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Napoli, quattro i nomi per il dopo Cavani

Vendi uno, compri due: perché quando il gioco poi si farà seriamente duro, bisognerà smettere di giocare, e puntare davero su bomber con il fiuto del gol pronti a lanciarsi alla ricerca della gloria tra scudetto e Champions. Edinson Cavani è (virtualmente) il passato, un affare troppo grosso per lasciarlo impacchettare dal romanticismo: ma gli uomini dei sogni destinati a caricarsi le responsabilità di un’eredità ch’è un macigno hanno un fisico bestiale, una storia che già parla per loro e prospettive che inducono a crederci con convinzione. Adieu, matador: servirà un giorno o forse ne saranno necessari due, bisognerà limare i dettagli e poi addentrarsi nelle pieghe d’una contrattualistica assai particolare con il Paris Saint Germain; poi verrà il futuro e il Napoli si spingerà oltre le intenzioni, dando fiato alle proprie idee, avvicinando l’Internacional ch’è stato sollecitato e che prova a resistere dinnanzi a quel pressing laterale che preannuncia una trattativa in fase embrionale: «Non vogliamo cederlo». Ma i no dell’alba diventano ni e talvolta sì al tramonto: e allora, con gli occhi spalancati e la voglia matta di restare «competivi», De Laurentiis lascerà che Bigon esplori i Continenti, studi le opzioni, ragioni su parametri tecnici e quelli economici di Di Martinez del Porto, di Dzeko del Manchester City, nel caso fosse possibile anche di Osvaldo della Roma. Per un Cavani che se ne va e porta con sé centoquattro reti in tre stagioni, ci saranno due goleador a disposizione di Benitez: le gerarchie del mercato sono imperscrutabili e variano all’istante, ma c’è un poker di nove che viene tenuto nella manica. Il Napoli va all’attacco e ci vede «doppio». E adesso, dopo i sondaggi, servono i fatti.

Leandro Damiao – E’ giovane e pure forte: e va già molto bene così. Perché un anno (e passa) di gare vissute in diretta tv nelle notti italiane e quell’abbuffata di relazioni stese spingendosi sino in Brasile hanno confermato le iniziali indicazioni: quel Leandro Damiao ha talento da vendere, ha l’età giusta (24), ha i muscoli per poggiargli addosso la pesante responsabilità di sostituire Cavani, ha prospettive che entusiasmano, ha persino l’ammirazione di Careca. Ha, dunque, strade spalancate verso il san Paolo (inteso come Fuorigrotta); ed ha anche costi più accessibili.

L’affare si può fare ma prim’ancora bisognerà – come sempre – rimuovere qualche ostacolo: la forbice attuale è di sette milioni di euro (quella che separa i 18 proposti dal Napoli ai 25 pretesi dall’Internacional di Porto Alegre), però si ridimensiona facendo fare un passo avanti all’acquirente e uno indietro a chi cede. Ma l’identikit che maggiormente aderisce alle esigenze è quello di Leandro Damiao: mica per caso si va a controllarne la crescita con modalità così incessante?

Jackson Martinez – L’ultima idea è infiocchettata in un pacchetto (consistente) di euro: e in quella tentazione sorta raschiando il fondo del mercato, confrontando le potenzialità tecniche con le qualità anagrafiche, c’è pure il desiderio di restar se stessi, di insistere nel tener aperto il laboratorio di Castelvolturno però andando sul sicuro, puntando sulle certezze offerte da Jackson Martinez (26), uno che l’ha detto con i gol (26 in trenta gare) e che s’è ritagliato spazi internazionali rilevanti. Il terzo (eventualmente) colombiano ha una sua statura (mica solo fisica) e però anche un prezzo da brividi (rappresentato dalla clausola da 40 milioni di euro): però provarci ha un senso e aspettare pure, consapevoli che il Porto non fa sconti e che investire i 2/3 di ciò che sta per versare il Pgs vuol dire osare.

L’estate è lunga e non c’è fretta di chiudere: però, per capire, sono stati allertati i manager e s’è lanciata una sassata nello stagnanti giornate consumate a riflettere e magari a ricevere un ok per esagerare un altro po’: i trenta milioni presentati come oggetto della seduzione sembrano ancora pochini.

Pablo Osvaldo – Il bello del calcio è lui ma è anche nelle novità che sanno di «vecchio»: perché lasciar perdere Pablo Daniel Osvaldo (27) potrebbe essere un errore. La storia è nota, è anche datata, e non ha ulteriori aggiornamenti: ma due anni fa Riccardo Bigon era arrivato ad un passo dall’attaccante argentino; e pure nell’estate del 2012, quando bisogna cominciava a prepararsi (in prospettiva) ad un possibile addio di Cavani, il nome che dominava i pensieri del ds era quello del goleador che seduce con lo sguardo. Il mercato è ancora impaludato, Osvaldo ha avuto una serie di proposte, ha sempre il City che sta ragionando su varie opzioni, con la Roma andrà in ritiro e però sapendo di dover avere una valigia a portata di mano: resta dunque nell’ombra la sua sagoma, resa consistente dalla stima che gli è stata ampiamente riconosciuta nel recentissimo passato e comunque rinfrescata a suon di gol nella non semplicissima stagione con la Roma. Ha un prezzo ragionevole, un ingaggio considerevole ma non stratosferico: ma, soprattutto, ha l’appeal del centravanti che con i piedi sa fare tutto.

Edin Dzeko – La missione (im)possibile ha una sua ufficialità e in quel can-can ch’è il mercato Edin Dzeko (27) entra dalla porta principale, attraverso le dichiarazioni che Aurelio De Laurentiis offre in pubblico in tempi non sospetti: «Bigon è andato a negoziare per Dzeko, per vedere se ci sono possibilità di chiudere». Accadde un mese fa e trenta giorni dopo non è cambiato granché: nella lista della spesa c’è bosniaco grande e grosso, un fisico imponente, la certificazione della sua potenza e delle sue capacità racchiuse nel curriculum e poi quelle annotazioni arrivate direttamente dai difensori del Napoli, rimasti impressionati nella doppia sfida con il Manchester City dalla «prepotenza» d’un centravanti complicato da marcare. Le controindicazioni sono però varie: per cominciare, gli sceicchi (e Pellegrini) non hanno la necessità, né la volontà, di cedere il bomber; e poi, dovesse esserci questa possibilità, c’è una valutazione eccessiva del club inglesi (più di trenta milioni) che stride con quanto pensano a Castelvolturno di destinare eventualmente per quel colosso (quindici, poco in più). Semplice non è ma la strada è ampia e lunga.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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