento sia trattato da una testata non napoletana.

Ecco l’articolo:

Dipende dalle televisioni, ovviamente.

Nella stagione 2007/2008 Inter-Napoli si giocò di sabato, Cruz (2) e Sosa firmarono il 2-1 col quale l’Inter allungò in classifica. Il post partita fu ricco di polemiche per striscioni razzisti (tra cui “Napoli fogna d’Italia”, per l’appunto) comparso in curva nord. Notiziari sportivi, tg nazionali, pagine di giornale, dichiarazioni di politici indignati, insomma, il classico polverone in stile-Zoro (nel box video l’intervista di Varriale a Mancini a 7 giorni di distanza dall’accaduto).

La polemiche continuarono nei giorni successivi e il giudice sportivo prese la decisione di chiudere tutta la curva. Con tutte le telecamere presenti allo stadio, gli abbonamenti e i biglietti nominativi  forse si sarebbe potuto risalire alle persone che avevano esposto le striscione e comminare una sanzione pecuniaria alla società, ma Tosel decise diversamente.  

Ci fu addirittura il caso curioso di un tifoso del Napoli che “s’era sentito talmente offeso e umiliato dagli insulti razzisti «stampati» sugli striscioni dagli interisti che scappò dallo stadio impaurito” e che ottenne dal giudice di pace il pagamento dei danni esistenziali (1.500 euro) da parte dell’Inter.

L’elemento sfizioso della vicenda riguarda l’avvocato che aveva assistito il tifoso in questione, un certo Raffaele di Monda, presidente dell’associazione L’Ego di Napoli, che divenne famosa per aver presentato qualche mese prima un ricorso al Tar per la revoca dello scudetto assegnato all’Inter nell’estate del 2006. Ricorso respinto con sentenza del 2008 (e a differenza di GiùlemanidallaJ**e non deve aver presentato appello davanti al Consiglio di Stato).

A distanza di 3 anni, l’episodio si ripete, sponda Milan. La curva sud mostra l’identico striscione e canta i soliti beceri cori razzisti, ma stavolta nessuna sanzione da parte di Tosel. Né il commissario di campo, né Palazzi hanno segnalato nulla.

Il procuratore federale, nella maggior parte dei casi, agisce spinto dal clamore mediatico che assume la vicenda. A differenza di 3 anni fa, nessun giornalista ha posto la stessa domanda  ad Allegri, non c’è stata nessuna indignazione popolare e nessuna associazione per ora ha intentato richieste per danni morali.  Niente di niente.

Ma non si poteva certo togliere spazio all’esaltazione della squadra del premier, riportando tra l’altro alla luce l’annoso problema della spazzatura. Accontentiamoci del Milan che ha vinto facendo il bene dell’Italia.

Noi intanto restiamo qui a chiederci perché in una competizione Uefa Gattuso prenda 5 giornate di squalifica, mentre in Serie A possa dire all’arbitro: “Ma che co stai facendo, co****ne, che co fai?!”, senza subire sanzione alcuna. Allo stesso arbitro che lo scorso anno espluse Sneijder per un applauso provocatorio (senza contare il mitico “Vai tu”, o “Fuck you” di Maicon a Bologna).

Non sarà che l’Italia sia la fogna d’Europa?

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C.T.

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