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Qui Afghanistan: «Forza azzurri» anche da Herat, il club Napoli tifa Lavezzi e Vargas

Quinto compleanno per il sodalizio die militari campani in missione

C’è chi ha fatto foderare l’interno del suo basco di celeste e ci ha fatto ricamare la scritta «napoletano al 101%». Tanto per ribadire le proprie origini partenopee. Anche in Afghanistan. Prima di partire per la missione hanno infilato nel loro zaino sciarpe e bandiere del Napoli. Un modo per sentire meno la lontananza dalla propria famiglia e dalla propria città. Il Napoli Club Herat festeggia quest’anno il suo quinto compleanno. È stato fondato nel 2007 in Afghanistan da un gruppo di militari campani tifosi della squadra partenopea e da allora è cresciuto nel tempo fino a raggiungere la quota di circa 400 iscritti. Nel 2010, l’allora presidente del club, il maggiore Giuseppe Annecca, ha nominato presidente onorario il reporter di Sky Tg 24, Roberto Stoppelli, napoletano doc.
«Il Napoli è una fede e non si può rinunciare a seguirlo anche quando si è lontani» ribadiscono gli iscritti del club. Sede ufficiale del Napoli Club Herat è la mensa di Camp Arena, sede del Regional Command West, il comando a guida italiana che è situato nell’ovest dell’Afghanistan. Sono centinaia i militari italiani di origine campana che prestano attualmente servizio lì e sono dislocati oltre che ad Herat anche nelle fob, le basi avanzate di Bala Murghab, Shindand, Farah, Bala Balouk, Bakwa e del Gulistan e nei vari «combact out posting».
La mensa, all’interno della quale lavora un manipolo di soldati campani, è il cuore pulsante di questo club. Il caporal maggiore capo scelto Antonio Novizio di Sant’Agata dei Goti per la foto di gruppo ha scelto di indossare una sciarpa sul quale campeggia la scritta «Napoli…so pazz e te». «Qui, a causa del fuso orario, siamo tre ore e mezzo avanti e dobbiamo aspettare mezzanotte e mezza per vedere le partite del Napoli quando gioca la sera – racconta Antonio – L’indomani dobbiamo svegliarci prestissimo per preparare il pane ma il sacrificio non ci pesa». A controllare che tutto fili liscio in mensa il primo maresciallo luogotenente Salvatore Petrellese di Afragola. «Quando gioca il Napoli discutiamo tra di noi della possibile formazione che scenderà in campo» confessa il caporal maggiore capo scelto Giuseppe Affinito di Maddaloni.
«Per scaramanzia, durante la partita, non facciamo entrare nella stanza tifosi che non siano napoletani» chiosa il caporal maggiore capo Antonio Iannotta di Sant’Agata dei Goti. Il successo del club è stato tale che sono state aperte delle succursali anche nelle basi avanzate. «Sono stati creati anche dei Club Napoli a Bakwa e a Shindand» spiega il caporal maggiore capo scelto Vincenzo Pellecchia di Melito di Napoli.
Il loro idolo? Non hanno dubbi: è Lavezzi. «Siamo molto dispiaciuti dell’infortunio subito dal Pocho» sottolinea il caporal maggiore capo Giovanni Suppa di Maddaloni. «Siamo molto orgogliosi del nuovo acquisto Vargas e siamo certi che il suo apporto sarà fondamentale per la squadra» aggiunge il caporal maggiore capo Clemente Russo, di Maddaloni, cugino dell’omonimo campione di pugilato. «Ormai anche gli afgani che lavorano con noi in mensa hanno cominciato a tifare Napoli» ammettono il primo caporal maggiore Graziano Cafaro di Nocera Inferiore e il caporal maggiore Gioacchino Merola di Maddaloni. Un’integrazione pienamente riuscita tanto che può capitare di sentire i lavoratori afgani della base pronunciare espressioni del tipo: «Va a faticà», «tiene l’ansia», «pover omm» e «scindm da cuoll».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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