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Pocho, trascinali!

Lavezzi è il salva-Napoli. Classe, grinta e talento

Toglietegli tutto,ma non  Lavezzi. Perché il Napoli è Pocho dipendente. Il   repertorio dell’argentino è completo. In campo, il  solito spettacolo:  accelerazioni, dribbling, frenate improvvise e qualche prodezza. I gol facili – del  resto – non gli sono mai piaciuti. La miscela-però- si è arricchita di quell’aroma che fa la differenza. Temperamento e grinta, i campioni si  riconoscono proprio così. Lavezzi non gioca per se stesso, il Napoli è sempre in  cima alla lista dei suoi desideri calcistici. Un leader, dunque. Nel vero senso  della parola. Perché trasmette voglia di vincere e una buona dose di tranquillità. Se il pallone scotta, meglio darlo al Pocho. Più sicuro di una banca,  considerando le tempeste  dei mercati finanziari. Lavezzi- invece – è il bello  stabile. La parolina magica si chiama continuità. Prestazioni di livello (alto) che  in parte nascondono le difficoltà conclamate degli altri due tenori. Lavezzi fa gli  acuti, Hamsik e Cavani stonano e storpiano la melodia preparata da Mazzarri.  Quindi meglio affidarsi all’interpretazione, – quasi sempre perfetta – del  funambolo di Villa Gobernador Galvez. Magari gli altri due si decidono  finalmente ad accompagnarlo degnamente. Contro la Juve sarebbe  fondamentale. La Vecchia Signora si è rifatta il trucco ed è ringiovanita: è la più  bella – al  momento – del gran ballo della serie A e vuole invertire la tendenza  negativa al San Paolo. Serve il Napoli. Quello vero. E naturalmente il Pocho  dell’ultimo periodo. Scegliete voi quale. Monaco, Inter oppure Udinese, le perle  di questa stagione sono tante. Il bianconero, poi, lo stimola. Del resto, è un tipo  sveglio. Ci ha messo poco per capire che questa è la partita per eccellenza.  Quasi come se fosse il derby che Napoli non ha mai avuto. Ecco perché si è  adeguato e non ha mai deluso. Irriverente,  addirittura, nei confronti  della  Vecchia Signora del calcio. Veloce e persino decisivo in fase offensiva. Due  prodezze, entrambe al San Paolo. E sempre ad ottobre. La prima nel 2008, al  termine di una rimonta da brividi. La seconda nel 2009, chiusura perfetta della  sinfonia cantata a squarciagola da Fuorigrotta. Davanti al suo pubblico, si è  sbloccato – dopo quasi un anno di astinenza in campionato – e adesso non si  vuole fermare. Tra l’altro, ci è riuscito contro l’Udinese. L’accostamento cromatico è sempre il bianco e il nero. Lavezzi li ha sempre colorati a modo  suo. I sessantamila si aspettano un’altra pennellata delle sue. Lo impone  l’occasione. Perché questa è la partita. E il Pocho non la sbaglia mai.

Fonte: Il Domani dello Sport

La Redazione

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