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Per la storia Balotelli lancia l’Italia all’assalto dei fenomeni

L’ultimo atto a Kiev gli azzurri hanno vinto la Coppa solo nel ’68

L’Italia, dodici anni dopo aver lasciato l’Europeo alla Francia, ci riprova contro la Spagna. Kiev sembra lontanissima da Rotterdam, dove gli azzurri si fecero rimontare, il 2 luglio del 2000, a pochi secondi dal recupero da Wiltord e lasciarono il titolo ai rivali per il golden gol di Trezeguet. La capitale dell’Ucraina è ancora più distante da Roma: all’Olimpico, l’8 giugno del 1968, l’unico successo azzurro, con una finale giocata due volte contro la Jugoslavia.
Due partite per sapere chi è la più forte del continente. Allora e anche oggi. Perché Spagna-Italia si ripete a Kiev. È stata la prima gara della nazionale in questo Europeo, il 10 giugno a Danzica, finita 1 a 1 come in quella sera romana sotto la collina di Montemario. Lo stesso punteggio che può essere anche la piacevole coincidenza a quarantaquattro anni dalla sfida decisa da Riva e Anastasi.
Tre settimane fa la Spagna e l’Italia si sono annusate e studiate. Come per preparare la sfida all’Olympiyskiy stadion di Kiev. Del Bosque sorprese Prandelli rinunciando al centravanti. Quando entrò Torres, nella ripresa, i rischi comunque aumentarono. Il cittì azzurro, però, ammise che il pericolo fu in principio: senza attaccante di riferimento la nostra nazionale passò almeno una decina di minuti di instabilità e di insicurezza. Una volta capito l’atteggiamento delle furie rosse, gli azzurri sono riusciti a giocare a viso aperto contro i campioni del mondo e d’Europa. Per passare in vantaggio è servito Di Natale, partner preferito da Cassano e in campo dopo meno di un’ora al posto di Balotelli. È l’unica rete subita dalla Spagna. Il pari di Fabregas, per una dormita difensiva, e gli errori di Torres davanti a Buffon per certificare il pari, risultato in assoluto giusto.
L’Italia di quel giorno non c’entra niente con l’attuale. Prandelli, a Danzica, aveva virato all’improvviso, optando per la linea a tre in difesa, con De Rossi in mezzo a Bonucci e Chiellini. Dopo i due pari di fila, contro la Spagna e la Croazia, il ritorno al sistema di gioco delle qualificazioni, con i quattro dietro e i quattro centrocampisti, a rombo, con il trequartista girevole. Le punte sono Cassano e Balotelli. Ora SuperMario è più titolare di quel pomeriggio di inizio avventura. Con tre reti è già il miglior finalizzatore del torneo. Con Cristiano Ronaldo, Dzagoev e Gomez. I tre non ci sono più, sono tornati a casa. Il centravanti lotta contro se stesso. Può superarsi. Mai un azzurro era stato capace di segnare tre gol nell’Europeo, mai è stato capocannoniere.
Balotelli aveva perso il posto contro l’Irlanda. Nella notte del primo successo dell’Italia e del suo primo gol a Euro 2012. Adesso è il centravanti e il trascinatore di una nazionale che ha un’identità precisa quanto quella dei rivali. Per questo Prandelli non ha bisogno di cambiare. Deve solo scegliere il terzino destro, con Balzaretti che spera nella conferma e Maggio di rientrare. Barzagli e De Rossi, per precauzione, saltano l’ultimo allenamento.
Del Bosque non ha una prima punta forte come Balotelli. Sembra non farci caso. Perché la Spagna privilegia sempre e comunque il tiqui taca. La serie infinita di passaggi per arrivare al gol. L’idea delle furie rosse è scontatamente quella del Barcellona. A centrocampo, contemporaneamente Xavi, Iniesta, Busquets e Fabregas, più Piqué in difesa. Senza Messi, però. Prandelli replica con il possesso palla, ma non è lo stile della Juve che gli offre sei titolari, compreso Pirlo che ormai rende ogni pallone d’oro. L’idea azzurra, invece, è solo sua, del nostro cittì. Stasera sapremo se è pure la migliore.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

 

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