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Omar El Kaddouri: “Al Napoli ho detto subito di si”

Il calciatore belga: "Il mio idolo è Zidane"

Il colpo di mercato del Napoli? Mino Raiola non ha dubbi: «Omar, chi altri?». Perché? Perché è giovane e perché ha talento. E poi, che dubbio c’è, pure perché è un puledro di razza della sua scuderia. E allora eccolo Omar El Kaddouri, il secondo Omar della storia azzurra, l’ultimo arrivato nel gruppo di Mazzarri. Un giovanotto sveglio nato a Bruxelles da genitori marocchini, che arriva dalla quella buona provincia del pallone che si chiama Brescia e che si presenta ai napoletani sulle onde azzurre di Radio Marte, radio ufficiale della società.

Bene Omar, faccia tutto lei. Si presenti pure.
«Sono belga di nascita, ma di sangue sono marocchino. Mi sento marocchino. Tant’è che tra le due Nazionali ho scelto quella del Maghreb. Scelta della quale sono assai felice». 

 

Pallone e sentimenti, giusto. Ma parliamo di pallone.
«Ho cominciato con l’Anderlecht. Due anni di Primavera e poi il Viareggio. Fu quel torneo internazionale a cambiare la mia vita. Riuscii a catturare le attenzioni di due club italiani: l’Udinese e il Brescia. Ero praticamente pronto per trasferirmi ad Udine quando, invece, le cose cambiarono e firmai col Brescia».

Era l’estate del 2008, aveva soltanto diciott’anni?
«Già. Non fu semplice. Belgio e Italia calcisticamente sono mondi assai lontani. Qui è tutt’altra cosa. Non nego d’avere avuto delle difficoltà; però, con l’applicazione, il lavoro e una esperienza al Sud Tirol ho saputo superarle».

E siamo arrivati all’ultima stagione: serie B, 37 presenze e sette gol.
«La svolta. Sarò sempre grato al Brescia, ai miei compagni e agli allenatori. Se oggi sono qui, è merito anche loro».

Quanto tempo ha impiegato per dire “sì” a De Laurentiis?
«Un attimo. Quando ho saputo del Napoli ho dato immediatamente la mia disponibilità al trasferimento. Scherziamo? Il Napoli è un top club, un sogno per ogni calciatore e ancor più per me che sto agli inizi della carriera. Chi conosco tra gli azzurri? Conosco Insigne perché ci ho giocato contro. Gli altri no, ma per come mi hanno accolto mi sembra d’essere un loro amico da chissà quanto tempo».

E della città ha colto già qualcosa?
«Chi mi ha parlato di Napoli me ne ha parlato bene. Ma in queste prime ore da napoletano ho capito una sola cosa: che questa è una città di calcio. Che ha un grande amore per la squadra e che giocare qui mette addosso sensazioni che altrove sono sconosciute. Non vedo l’ora di mettere piede sul prato del San Paolo. Domenica sera per me sarà bellissimo».
Sa che non è il primo marocchino in maglia azzurra?

«L’ho saputo arrivando qui. Prima di me c’è stato Saber. Come belgi, invece, Crasson e Renard. Su questo sono preparato». 

 

Racconti del suo ruolo. Più centrocampista o seconda punta?
«Non ho preferenze, in verità. Pur di giocare? Comunque, soprattutto nell’ultima stagione i ruoli che vanno dal centrocampo in su li ho ricoperti tutti. Spetterà a Mazzarri decidere per me. Io, quando l’allenatore lo vorrà, dovrò solo farmi trovar pronto a dare un buon contributo».

Già, ma che cosa s’aspetta, che cosa chiede a questa prima stagione azzurra?
«Io non posso che starmene tranquillo. Lavorare e restar sereno aspettando di trovare un po’ di spazio. Sono giovane e arrivo dalla serie B: so, quindi, che ho un sacco di cose da imparare e tanto mestiere da rubare a chi mi sta davanti».
Atleticamente come sta? Arriva a Napoli già in buone condizioni?

«Non al meglio, ma credo di stare già abbastanza avanti con la preparazione. Comunque, farò dei test per capire che tipo di lavoro dovrò fare per mettermi alla pari con gli altri della squadra».

Con Mazzarri ha già parlato?
«Un po’. Mi ha chiesto, appunto, come stavo, che lavoro ho fatto sino ad ora. So che parla molto con i suoi calciatori e sono certo che lo farà pure con me».

Per caratteristiche e buon piede è stato avvicinato a Marek Hamsik. Che ne pensa?
«Penso che oggi per me il paragone è troppo pesante, quasi imbarazzante. In comune con Hamsik, sino ad ora, ho una sola cosa: l’essere arrivato al Napoli dal Brescia. Per il resto lui è un campione vero. Uno che da centrocampista ha segnato già un sacco di gol e che anche domenica scorsa a Palermo ha dimostrato quanto sia importante per la squadra. Io, invece, comincio solo ora».

Ha un campione del passato o del presente a cui s’ispira?
«Non c’è giovane calciatore che non abbia un idolo, un modello. Il mio si chiama Zinedine Zidane. Il suo modo di giocare mi ha sempre affascinato».

Un’ultima cosa: visto prima da lontano e ora dall’interno, pensa che il Napoli possa diventare il primo avversario della Juve per lo scudetto?
«Per carità: domanda troppo impegnativa. Io so che la Juve e forte e che anche il Napoli lo è. Il resto spetta dirlo al campo. E a chi va in campo. E tra questi spero di trovare anch’io un po’ di spazio». 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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