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Raid allo stadio di Quarto, nel mirino la squadra anticlan

Nel bel campo in erba sintetica che potrebbe far invidia al San Paolo, tutta la rosa dei 24 calciatori si allena sotto lo sguardo dell’allenatore Ciro Amorosetti. A pochi metri, sopra la porta d’ingresso a metà della rete di recinzione, la targa del Comune rende visibile e chiaro la proibizione all’interno dello stadio «Giarrusso»: «È assolutamente vietato giocare od allenarsi sul manto erboso del rettangolo di gioco se non autorizzati».
Insomma, qui dentro possono entrare solo i calciatori della Ssd Quarto, la squadra del campionato di Promozione diventata simbolo di legalità applicata al calcio. Negli ultimi giorni, il furto di 30 paia di scarpette negli spogliatoi e il tentativo di incendio a un palo e alla rete della porta a destra delle tribune ha fatto temere pericoli di intimidazioni camorristiche. Ma Luigi Cuomo, amministratore unico della squadra e da tempo impegnato sul fronte antiracket con l’associazione Sos impresa, sminuisce: «Siamo propensi a ritenere questi episodi dei semplici atti di vandalismo. Certo, nulla si può escludere, ma riteniamo che siano stati solo dei ragazzini che, da mesi, non possono più entrare e giocare su questo campo come facevano in passato. Credo che le cose stiano così».
Poco più di tremila euro di danni, la squadra pronta alla prima partita di coppa Italia e di campionato, in due anni il Quarto calcio ha azzerato l’immagine negativa di squadra-giocattolo del presidente Castrese Paragliola, imprenditore ritenuto affiliato al clan camorristico dei Polverino finito in carcere. Oggi, la società e la squadra, sviluppando un’idea partorita dal pm della Dda Antonello Ardituro, sta diventando un simbolo sportivo di testimonianza contro la criminalità organizzata.
Dopo un anno di amministrazione giudiziaria, in estate è nata la nuova società che ha fatto dell’azionariato popolare la sua forza: la Nuova Quarto calcio per la legalità. Nelle prime due settimane, sono arrivate 180 adesioni. Ce ne sono anche da Napoli e da fuori Campania. Tra i primi azionisti, imprenditori impegnati sul fronte antiracket. È una scommessa, in un territorio a lungo, e senza alcuna guerra contro altri gruppi camorristici, controllato dal clan Polverino di Marano.
Dice il direttore sportivo, Agostino Orlando, mentre guarda una quarantina di ragazzi pronti a sostenere il provino per entrare nella formazione giovanile: «In passato, la squadra è arrivata in serie D. Ora, dopo un anno di transizione e di retrocessione, si riparte con una rosa di tutto rispetto. Speriamo di poter ritornare nella serie superiore».
Non c’è preoccupazione per le scarpette rubate, o per la porta danneggiata che era comunque da sostituire. Ma Luigi Cuomo annuncia: «Tra non molto, tutto il campo sarà vigilato da telecamere di sorveglianza. Quindi anche chi arriverà qui per compiere atti di vandalismo rischierà di essere individuato. Intendiamo installare ovunque avvisi sulla sorveglianza video».
C’è chi ricorda che, su questo campo, anche in passato e anche con la presidenza Paragliola, ci sono state incursioni e danni: panchine manomesse, altri furti di scarpette. Aggiunge il direttore sportivo Orlando: «Credo che un avvertimento di camorra, o un atto di intimidazione abbia altre caratteristiche».
Resta l’incognita delle simpatie che riscuoterà la squadra fresca di restyling. Chi sposerà sul territorio il binomio legalità-calcio? Dice il gestore del piccolo bar interno al campo: «Lo scorso anno, di spettatori se ne sono visti pochi. A volte, eravamo appena una decina, la tribuna era quasi del tutto vuota. Speriamo che quest’anno sia diverso».
Anche di simboli ed esempi, non solo di repressione, si nutre il fronte anti camorra. Dallo sport più popolare, il calcio, può nascere un’altra speranza sul territorio flegreo. Le risposte si attendono anche dalla vendita degli abbonamenti, nei prossimi giorni. Si vedrà.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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