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Napoli urla: arriva Diego, anzi no

Anche De Magistris lo aveva invitato, ma l'agenzia delle Entrate ha dato il suo no

Ci aveva creduto, Maradona. E aveva gioito all’idea di poter tornare in Italia senza avere alle calcagna il fisco. Anzi, di più: dalla sua casa sulla spiaggia di Dubai a qualche caro e vecchio amico ieri, più o meno a mezzogiorno, aveva pure annunciato che sarebbe stato presto qui. Il 18 di febbraio per la precisione. Prima a Roma e poi a Napoli e non più da braccato super evasore. A cancellare quel debito di 40 e passa milioni di euro ci aveva pensato la Commissione Tributaria Centrale: questo gli avevano detto chiamandolo da Napoli. Dove la notizia di Diego vincitore sull’Agenzia delle Entrate era stata diffusa in mattinata da uno dei suoi legali, l’avvocato Angelo Pisani. E dribblando ansie e problemi di tutta la città, quella notizia era arrivata in un niente dappertutto. Accolta con una doppia felicità perché a vincere era stato lui, Diego, antico e eterno amore e perché a perdere erano stati “quelli delle tasse” che , si sa, storicamente non godono di troppe simpatie. Sì, avevano gioito tutti. Meglio: c’erano cascati tutti. Persino De Magistris, il sindaco, il quale trascinato dall’onda delle primissime emozioni, aveva dichiarato (a Radio 24) che avrebbe invitato Maradona per festeggiare insieme il prossimo scudetto degli azzurri. 

PROCEDURE – E invece non era vero niente. Nessuna sentenza né decisione era stata presa a favore di Diego Maradona e contro il fisco. Era accaduta un’altra cosa. Era, è accaduto che la Commissione Centrale Tributaria, il terzo e ultimo grado della magistratura tributaria, dopo 19 anni – sì, non è un errore: 19 anni! – s’è pronunciata sul ricorso dell’Agenzia delle Entrate contro l’assoluzione (era il 29 giugno del ’94) di Careca, Alemao e il Napoli d’allora (quello fallito nell’agosto del 2004) per presunte evasioni legate allo sfruttamento dei diritti d’immagine ceduto a società con sedi all’estero. E per mettersi al riparo da sorprese, in attesa di questo terzo grado di giudizio, il Napoli, assistito dallo studio Manfredonia, decise di aderire al condono fiscale del 2002 e, versando le relative imposte il 21 maggio del 2003, provvide ad estinguere il debito ventato dall’Erario. Ecco: la Commissione centrale ha deciso che il procedimento contro il Napoli, Careca ed Alemao s’è estinto proprio grazie a quel condono.  E Maradona, che comunque resta vittima di un paradosso fiscale? Maradona che non aveva firmato quel ricorso perché non più in Italia, in quel condono non c’entrò. I suoi legali provarono ad infilarcelo comunque con una “istanza di adesione” , ma la Commissione rigettò l’istanza. Cosicché Diego Maradona rimase e resta estraneo al procedimento estinto. 

A DEBITO – Detto in breve: per il fisco resta un debitore. Un evasore. Tant’è che l’Agenzia delle Entrate, per mettere fine ad errate interpretazioni e al susseguirsi di false notizie, ieri ha diffuso una nota nella quale scrive che: “La Commissione tributaria centrale non ha annullato, né dichiarato estinto, né modificato il debito che il signor Diego Armando Maradona ha con l’erario italiano”. E ancora che l’Agenzia valuterà la possibilità di: “avviare azioni legali, anche in sede civile, a tutela della propria immagine per la reiterata diffusione di notizie inesatte da parte dei legali dell’ex giocatore di fatti che non rispecchiano la posizione dell’Agenzia”.  Insomma, per il fisco non è cambiato proprio nulla. Anche se la conclusione del procedimento contro il Napoli e i due ex campioni brasiliani apre di fatto la possibilità di nuove azioni. I legali di Maradona, infatti, potrebbero presentare una istanza di annullamento in autotutela delle pretese dell’Erario per presentare poi un successivo ricorso contro un eventuale rifiuto o contro un eventuale silenzio-rifiuto dell’Agenzie delle Entrate. Insomma, quanto basta per dire che il contenzioso tra Maradona e il fisco non si ferma. 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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