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Pierpaolo Marino: “La sconfitta di ieri figlia anche della disfatta del Madrigal”

L’avevo sognata diversa questa partitissima. Maledetto calendario! Non doveva collocarla quatto giorni dopo la “disgraziata” notte del Madrigal. Vogliamo parlare di Rocchi? Del chiaro fallo di Ibra su Cannavaro (non rilevato) e del braccio di Aronica che neanche Pato aveva visto? Troppo facile e semplice, salvo che, poi, debbo immaginare il finale di una partita virtuale, depurata del rigore per il Milan e questa per me è un’impresa impossibile, in quanto priva di certezze. Non mi resta, allora, che analizzare una sconfitta che lascia l’amaro in bocca, ma che, oggettivamente, è stata netta e non solo per la rotondità del risultato. La partita del Napoli a Villarreal è stata semplicemente sontuosa, e gli azzurri, per il calcio spettacolo prodotto in campo, avrebbero meritato la qualificazione molto più di Rossi, Nilmar e compagni. L’impressione che mi porto nel cuore, prima di affrontare questa “nottata”, che l’immenso popolo partenopeo, aveva sognato di consumare tra sbandieranti caroselli d’auto per le strade, è che, nella sfortunata partita del Madrigal, si sia consumata in anticipo, anche mezza sconfitta del Meazza. Gli azzurri, in Spagna, al gol di Hamsik, avevano toccato con mano la qualificazione, salvo vedersela sfilare ingiustamente da un Villarreal tanto cinico quanto fortunato. Troppo pochi quattro giorni per superare tanta delusione. La stanchezza non centra niente, perché va dato atto a Mazzarri di aver gestito sapientemente il turnover, risparmiando tanti “titolarissimi” per la partita di Milano. La depressione fa molti più danni dell’acido lattico. Per questo motivo, non concordo con quanti, nel dopopartita del Meazza, hanno parlato di un Napoli evanescente e mai entrato in partita, per mancanza di personalità e di esperienza. Resto, invece, convinto, che la ingiusta ed immeritata uscita dall’Uefa League, dopo solo quattro giorni, ha pesato molto più nelle teste che nelle gambe degli azzurri. Per quanto riguarda l’altra metà delle cause della sconfitta con il Milan, il Napoli, può ringraziare il romanista Rosi, che è stato capace, con uno sputo, di fare più danni della grandine. L’istintiva reazione di Lavezzi, ha privato il big match del Meazza, di uno dei suoi sicuri protagonisti. In una partita come quella di ieri sera, gli strappi e le ubriacanti serpentine del Pocho, avrebbero corroborato il gioco del Napoli ed intimorita e squarciata l’armata rossonera. Ben altro discorso va fatto per quanto riguarda il Milan. I rossoneri hanno sapientemente confezionato, con sacrificio ed umiltà, la partita che avrebbe dovuto giocare il Napoli. Ritmo alto, pressing asfissiante ed una squadra “corta” ed “intensa” come poche volte si era visto quest’anno al Meazza. Il merito, naturalmente, va anche ad Allegri, i cui capelli si diradano con velocità pari alla crescita del suo carisma e della sua abilità nella conduzione tecnica e nella gestione del gruppo fatto da tante prime donne. Al tecnico livornese, va dato atto di aver scelto Pato, rivelatosi il vero match winner della partita, spedendo Cassano in panchina e fregandosene dei subliminali consigli di Ibra. Semplicemente tempestivo e perfetto poi, l’inserimento di Boateng nel momento topico della partita, incidendo in maniera decisiva sul risultato, con una sostituzione tanto logica quanto intelligente. Cosa ci riserva ora questo campionato? Semplicemente, un prolungato derby scudetto della Madonnina, con un Napoli, che, appena avrà smaltito le ultime due cocenti delusioni, tenterà di reinserisi al vertice, per riconquistare quel ruolo di outsider, giustamente interpretato finora. Meglio rialzare subito la testa, perché se ci si ferma, per un attimo, a guardare indietro già si intravede irrompere in zona Champions quella travolgente Udinese che ha “asfaltato” anche il Palermo.

La Redazione
C.T.

Fonte: Tuttomercatoweb

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