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Napoli scarico e senza Higuain. Gli azzurri cedono di fronte all’Arsenal

Un’ amara lezione. Così il Napoli ricorderà questo viaggio a Londra: lo stadio era l’Emirates e non Stamford Bridge, ma la morale non è cambiata. I ragazzi di Benitez orfani di Higuain tornano a casa con una sconfitta che rispetto a quella di un anno e mezzo fa non pregiudica nulla, ma può favorire qualche utile riflessione. L’amichevole estiva e l’esordio col Borussia avevano probabilmente fatto lievitare troppo l’ottimismo. L’Arsenal, nella versione ufficiale e non più in quella ufficiosa, ha riportato tutti con i piedi per terra. Bisognerà lottare per andare avanti e, semmai, cambiare un po’ atteggiamento perché ieri sera tra le altre cose è mancata anche la cattiveria. Nella sua precedente esperienza in Champions, Hamsik e compagni avevano vissuto un primo tempo inquietante, contro il Bayern a Monaco, ma nella ripresa erano riusciti a produrre una reazione carica di carattere. Ieri sera, invece, ferito a morte nei primi quindici minuti, nella ripresa il Napoli ha continuato a produrre calcio in maniera allo stesso tempo scolastica e frammentaria. Insomma, gli unici che non hanno alzato bandiera bianca all’Emirates sono stati i tremila tifosi che hanno continuato a cantare e a incitare la squadra fino all’ultimo minuto.
CHOC – Un incubo lungo un quarto d’ora. Il Napoli ha bevuto in quei pochi minuti tutto l’amaro che può contenere una Coppa europea. Due gol, molti errori e un pallone che rotolava in continuazione tra i piedi degli avversari come quelle biglie impazzite che nei flipper saltano da un posto a un altro rendendo impotente il giocatore. L’Arsenal è una grande squadra in un grande momento di forma, una macchina da football che ha sottolineato i limiti, soprattutto difensivi, di un Napoli che a livello europeo deve crescere. Diversa la qualità tecnica, diversa l’intensità di gioco, diversa la velocità. Bisognava andarli a prendere nella metà campo loro, impedire ai difensori di avviare comodamente un palleggio che all’improvviso si trasforma da orizzontale in verticale. Invece, i ragazzi di Benitez si sono messi sulla linea di centrocampo, ceduto gratuitamente l’iniziativa a Ozil e compagni. Di fatto si sono consegnati agli avversari. E consegnandosi hanno commesso errori su errori. Dal primo (compartecipazione Britos-Zuniga) è arrivata la rete di Ozil (Ramsey si è buttato sulla corsia di destra completamente libera mettendo al centro dove il tedesco poco dentro l’area ha avuto solo l’incombenza di trovare l’angolo migliore); dal secondo (una compartecipazione Zuniga-Britos-Hamsik, nata da un fallo laterale follemente battuto con palla consegnata a Ozil per un facile assist a vantaggio di Giroud) è arrivato il raddoppio.
BUIO – La luce del Napoli non si è accesa. I numeri del primo tempo, di questo potentissimo elettrochoc sono impietosi: Arsenal superiore nel possesso-palla (60 per cento), nei tiri nello specchio (sei contro uno), negli attacchi (ventiquattro contro quattordici). Si è fatta sentire l’assenza di Higuain ma la mancanza dell’argentino non può spiegare tutto. Albiol non era al meglio della condizione ma poi gli errori più rilevanti sono arrivati da Zuniga che ha proprio ieri rinnovato il contratto e da Britos. E’ evidente che per crescere a livello europeo su quel reparto bisogna lavorare (anche dal punto di vista del mercato). Il modulo con i tre difensori mascherava alcuni limiti che riaffiorano quando i centrali sono solo due e davanti hai giocatori veloci e rapidi come Ozil e Rosicky (e non solo). E poi l’approccio: timidissimo, con i giocatori che nei primi minuti tendevano a liberarsi della sfera nel minor tempo possibile, ovviamente sbagliando. Sistemato il risultato, l’Arsenal ha provveduto a gestire e il Napoli a limitare i danni. Ma la squadra di Benitez non è mai riuscita a trovare un accettabile bandolo della matassa: troppo farraginosa la marcia di avvicinamento all’area avversaria, poco incisivi gli attacchi con conclusioni da distanze eccessive per poter essere realmente pericolose. Ora bisogna chiudere la parentesi e ricominciare a correre.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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