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Pronto il rinnovo per Zuniga. Benitez lo considera un leader e gli consegna la fascia di capitano

NAPOLI – Giammai avrebbe voluto cimentarsi sulla fascia sinistra. «Piuttosto chiederò di essere ceduto, io ho sempre giocato a destra e so giocare soltanto lì», commentò Camilo Zuniga a settembre del 2011 quando si profilava l’ipotesi di dare un cambio a Dossena che stentava a reggere una partita ogni tre giorni (ed in organico mancava un altro mancino). Poi, il colombiano si convinse a provare. Lo fece quasi per disperazione. L’anno precedente, infatti, aveva giocato a singhiozzo, dovendo rimpiazzare Christian Maggio. E lui chiedeva una maglia da titolare, anche per non perdere il posto in Nazionale. Così cominciò gradatamente, tra un errore e l’altro, a specializzarsi in un ruolo che oggi non ha tanti interpreti in Europa: quello dell’esterno sinistro di un centrocampo a cinque e con l’arrivo di Benitez, anche quello di primo difensore a sinistra in una linea a quattro. In questo avvio di stagione, Zuniga ha dimostrato di aver raggiunto una maturità tecnica tale da diventare uno dei calciatori più richiesti dai grandi club. Benitez gli ha risparmiato solo le gare con Atalanta e Sassuolo, poi il colombiano è stato sempre presente, fornendo anche tre assist: due in campionato, uno in Champions League con il Borussia. Ed ora si candida per tornare al suo ruolo naturale, cioè a destra, quello che ricopriva nel Siena prima di arrivare a Napoli, dal momento che Mesto, sostituto di Maggio, ha giocato quattro gare di fila in quattordici giorni. Zuniga a destra ed Armero a sinistra, questa sarebbe una delle idee di Benitez per comporre la linea difensiva. Due colombiani dai piedi buoni e che sanno anche spingere. Con l’unica perplessità che riguarda l’ex Udinese: la fase difensiva non è il suo forte.

LA TENACIA – Zuniga deve ringraziare solo se stesso se è riuscito a specializzarsi anche a sinistra. Invitato da Mazzarri a cimentarsi dall’altro lato, Camilo ha avuto non pochi problemi ad adattarsi. Accusava troppe amnesie nelle fasi concitate delle gare e soprattutto insisteva in dribbling di troppo per portarsi la sfera sul destro e poterla giocare. Si è applicato tantissimo, ha ascoltato i consigli dell’allenatore e dei compagni, e soprattutto si è rivisto al videotape. Non andava bene quel «tip-tap» prolungato, e non andava bene calare di concentrazione quando l’avversario puntava l’area di rigore. Ed è andato sempre a migliorare, cimentandosi con ottimi risultati sia nella Champions League di due anni fa che anche in campionato, realizzando anche qualche gol importante, all’Olimpico nel 2 a 2 con la Roma. E poi le belle prestazioni con la Nazionale dove giocando a destra riusciva a giocare persino meglio. Mazzarri andava fiero dell’esperimento. In effetti era stata una sua intuizione spostarlo a sinistra e convincerlo di potercela fare. Ma in realtà, senza l’impegno continuo del calciatore e le sue riconosciute qualità tecniche non sarebbe mai arrivato a diventare uno degli elementi più eclettici nella rosa del Napoli. Zuniga, infatti, sa districarsi in quasi tutte le zone del campo grazie alla sua capacità di gestire e controllare la sfera ed alla sua calma, nonché alle sue accelerazioni improvvise.

IL CONTRATTO – Una incomprensione tra il suo procuratore, Riccardo Calleri, ed il presidente De Laurentiis aveva fatto sì che Zuniga per un certo periodo avesse pensato anche di cambiare casacca. Non rinnovava il contratto che è in scadenza nel 2014. Ritenuta troppo alta la richiesta dell’entourage del calciatore. E nel frattempo s’era fatta avanti, seppure nell’ombra, la Juventus. Poi tutto ad un tratto la svolta. Acclamato dai tifosi, Zuniga saltellò insieme con loro in mezzo al campo. Consigliato da Benitez, si convinse a trovare un punto d’intesa con il Napoli. E negli ultimi tempi le parti si sono avvicinate, hanno raggiunto l’accordo sull’ingaggio e sui bonus, manca solo la definizione degli ultimi dettagli (la cifra della clausola), dopodiché Zuniga oltre a fornire belle prestazioni, tornerà a ballare la rebolation sul campo e chissà che non lo faccia già sotto gli occhi di Wenger, suo grande estimatore, nonché coach dell’Arsenal.
Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione
L.D.M.

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