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Paolo Cannavaro: “Vorrei essere per il Napoli quello che Totti è per la Roma”

Non solo due capitani anche due simboli

La maglia se la scambieranno come al solito. Totti e i fratelli Cannavaro lo fanno da sempre. Ogni volta che si incrociano su un campo di gioco. Il «signor Roma» stasera sarà in campo per sfidare quello che adesso è il capitano degli azzurri, Paolo, il minore della famiglia. La decisione verrà presa all’ultimo istante. Anche se adesso la sua faccia è un po’ così, quando le telecamere irriverenti vanno a cercarlo a Trigoria o a bordo del campo, dopo la gara persa con la Fiorentina. Il «signor Roma» sta appoggiato alla panchina, immobile, con lo sguardo perduto chissà dove. Il colore del viso è quello di un cencio. La tensione e le incertezze che gli infonde Luis Enrique se lo stanno sgranocchiando. Come i risultati della sua squadra, in bilico sull’orlo di una stagione disastrosa.
La faccia di Totti è un po’ così, quando un’altra telecamera la pesca di nuovo e non si capisce bene cosa il capitano stia guardando, o dove. Pallido, smunto, serissimo. Segnali non belli, e qualcuno di questi troverà conferma. «Sì, stasera gioca». A queste parole quest’anno non avrà fatto l’abitudine anche se lui della Roma è tutto. Il capitano che non ha conosciuto altre maglia se non quella giallorossa. Alla quale anche ieri ha dedicato un pensiero speciale: «La proprietà americana vuole fare grandi cose, forti investimenti e sono fiero di far parte del progetto di cui si parla tanto». Paolo Cannavaro, a 220 chilometri di distanza, ha sempre detto di volerlo emulare nella carriera. «Vorrei essere per il Napoli quello che Totti è stato per la Roma».
Cannavaro contro Totti. Una volta Francesco, era l’estate del 2001, provò a convincere il presidente Sensi a prendere Fabio, allora capitano del Parma. «Preside’, sono pronto a rinunciare al 10 per cento del mio ingaggio pur di averlo con noi». Si dice che abbia la sindrome della grande partita che più di una volta l’ha paralizzato, e spesso nelle partite internazionali, quelle dell’Italia comprese. A Napoli fece un gol fermando il pallone metà col braccio e metà col petto (finì 2-2 al San Paolo e quel pari costò agli azzurri una retrocessione in serie B). Quello tra azzurri e giallorossi è il derby del sole. Cannavaro contro Totti. Ma solo sul campo. Fabio, al mondiale del 2006, fu il primo sponsor del gladiatore: «Ma quale tridente? Deve giocare Francesco», urlò il futuro campione del mondo. Per i due capitani non è la stessa vigilia: lo si vede anche dalle inquadrature in primissimo piano. Il volto di Totti è sempre tirato, se non incavolato. Anche se non si lascia andare ed elogia Luis Enrique: «È una persona particolare, un uomo leale e vero, che ti trasmette quello che ha in testa. Gli puoi dire tranquillamente quello che pensi, accetta tutto poi è normale che prima incassa e poi porta avanti le sue idee. Una persona su cui puoi contare sempre». Paolo Cannavaro, invece, è sempre sorridente, anche quando per gioco insegue Cavani. Si direbbe che il napoletano adesso si diverta come non mai.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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