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Pirlo e Balotelli, i campioni più attesi non hanno deluso. Mario alle spalle dei più grandi

Il 9 e il 10, è il primo film brasiliano di questa Nazionale. L’Italia arrivata a queste latitudini su un bastimento carico carico di incognite ha sdoganato subito i propri «prodotti» più attesi. Altro che bresaola fermata alla frontiera, alimento sconosciuto da queste parti. Di che sapore sia il calcio di Andrea Pirlo, di che colore e che forme abbia quello di Mario Balotelli è stato chiaro subito, quando si è fatto sul serio. Vero che la malattia nostrana è quella di esaltare tutto quello che vola già alto di suo e sotterrare ciò che è già sgonfio. Domani si rigioca e potrebbe anche accadere (non fosse mai capitato…) di buttare a mare quello che era vero il giorno prima. Ma fortunatamente si vive di fatiche quotidiane e oggi non bisogna fare finta che non sia successo nulla.

MAGLIA NUMERO 100 – Partiamo dal carnevale di Pirlo, il regista più serio e formidabile della storia del calcio recente, faccia quasi sempre insondabile ma con colpi traccianti. Le sue giocate hanno gonfiato il cuore anche dei brasiliani che a un certo punto ritmavano il suo nome a ritmo di Maracanà. «E’ un 10 che merita 10», ha sottoscritto il buon vecchio Tostao dopo averlo seguito inventare giocate nello stadio carioca. E’ un peccato, lo avevamo già sostenuto, che qui, nel Paese più rituale del mondo a proposito di calcio, quel numero magico sia attualmente in panchina, sulle spalle di Giovinco, con tutto l’autentico rispetto che merita l’attaccante bianconero, non foss’altro per il coraggio di essersi assunto questa incombenza. Diciamo che una speciale maglia numero 100, celebrativa, sarebbe l’ideale per lo juventino dal volto di ghiaccio, cruccio dei milanisti, gioia e delizia di Prandelli.

PETTO IN DENTRO – Dall’altra parte c’è invece il personaggio più debordante non solo del nostro calcio ma a questo punto anche dell’universo mediatico mondiale. Le pagine dei giornali brasiliani erano un florilegio di gigantografie del suo torso nudo tartarugato che ha fatto impazzire la gente di qui, disabituata a questo tipo di manifestazioni, duramente sanzionate nel Brasileirao. Balotelli, giallo o non giallo, ha voluto mostrarsi al mondo come aveva fatto in Europa. E adesso ha lanciato la sfida aperta prima di tutto a se stesso. E’ stato tema di discussione in questi giorni di tutti gli idoli locali. E se Pirlo, già protagonista assoluto al Mondiale 2006 non aveva certo bisogni di riprove, per SuperMario questa Confederations può davvero rappresentare la consacrazione a livello planetario. I numeri potete leggerli nella tabella qui a fianco. «Voglio battere il record di Riva» aveva detto Balo. «Mi piacerebbe accadesse: sarebbe bello fosse lui il nuovo simbolo dell’Italia, anche come simbolo anti razzista» lo aveva anticipato Rombo di Tuono. Intanto Mario può diventare il miglior giovane cannoniere della storia azzurra del dopo guerra. E’ infatti a un gol da Mazzola, arrivato a quota 10 da under 23, come è ancora Balotelli. In questo senso ha ancora a disposizione almeno le due partite di questo girone, più altre due se approda alla fase finale, prima del suo compleanno agostano che lo porterà nell’inizio dell’età calcisticamente matura.

MATURITA’ – A questo proposito come e cosa sia cambiato in Balotelli, un anno dopo la stecca all’esordio europeo, lo ha spiegato Buffon: «Qualitativamnte è uguale ad allora. Lui sarà sempre così, sarà sempre straordinario come qualità. La differenza è aver potuto giocare con continuità, rispetto a prima; così ha potuto trovare serenità e consapevolezza maggiori. Per noi è un grande vanto averlo come simbolo». E qui, a Rio, dove tutti lo aspettavano con il teleobiettivo spianato, la notte dopo essersi mangiato il Maracanà, cosa ha fatto Mario? Ha cenato in albergo, con Fanny, che lo ha appena raggiunto, insieme a El Shaarawy e ai genitori del Faraone. Dieci anche a lui in questo caso? Il 9 va bene. E oggi è un altro giorno.

Fonte: Corrieredellosport.

La Redazione.

D.G.

 

 

 

 

 

 

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