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Il pagellone del 2017: Da Reina a De Laurentiis, è l’anno dei record per il Napoli

Tempo di voti e bilanci per il 2017. Dalla 'resilienza' di Sarri al capolavoro Mertens fino alla 'leggenda' Hamsik

Il 2017 è stato l’anno dei record per il Napoli. Trecentosessantacinque giorni ricchi di tanti bellissimi momenti azzurri. Dalla sfida al Real Madrid all’esplosione di Dries Mertens e Lorenzo Insigne. Novantanove. Sono i punti del Napoli nel 2017. Record assoluto per il club e secondo miglior dato di sempre nella storia della Serie A. Solo la Juventus, l’anno prima, nel 2016, aveva fatto meglio con 100 punti. Alla fine di ogni anno c’è sempre un momento per fare i bilanci. Per tirare le somme dei dodici mesi passati. Le pagelle, da sempre un modo per raccontare il calcio e i calciatori, sono la giusta soluzione per descrivere in parte l’anno azzurro.

Reina 6.5  Una stagione con tante luci e qualche ombra per il portiere spagnolo. Reina è il leader indiscusso dello spogliatoio azzurro e uno dei pilastri su cui si fonda il gioco di Sarri. Il tecnico non può fare a meno della qualità in palleggio dello spagnolo che permette l’uscita dal basso alla squadra senza mai buttare il pallone. Qualche difetto resta, soprattutto nelle conclusioni dalla distanza dove Reina sembra aver perso un po’ di reattività rispetto al passato. Macchie indelebili saranno il primo goal preso da Higuaìn al San Paolo in Coppa Italia e l’uscita a vuoto per il 2 a 0 dello Shakhtar Donetsk che è costata la pesante sconfitta degli azzurri nell’esordio stagionale in Champions League. Il bilancio resta positivo e qualche tifoso della Roma difficilmente dimenticherà il numero 25 azzurro…

Hysaj 6.5  L’esterno basso azzurro è una garanzia. Interpreta al meglio il diktat Sarriano della fase difensiva. Il calciatore albanese però pecca di continuità e spesso viene individuato come anello debole della catena azzurra dagli avversari, che scelgono di lasciargli spazio non riscontrando in lui un pericolo in fase d’attacco e in impostazione della manovra. Hysaj però è il vero soldatino azzurro. Nei momenti di difficoltà, soprattutto dopo l’infortunio di Ghoulam, si è adattato egregiamente da terzino sinistro portando sempre a casa prestazioni dignitose. Il suo bilancio annuale resta comunque positivo.

Albiol 7.5  Il centrale spagnolo è stato fondamentale per la crescita di tutto il reparto difensivo. Non a caso, nel campionato scorso, la sua assenza in contemporanea al primo infortunio di Milik, portò al distacco degli azzurri dalla lotta al primato. Il 2017 è anche il suo anno. Albiol inanella una serie di ottime prestazioni. E’ il vero “professore” della retroguardia azzurra, che mette in pratica tutte le teorie del suo tecnico.

Koulibaly 9  E’ l’anno della consacrazione per il centrale senegalese. Fatta eccezione per Higuaìn, nessuno dei grandi centravanti della Serie A ha segnato contro Koulibaly. Dzeko, Icardi e Immobile si sono infranti contro la montagna azzurra. Interprete perfetto per la linea alta di Sarri, quando deve scappare all’indietro e recuperare sugli attaccanti in campo aperto diventa insuperabile. Koulibaly inoltre sta limando anche i suoi difetti, dall’uno contro uno alla pericolosità in zona goal, consacrandosi come uno dei difensori migliori nel panorama europeo.

Ghoulam 8.5  Il 2017 non era partito nel migliore dei modi per l’esterno algerino. La partenza per la coppa d’Africa, i dubbi sul rinnovo e prestazioni deludenti lo relegano in panchina con Strinic che guadagna punti nella gerarchia di Sarri. Poi l’esplosione. Ghoulam cresce di rendimento ed assieme ad Hamsik e Insigne è l’asse portante della catena di sinistra, dove si sviluppa principalmente il gioco azzurro. Nel nuovo campionato arriva l’evoluzione definitiva. Ghoulam trova pericolosità anche in zona goal ed una sua prodezza regala i tre punti a Ferrara, contro la Spal, in una partita che sembrava dovesse terminare in pareggio. Il primo novembre arriva però la brutta notizia. L’infortunio al legamento crociato contro il Manchester City che coincide con l’unico vero momento di grande difficoltà del Napoli nel 2017.

Allan 8  L’inizio del 2017 non è stato certo un periodo da ricordare per il mediano brasiliano che perde il posto nell’undici titolare in favore di Zielinski che gioca praticamente quasi tutte le partite importanti. La stagione nuova però mescola le carte in tavola e Allan diventa fondamentale per gli equilibri di tutto il centrocampo azzurro. Il brasiliano è uno degli elementi maggiormente coinvolti nella rivoluzione di Sarri e da semplice mediano catturapalloni si evolve in un centrocampista moderno in grado anche di realizzare goal importanti. In stagione sono già tre le reti di Allan che è entrato nel mirino anche della nazionale brasiliana.

Jorginho 8  La sua storia è per certi versi simile a quella di Allan. Tra gennaio e marzo, il regista di Sarri perde la titolarità con Diawara che gioca quasi tutti i match importanti degli azzurri. Con l’arrivo della primavera però la velocità del gioco azzurro aumenta in maniera proporzionale alla crescita di Jorginho. Nell’ipnotico giro palla degli azzurri, l’italobrasiliano e il suo modo di interpretare il ruolo di vertice basso sono un perno fondamentale dello sviluppo della manovra di Sarri. Jorginho sta colmando anche alcune sue lacune sul gioco lungo, andando molto più in verticale rispetto al passato e non cercando sempre la giocata ravvicinata.

Hamsik 10  Questo è un voto particolare. L’inizio stagione non è stato certo dei più memorabili per il capitano slovacco che forse doveva vedersela anche con un fardello troppo grande da gestire, quell’ombra costante di Maradona e del record di goal in azzurro. Una volta però trovata la rete numero 115 la strada sembra tornata in discesa ed Hamsik si è ripreso il centrocampo del Napoli. Il suo è l’unico voto che va al di là delle prestazioni. 117 goal con la maglia del Napoli (nel 2017, con la maglia numero 17) lo rendono una leggenda vivente di questa squadra. 10 anni in azzurro per raggiungere (e superare) il numero 10. Chapeau.

Callejon 7.5  Stakanovista. Se si pensa al numero 7 spagnolo e difficile ricorrere ad altri aggettivi. Gioca sempre e comunque e raramente le prestazioni sono al di sotto della sufficienza. Non è più il killer spietato in zona goal dell’era Benitez ma è fondamentale per gli equilibri azzurri. Il suo taglio in area sublima perfettamente l’assist di Insigne sul secondo palo e riassume una delle giocate simbolo del Napoli degli ultimi anni.

Mertens 9  Capolavoro. Suo e di Sarri. L’8 ottobre 2016 la stagione del Napoli sembra improvvisamente destinata ad uno sviluppo filodrammatico. Milik si rompe il legamento crociato in Polonia-Danimarca e Gabbiadini non è mai entrato nelle grazie del tecnico. C’è bisogno di una soluzione, veloce e di rendimento. Una soluzione che porta Dries Mertens a giocare da centravanti, a sfiorare il titolo di capocannoniere nella stagione 2016/17 (28 goal per lui, 29 per Dzeko) ed a rivoluzionare totalmente il gioco di Sarri, che tra Higuaìn e Milik ruotava attorno ad un perno al centro dell’attacco. Con il belga da ‘falso 9’ diminuiscono le distanze tra gli attaccanti e aumentano gli scambi stretti. Mertens è il vero capolavoro del 2017 e nonostante qualche difficoltà in zona goal dell’ultimo periodo il suo anno è stato molto vicino alla perfezione.

Insigne 9  Il 13 novembre 2017, tanti italiani ricorderanno la scena di De Rossi infuriato in panchina che quasi invoca l’ingresso di Insigne che guarderà i suoi compagni, fuori dal rettangolo di gioco, non qualificarsi al Mondiale di Russia del 2018. Il 2017 è l’anno che fa registrare il nome di Insigne nel grande calcio. Dal rinnovo con ingaggio da top player alle prestazioni da leader. Insigne è l’anima del Napoli in campo, il cuore della squadra e il regista delle trame offensive. Le voci di un interesse del Barcellona, dopo la cessione di Neymar, sono l’ulteriore conferma. Insigne ormai è uno degli esterni più forti d’Europa. Dal 15 Febbraio in poi, con il colpo di genio al Bernabeu contro il Real Madrid, è un’escalation continua di goal e giocate.

Sepe e Rafael 6  Reina gli lascia le briciole, i due portieri comunque si fanno trovare pronti nelle rare volte in cui vengono chiamati in causa. Nella nuova stagione è Sepe a scalare le gerarchie dopo il rinnovo di contratto. Nelle due partite in cui è chiamato in causa, a Verona con il Chievo e in Coppa Italia contro l’Udinese, conserva l’imbattibilità mostrando grande sicurezza.

Maggio 8  Come per Hamsik questo è un voto che va al di là delle prestazioni in campo. Con oltre 300 presenze in azzurro, Christian Maggio è uno dei pilastri della storia recente del Napoli. Con l’infortunio di Ghoulam è chiamato in causa più di quanto si potesse pensare ma Christian risponde sempre presente portando a causa ottime prestazioni.

Maksimovic 5.5  E’ l’oggetto misterioso di questa squadra. Quasi un corpo estraneo al contesto azzurro. Eppure i mezzi ci sono. Grande fisicità e buona tecnica individuale, in ritiro ha lasciato intravedere anche un discreto lancio da 60 metri. Ma cosa c’è che non va? Il difensore serbo non riesce a scalare le gerarchie, è la quarta scelta in difesa. Applicazione al metodo Sarri e problemi fisici. La ragioni della lungodegenza in panchina sono tante. Con l’Udinese in Coppa Italia, dopo un inizio timido, ha mostrato segnali di crescita. Ci sarà bisogno anche di lui nel 2018.

Chiriches 7  Il centrale rumeno è la prima vera alternativa in difesa. Vlad interpreta nel migliore dei modi il sistema difensivo di Sarri, è il più tecnico dei difensori centrali a disposizione. Elegante, a volte troppo, nonostante i problemi alla spalla che non gli hanno permesso di trovare continuità, nel triennio di gestione del tecnico di Figline Valdarno è tra i calciatori che hanno mostrato più progressi.

Tonelli S.V.  E’ difficile dare un giudizio alle prestazioni di un calciatore che ha raccolto una manciata di presenze. Eppure il 2017 è iniziato con la sua grande firma. Il goal al 90′ contro la Sampdoria al San Paolo che regalò la vittoria al Napoli nella sua prima presenza, poi le gare contro Pescara, dove sigla il suo secondo goal consecutivo, e Milan. Sembra l’inizio di una bellissima storia dopo le difficoltà di avvio stagione. Ma la trama di Tonelli in azzurro si interromperà lì, a San Siro. Troppi problemi fisici non gli permettono di allenarsi con continuità e l’ex Empoli esce via via dai radar di Maurizio Sarri.

Mario Rui 6  E’ troppo presto per esporsi in un giudizio definitivo. Mario Rui è chiamato in causa per rispondere all’infortunio di Ghoulam e si trova catapultato da ruolo di comprimario a quello di protagonista. Ha mostrato qualità e tenacia. Manca ancora di una condizione ottimale anche perché viene da un infortunio al legamento crociato. In attesa del ritorno dell’algerino ha una grande possibilità per mettersi in mostra.

Rog 6.5  Le qualità ci sono e si vedono. Ad inizio stagione trova anche il suo primo goal azzurro con l’Atalanta. Il centrocampista croato però non riesce a trovare continuità. E’ ancora troppo indisciplinato per gli standard di Sarri ma i progressi sono tangibili e Rog ha cominciato il suo processo di evoluzione che può portare alla sua maturazione definitiva. La voglia di applicazione è tanta, alla Dinamo Zagabria era un estroso trequartista a tutto campo. Oggi gioca mediano ed ala disputando sempre ottime prestazioni. Quando i pezzi del puzzle saranno completi la sensazione è che saremo di fronte ad un potenziale ‘crack‘ per il Napoli.

Diawara 7  Il 2017 sembra il suo anno. Toglie il posto a Jorginho e gioca quasi tutti i match importanti del Napoli. Riesce a far combaciare qualità e quantità e migliora partita dopo partita interpretando al meglio le richieste di Sarri per il ruolo di regista. Poi, complice anche la crescita di Jorginho, passa buona parte della nuova stagione in panchina. Ci sono comunque note positive. L’assist per Mertens nel 3 a 2 di Genova mostra la sua crescita nel gioco lungo in verticale. Il suo primo goal, su rigore all’Etihad contro il Manchester City, dimostra la grande personalità per un calciatore di vent’anni.

Zielinski 7.5  E’ il dodicesimo titolare di Maurizio Sarri. La sue evoluzione è continua. Mezzala ed esterno d’attacco. Le sue qualità sono evidenti. Manca ancora di continuità che poi lo renderebbe uno dei centrocampisti U23 più interessanti nel panorama europeo.Il 2018 può e deve essere anche il suo anno.

Ounas 6 L’impatto è stato dei migliori. Il giovane esterno algerino, sin dai primi giorni del ritiro di Dimaro, ha mostrato qualità e personalità. Velocità, tecnica a grande abilità nell’uno contro uno. E’ ancora un po’ troppo anarchico per gli standard di Sarri ma l’età è dalla sua parte e la strada designata sembra essere simile a quella di Marko Rog. Disciplinare l’estro e metterlo a servizio della squadra.

Giaccherini 5,5  Forse si aspettavano tutti qualcosa di più. Giaccherini era stato preso per dare esperienza al gruppo e portare un’alternativa importante agli esterni d’attacco. Purtroppo però l’ex Juventus e Bologna non riesce ad imporsi e in questo campionato è stato superato anche da Zielinski nelle gerarchie giocando una sola partita dal primo minuto, in Coppa Italia contro l’Udinese.

Milik 6 Questo è un voto di incoraggiamento e stima per quello che ha lasciato intravedere. L’attaccante polacco aveva fatto stropicciare gli occhi a tutti e quasi era riuscito nell’impresa di far dimenticare Higuaìn. Poi i due infortuni consecutivi ai legamenti crociati. Il 2018 è l’anno della speranza. La speranza che il calvario di Milik sia finalmente terminato e che possa essere quell’alternativa, tattica e non solo, per l’attacco di Maurizio Sarri.

Sarri 9.5  99 punti nel 2017, seconda miglior prestazione di sempre in serie A. Imbattibilità in trasferta, in campionato, nel 2017. C’è ancora chi storce il naso per la gestione della sua rosa ma era veramente possibile far meglio di così? Con i se e con i ma è sempre difficile aver a che fare. Il Napoli, a causa degli infortuni, è stato privato di due elementi importanti della squadra, Ghoulam e Milik. Nonostante questo, sia Sarri che il gruppo hanno maturato una sorta di resilienza. La capacità di reagire agli urti. Il Napoli è primo dopo 19 giornate, con 48 punti. Un cammino incredibile retto solo dalla Juventus che ha un punto in meno degli azzurri ma che ha investito sul mercato quasi 100 milioni per rinforzare la rosa con giocatori che hanno collezionato fin’ora molte più panchine che partite da titolari. Raramente si ricordano squadre che riescono a rendere al di sopra del valore dei singoli giocatori, sublimate da un sistema di gioco che sfiora un atteggiamento maniacale e perfezionista, contendersi il titolo. Al di là di come andrà a finire, Maurizio Sarri ha scritto pagine indelebili nella storia del Napoli e realizzato numeri che difficilmente verranno superati.

Giuntoli 8  Il Napoli comincia a pensare da grande squadra e gran parte del merito lo si deve anche al ds azzurro. Giuntoli guarda al mercato dei giovani e degli svincolati, mettendo a segno anche operazioni apparentemente di secondo piano che però in futuro potranno rivelarsi di spessore. La Juventus e Marotta insegnano l’importanza di avere il controllo su molti calciatori, con un occhio anche al mercato degli svincolati, anche solo per realizzare una plusvalenza. Le operazioni di Ciciretti e Machach vanno lette in tal senso. Giovani interessanti a parametro zero, possibili plusvalenze, talenti interessanti o pedine di scambio per nuovi obiettivi di mercato. Il Napoli è attivo e attento grazie al suo direttore sportivo.

De Laurentiis 8  E’ il momento della verità. Due anni fa il Napoli si trovava in una situazione analoga ma non ci furono investimenti sul mercato di gennaio e la squadra pagò la mancanza di alternative e la scarsa attitudine a fare campionati di vertice e venne divorata da se stessa e dalla Juventus. Oggi il Napoli è più maturo ma gli infortuni di Milik e Ghoulam e lo scarso utilizzo di Giaccherini e Ounas pongono delle questioni. L’occasione è ghiotta. Il Napoli, nonostante le difficoltà di fine novembre, è primo in classifica. Il grande merito di De Laurentiis è stato quello di confermare tutta la squadra, concludendo anche rinnovi contrattuali importanti, non lasciandosi tentare dalle lusinghe delle big d’Europa per i suoi top player. Al di là di storie parallele che si intrecciano, Sarri al Napoli è una sua intuizione e la società è solida e in salute. Ora è il momento di un piccolo sacrificio per dare qualche arma in più ad un tecnico ed una squadra che stanno provando a realizzare qualcosa di straordinario, che manca alla città da troppo tempo. La palla passa al presidente.

 

A cura di Andrea Cardone.

 

 

 

 

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