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Quattrocento volte per essere Mazzarri

Il tecnico azzurro: "Il mio pensiero è rivolto alla gara di Torino"

Quattrocento volte da Walter Mazzarri. Quasi quattrocento. Un bel po’ incappottato e poi anche senza giacca in mezzo al gelo. Tante con le sigarette e tante vietato fumare; una sfilza sorridendo ed esultando, altre anche imprecando. Con il sole e con la pioggia, il freddo e il caldo. La voce roca e l’influenza. Il dualismo con Mourinho e la reciproca stima. Il batticuore e la pressione alta. Saltando come un grillo. Abbracciandoli tutti e incassando qualche vaffa. Ma sempre con il cuore e la passione: domenica a Torino, in occasione della partita con la Juventus, l’allenatore del Napoli brinderà alle sue prime 400 panchine tra i professionisti in Italia. Dalla C alla Champions sempre con lo stesso profilo e le stesse idee: calcio allo stato puro. E che calcio: da godere, fumare, insegnare.

IL FILM  – E allora, complimenti doppi: il Premio Bearzot, assegnatogli ieri, e poi domenica il traguardo di 400 panchine sin dal 2001. Partendo da Acireale, terra di mare e barocco siciliano: 31 partite lanciato da Pulvirenti, nella vecchia C-2. Poi, il salto in C-1 a Pistoia; la B a Livorno, a due passi dalla sua San Vincenzo, con la promozione diretta in A, mai più abbandonata da Mazzarri; tre anni e la clamorosa impresa-salvezza con la Reggina nel 2007, partendo da -11, con tanto di cittadinanza onoraria di Reggio Calabria; due anni alla Samp, con Cassano e l’Europa League. Infine il Napoli, il capitolo più intenso. Il capolavoro compiuto con una rosa ottima ma non ancora eccellente: sogno scudetto, qualificazioni in Europa League e in Champions. Città e squadra di nuovo sulla luna e la palma di miglior espressione di calcio italiano. Con tanto di studi esteri.
LA GIOIA – Beh, non male per le sue prime 399 partite e i suoi primi 50 anni, non crede? « E’ un grande orgoglio festeggiare questo traguardo. E ancor di più farlo da allenatore del Napoli. Su questa panchina. Non sono mai stato molto attento a certe cose, però devo dire che 400 gare tra i professionisti, partendo dalla C-2 e arrivando fino a alla Champions, hanno un sapore speciale ». In veste di tecnico può risultare simpatico o antipatico, certo, ma c’è poco da fare: il suo calcio entusiasma. E non è un caso che, sin da Acireale, non sia mai stato esonerato in carriera. Fedina pulita e l’orgoglio di essere partito da zero: gavetta vera, per lui. I campi di terra e poi l’elite. S’è fatto da solo, Mazzarri: « Probabilmente è anche per questo motivo, se 400 partite hanno un sapore speciale ».
LA FINALE JUVE – La statistica e la celebrazione meritata, d’accordo, ma poi? « Lavoro. Soltanto quello ». Chiodo fisso. E la solita storia: « Siamo già concentrati alla prossima domenica. A questa partita delicatissima ». Rumore tipico toscano di “c” aspirate ed “s” calcate. Il Catania non è ancora digerito, ma davanti c’è la Juve. L’imbattuta. E la folle rincorsa al terzo posto. A proposito: Mazzarri, lei ci crede ancora? « Lo sapete, io vivo giorno per giorno e guardo a ogni singola partita senza fare calcoli. Non vado mai oltre il prossimo impegno. Posso soltanto dire che siamo già carichi e concentratissimi per la finale con la Juventus ». Di Coppa Italia? « No, la gara di domenica: sarà una finale ».
SENZA LIMITI – Non si sbilancia mai, l’allenatore azzurro. Però il segnale è chiaro: « L’unico nostro obiettivo è arrivare più in alto possibile. Non mi pongo traguardi particolari ma neanche limiti ». E allora, non resta che aspettare domenica: 399 e poi 400. In un clic di Juve-Napoli. Momento migliore non poteva scegliere.
Fonte: Corriere dello Sport
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