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Napoli, Palacios: dettagli di una tragedia, ricordi di un combattente

Permetteteci di raccontare la storia di un uomo, per poi scivolare – in maniera più rapida e leggera – sulla più nota vita del calciatore. Di esulare per un attimo dalla semplice vicenda di calciomercato e di non parlare esclusivamente dell’interessamento del Napoli. Di inserire insomma, nella descrizione di Wilson Palacios dettagli che meglio ci aiutano a comprendere il carattere, l’educazione e la tenacia che da sempre hanno caratterizzato la vita – prima che la carriera – del centrocampista in forza al Tottenham.
Era il 9 maggio 2009 quando Wilson Palacios – secondo di cinque fratelli – aspetta per ore con sguardo fisso nel vuoto che si faccia un’ora consona per chiamare il suo allenatore. Sei ore d’attesa con il telefono in mano, per poi far squillare il cellulare di Harry Redknapp. Si scusa per l’orario – erano le sette di mattina – e gli chiede di poter tornare in Honduras, suo paese natale per stare vicino ai fratelli e alla mamma. Nella notte avevano ritrovato a 240 chilometri dalla capitale Tegucigalpa il cadavere che poi – come giustamente ipotizzato fin dall’inizio – verrà riconosciuto come quello dell’adorato fratello Edwin, il più piccolo dei cinque, rapito da una gang nell’ottobre 2007 quando aveva appena 16 anni. Il manager degli spurs ovviamente non si oppone e racconta quella telefonata con particolari che esprimono al meglio la tragedia che Palacios ha vissuto in quelle ore: “Il ragazzo aveva sentito la sua famiglia all’una di notte e gli avevano rivelato ciò che era accaduto. E’ stato seduto nella hall dell’albergo fino alle 7 di mattina per non svegliarmi. Poi mi ha chiamato, scusandosi per avermi svegliato, e mi ha chiesto il permesso di tornare in Honduras. Ovviamente gli ho detto di tornare a casa e prendersi tutto il tempo che serviva”.
Mesi di tensione, paura e speranza in casa Palcios. A nulla nei mesi precedenti erano servite le 125mila sterline date da Wilson ai rapinatori per far liberare il fratello. Il centrocampista del Tottenham, da pochi mesi a Londra dopo l’exploit al Wigan, pensa addirittura di lasciare il calcio. Poi l’affetto dei familiari, i loro racconti che gli riportano alle mente gli enormi sacrifici degli anni passati gli fanno cambiare idea. Soprattutto, però, la consapevolezza di onorare in quel modo anche la memoria del suo fratello scomparsi, negli anni passati il suo primo sostenitore: “Pensai davvero in quei giorni di lasciare il calcio – raccontò Palacios pochi mesi dopo al tabloid News of the World -. Mio fratello è sempre nei miei pensieri, quando gioco, quando mi alleno o quando non faccio nulla. E’ una fonte di ispirazione, mi spinge ad andare avanti. Anche lui era un calciatore, avrebbe certamente voluto che io continuassi a giocare. Lui, come la mia famiglia, mi ha aiutato a prendere questa decisione”.
Continuare quindi una carriera ormai in discesa, nata solo grazie a una tenacia e una determinazione che di comune sembra avere davvero poco. Già, perché prima di approdare in Inghilterrà, Palacios era già arrivato in due circostante in Europa: prima un provino al Partizan Belgrado, poi quello al Monaco. Entrambi, per motivi diversi, conclusi con una fumata nera. Poi, finalmente, i giorni alla corte di Wenger, che consiglia al Birmingham di ingaggiare l’honduregno in prestito per sei mesi.
Il resto, è storia più o meno nota. Palacios esplode al Wigan, viene acquistato dal Tottenham, che batte la concorrenza di tutte le big di Premier League e approda al Mondiale stabilendo un curioso record: insieme ai fratelli Jerry e Jhonny, viene convocato per partecipare a Sudafrica 2010. La prima volta che in Mondiale tre fratelli partecipano con la stessa Nazionale a questa competizione.
Ora il Napoli lo cerca, l’operazione è fattibile visto che per costo del cartellino – 12 milioni di euro – e ingaggio annuo, 1.5 milioni netti a stagione, rientra perfettamente nei parametri del club azzurro. Meglio non esagerare però. Fermiamoci qui, per non rovinare con discorsi su trattativa e soldi una storia dai contorni decisamente più umani.

La Redazione
C.T.

Fonte: Tuttomercatoweb

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