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Quando Ferlaino lanciò Claudio l’enfant prodige

Do you re­member, mister Ranieri? Via Tasso, tra il Vomero e Posillipo, tra il mare e i sogni d’un quarantenne ( e già, 1991!) approdato alla soglia del grande cal­cio di slancio: Diego è or­mai un rimpianto, una nuvola che sta trascinan­do via con sé scrosci di felicità ormai dispersa, e la rifondazione che Cor­rado Ferlaino avvia con­duce all’enfant prodige delle panchine dell’epo­ca, reduce dal doppio sal­to serie C- serie A con il Cagliari. Napoli è insidio­sa e Ranieri la affronta andandosi a tuffare nelle viscere d’una città che viene amata d’incanto, attraversandola per inte­ra tra i vicoli e le sue pe­nombre, nei teatri in cui recitano i fratelli Giuffré ma s’avverte nitida la presenza di un Eduardo che «è assolutamente da adorare » o in quella san Gregorio Armeno ch’è un presepe perenne dal qua­le lasciarsi rapire. Il Ra­nieri partenopeo, ven­t’anni fa, è affamato d’una cultura da divorare vivendo Napoli al di là d’un rettangolo di gioco, osservandola dallo stu­diolo d’una casa nella quale (ma guarda un po’) prima di lui ha abitato Albertino Bigon – e dun­que è cresciuto Riccardo, il ds stasera « nemico » ­assaporandola da un pa­norama mozzafiato o in quelle viuzze inseguite con discrezione, al calar del sole.

Napoli, la Napoli extra­calcistica di Claudio Ra­nieri, è vissuta tra la gen­te, nei pochi ritagli con­sentiti, stringendo amici­zia con la gente comune, con gli artigiani, con pa­dre Gennaro Matino, di­venuta una guida, lo specchio per la propria anima, il padre spirituale rimasto nel tempo un punto di riferimento.

Ma Napoli, per Ranie­ri, è anche altro: è un av­vio di carriera faticoso, una gavetta completata in due tappe a Pozzuoli, con il Campania, tra un esonero per far posto pri­ma a Bean e poi a Ram­bone ed una rentrée amarissima. Il passato che ritorna è stasera, nei frammenti che riemergo­no e lasciano rivedere il primo Ranieri ( 1987- 88) domiciliato – ma che combinazione – a due passi dall’attuale casa Mazzarri e il secondo Ra­nieri ( 1991- 1992) che profuma ancora di san Paolo, di Soccavo, che ri­conduce a «don» Pasqua­le, il fruttivendolo di via Tasso tifoso del Cagliari e dunque sostenitore a prescindere, che spinge a sentire don Gennaro Ma­tino per un saluto carico d’affetto. Ranieri ricor­da…

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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