Nulla nasce per caso, men che meno un progetto come quello che sta dietro e dentro al Napoli: e tra le pieghe d’una rivoluzione, consumata in due anni da favola, c’è l’essenza d’una filosofia di calcio. Il modulo è un karma e in quel 3- 4- 2- 1 c’è l’emanazione moderna di Walter Mazzarri, la sua evoluzione, l’idea di sè, il teorema – non la teoria per spingersi oltre, per lasciarsi alle spalle la precarietà e tentare la nuova strada.
LE STAGIONI PARTENOPEE -Due anni di Napoli, studiando, scandagliando, aggiornando, soprattutto partendo dal basso per arrivare lassù, tra gli eletti, e prendersi la scena a muso duro, a petto in fuori. « Il calcio più bello è quello del Napoli » è stato detto da chi sperimenta da anni e fa – con le sue squadre – la differenza in campo. Il Napoli oggi è tutto questo. Giocando all’attacco e rifiutando il contropiede o quell’etichetta ritenuta demodè, quasi oltraggiosa. Il calcio moderno è uso talvolta vago – di formule, ma in quel 3- 4- 2- 1 c’è la magia di una rinascita a presa rapida, la conversione di un modello blando, spento, ereditato alle soglie della zona retrocessione e ribaltato completamente sin dall’approccio nella testa, nelle gambe, persino nel cuore.
IO SONO UN TATTICO – La solitudine dei numeri uno, cioé degli allenatori, è una condizione perenne di precarietà, una eterna sfida contro l’ignoto destino nascosto dietro una panca: e allora, sotto la camicia bianca, c’è un « tattico » – autodefinizione – che ama azzardare, però con cognizione, applicandosi sulle rotte del nemico e cercando il vento favorevole; e però anche scegliere i propri orizzonti, attraverso viaggi alternativi. Il calcio italiano riveduto e corretto non è (assolutamente) analisi riduttiva per sintetizzare i concetti e il Mazzarri capace di saltare a piè pari il fosso del pericolo ritrovato davanti il 18 ottobre del 2009, nel giorno del debutto, ha saputo modellare il meglio d’una scuola in chiave futurista.
SEGRETI E MANIE – La mania è nell’organizzazione – difensiva, offensiva, extracalcistica – ma anche in un rapporto leale, sempre, soprattutto con i comprimari: poi, palla nello spazio, creato con i movimenti in uscita dell’attaccante centrale, per lasciare inserire le mezze ali, le seconde punte o anche gli esterni.
CONTROPIEDE, NO GRAZIE – La miglior difesa va all’attacco e lo fa partendo dal basso, uscendo dunque con la palla da giocare sul centrocampista di riferimento, oppure lasciando che con la circolazione sia spostato l’avversario, per poi cambiare gioco, cercare la percussione sull’altro fronte, favorendo l’assalto abbinato, con gli interni che assecondano a rimorchio. All’inizio, ma per esigenze, fu 4-4-2; poi, 3- 5- 2; poi il codice Mazzarri: questione di tatto, questione di tattica.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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