Alle cinque della sera, mentre il sole picchia forte, ciò che s’intravede del Napoli è una sagoma intoccabile, modellata ad immagine e somiglianza di Walter Mazzarri, con coordinate definite e tratti somatici caratteristici: 3-5-1-1 o anche 3-4-1-2 che sembra calzare a pennello e soddisfa di più, che poi fa differenza minima, un dettaglio in teoria e in pratica uno sbuffo. Si gioca, diamine, e con quell’afa che trasfroma Castelvolturno in un inferno dantesco, il sollievo è colto nell’ottimismo di pensare che dopodomani, quando Damato fischerà il via, saranno scese le tenebre e magari anche un po’ la temperatura e sembrerà – ma sì, sembrerà – più umano essere là in mezzo, alla ricerca dei tre punti. Si riparte e ancora senza Pandev e senza Dossena, però con Zuniga che va a fare il quarto (o il quinto) a sinistra e dunque riavvicina ai titolarissimi, alla formazione che Mazzarri ha in testa da quando ha cominciato ad avviare la sua stagione partenopea.
IL BUNKER – La saracinesca appena rialzata a Palermo è un invito a crederci ancora ed a puntare sui corazzieri che per il momento rappresentano il terzetto di difensori dinnanzi a De Sanctis: muscoli, elasticità e centimetri, ripartendo da Campagnaro a destra, da Cannavaro in mezzo e da Britos a sinistra, per avere rapidità ed anche fisicità, per potersi opporre con immediatezza a Jovetic e con gagliardia su quei palloni che piovono dal cielo e che in passato hanno rappresentato qualche preoccupazione. La continuità del progetto è incisa nelle presenze d’un gruppo storico che va ormai avanti da anni e che ha nella retroguardia lo zoccolo duro di un exploit che con Mazzarri è approdato due volte in Europa League e una in Champions: De Sanctis e Campagnaro sono ormai al loro quarto anno in azzurro, Cannavaro è diventato il capitano pure in virtù delle sue sette stagioni con la maglia dei sogni addosso e il terzetto può agevolare l’inserimento di Britos, di fatto alla prima stagione dall’inizio.
RIECCOLI – La regia del codice Mazzarri, e non è un paradosso, è sulle corsie, le zone del campo in cui si sviluppa la manovra sia in fase attiva che passiva. A destra, in attesa d’una controfigura, c’è spazio solo e soltanto e soprattutto e a prescindere per Christian Maggio, che a Palermo ha dominato in lungo e in largo e s’è concesso pure la possibilità di esultare; e a sinistra, dalle ombre cinesi, ricompare adesso Camilo Zuniga, il mancino adattato sino a diventare indispensabile: dentro lui, in panchina Aronica, che alla «Favorita» ha risposto come sempre presente, assecondando appieno le esigenze della squadra, e che ora riconsegna al compagno colombiano maglie e competenze. In mezzo, l’unica perplessità è legata al modulo: Inler farà il centrale davanti alla difesa, forse da solo e con due mezze ali al fianco; altrimenti, se Hamsik dovesse intrufolarsi tra le linee, a ridosso degli attaccanti, come nella prima di campionato illuminata con una serie di prodezze, Behrami affiancherà Inler nella versione «medianoni».
IL TANDEM – Senza Pandev, largo a Insigne. Ma Napoli-Fiorentina è pure il match di Edinson Cavani, che nelle prime due partite (Supercoppa e debutto in campionato) ha ricominciato da come aveva finito: subito due gol, per proseguire con quella sua amabilissima tendenza sottolineata dalle trentatré reti nelle sue due precedenti annate da principe del gol. Poi bisognerà verificare la disposizione: magari lui e Insigne in verticale, oppure lui e Insigne uno a fianco all’altro; e comunque Cavani che cerca come sempre il meglio da Cavani. Ma alle cinque de la tarde, impossibile prevederlo…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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