Ventisette anni fa erano arrivate ai ferri corti per il trasferimento di Maradona: da una parte, la diffidenza del Barcellona sulla solidità finanziaria del Napoli; dall’altra, l’ ostinazione ed anche la scaltrezza ( quel fax spedito dalla sede del Barca all’insaputa dei dirigenti) nel portare a termine l’operazione. Oggi a distanza di tempo, tra Barcellona e Napoli è spuntata una simpatia forte e sincera che potrebbe anche sfociare in un asse calcistico importante quanto proficuo. Tutto grazie a quell’amichevole del 22 agosto organizzata in virtù dell’amicizia tra il presidente del Barca, Sandro Rosell ed il dg del Napoli, Marco Fassone. Quella sera Aurelio De Laurentiis ebbe modo di entrare nel pianeta- blaugrana, simpatizzando con Rosell, incrociato poi ai sorteggi di Champions a Montecarlo; conoscendo un nuovo modo di vivere il calcio; ed anche sorprendendosi un po’: «Come è possibile accusare passività se fatturano circa duecentotrenta milioni di euro all’anno? » . Lui, con il Napoli, fatturando molto meno, riesce a chiudere puntualmente in attivo ed a presentare bilanci da fare invidia. Ed anche a stupire sul piano dei risultati. In Champions come in campionato, con una squadra cresciuta step by step.
Altro che fair play finanziario coniugato con i risultati sportivi: il Napoli è così avanti da rappresentare un modello per l’Europa intera del pallone. Ed inoltre vanta un seguito di tifosi che anche al Camp Nou si distinse per calore e colori (oltre cinquemila).
COMPLIMENTI – Forse anche per questo Rosell e gli altri consiglieri del Barca simpatizzarono subito con De Laurentiis. Ricordavano quel Napoli che era riuscito a strappare loro Maradona nel 1984 e svanire poi nel nulla nel corso degli anni. Riscoprivano, invece, una realtà nuova, emergente, con giocatori intriganti, con a capo un produttore cinematografico che con i suoi “Manuale d’amore” aveva spopolato anche da quelle parti. «Complimenti – ripeteva Rosell a De Laurentiis –avete onorato la serata del Gamper, il risultato conta relativamente. Ci rivedremo presto. Buona Champions ». E, De Laurentiis, scherzando ma non troppo:« Sì, ma se si fa sul serio, sarà un’altra storia». Nel frattempo Fassone aveva ricevuto l’ok per la visita il giorno dopo alla Ciutat Esportiva, il centro dove si allenano Messi e compagni e dove vengono allevati i futuri campioni:la famosa “cantera”.
VISITA ALLA CANTERA– La mattina dopo, De Laurentiis, scortato dal dg e dall’architetto Gundi Widmann, si tuffò in quello che è il settore giovanile più rinomato al mondo. A fare loro da cicerone, il direttore del centro, Pere Gratacos. Nove campi da calcio, la foresteria con sala-ristorante, una sala stampa molto frequentata. De Laurentiis parlò anche con Guillermo Amor, ex bandiera del Barcellona, responsabile del vivaio, e con Andoni Zubizarreta, mitico portiere, ora direttore tecnico. L’entourage del Barca simise a completa disposizione della delegazione partenopea.« Potremmo fare altrettanto da noi», commentò il patron. Ma la full immersion non poteva escludere l’organizzazione del marketing diretto da Laurent Colette ed una visita al museo dove tra le immagini interattive c’è anche uno spezzone dedicato al periodo di Maradona, quindi alla Botiga, il megastore situato all’interno del Camp Nou e che realizza affari d’oro con il merchandising.
GUARDIOLA- MAZZARRI– Ma il feeling è scattato anche tra i due tecnici. Guardiola e Mazzarri chiacchierarono per oltre mezzora di moduli, di giocatori e di sistemi di allenamento. Si scambiarono i cellulari. Scontato dire di quali giocatori si informò di più di il tecnico del Barca: di Lavezzi su tutti ed a seguire di Cavani ed Hamsik. Ed anche Pep sprecò i complimenti per quella squadra che ventisette anni fa aveva strappato Maradona al Barcellona, involandosi verso due scudetti ed una Coppa Uefa.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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