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Rapine e bagarini, De Laurentiis dal pm

L’audizione alla vigilia della partita con il Chievo: colloquio durato due ore

Il rapporto con il tifo organizzato, la presenza di frange violente di tifosi dentro e fuori gli spalti. Poi: il fenomeno del bagarinaggio, la gestione degli steward, i biglietti omaggio, gadget e trasferte.
E non è tutto: in ballo ci sono anche gli interessi economici in vista della Champions (martedì al San Paolo è atteso il tutto esaurito per il Chelsea), un club cresciuto in termini di fatturato e che ha sempre tenuto a distanza ambienti del tifo organizzato ritenuti sospetti. È lo scenario che ha spinto ieri mattina la Procura di Napoli a convocare Aurelio De Laurentiis come persona informata dei fatti. Tecnicamente si tratta di una «sit» – un verbale di sommarie informazione – nel corso di uno dei fascicoli aperti dal pool reati da stadio guidato dal procuratore aggiunto Gianni Melillo. Un paio di ore, tanto è durato l’interrogatorio in Procura del presidente del Napoli. Appuntamento dopo le dieci, De Laurentiis sfoggia un sorriso sereno quando lascia il palazzo del Centro direzionale. Ma ad ascoltare il patron azzurro, l’aggiunto Melillo non era solo. Accanto a lui, anche il pm Antonello Ardituro, titolare delle indagini sui petardi lanciati durante la partita di B Napoli-Frosinone, quella del tentativo di mettere sotto scacco il club azzurro da parte di una certa tifoseria organizzata. Uno scenario che potrebbe riproporsi oggi in forme diverse, visto anche il volume di affari movimentati da una compagine societaria in crescita.
Da allora – da quel Napoli-Frosinone del 2007 – ci sono stati arresti e sequestri, un distacco netto rispetto a violenti e trame organizzate, anche se alcuni eventi consumati negli ultimi mesi hanno inevitabilmente acceso i riflettori sul pianeta Napoli, su ipotesi di pressioni nei confronti di esponenti della società azzurra. Calciatori derubati, strane aggressioni a manager e parenti di giocatori, piccoli episodi predatori che hanno fatto registrare numeri significativi in poche settimane. Una indagine, tante facce. Tante storie che finiscono nello stesso fascicolo: furti, rapine o episodi di danneggiamento, c’è una regìa? Negli ultimi tempi, la società ha subìto richieste da parte della «piazza»? C’è un clima di intimidazione attorno al club azzurro? Scenario poco fluido, difficile ricostruire la storia dei rapporti tra il Napoli e alcune frange del tifo organizzato. Cinque anni fa, dopo il lancio dei petardi durante Napoli-Frosinone, De Laurentiis non ebbe alcuna esitazione a denunciare, a fornire un contributo decisivo per bloccare sul nascere un tentativo di estorsione nei confronti del Napoli. Oggi come allora, c’è un clima di massima attenzione attorno al Napoli. Non è impossibile che in questi mesi siano stati avvertiti momenti di fibrillazione, segnali che potrebbero non essere passati inosservati. Probabile che qualcuno ci abbia provato, che abbia lanciato messaggi a scopo intimidatorio nei confronti del club, vedendosi comunque serrare le porte in faccia. Indagine su più livelli, dai problemi ambientali si passa a ragionare con De Laurentiis sui rapporti con il Comune, sulla convenzione che lega Palazzo San Giacomo e club azzurro in merito all’utilizzo dello stesso stadio di Fuorigrotta. E non è tutto. Interrogatorio esplorativo, sono tanti i punti da mettere a fuoco dal pool che lavora sui reati da stadio, su quanto può accadere in una zona come il San Paolo. È così che con il presidente si ragiona anche di calcioscommesse. Poche domande, nel corso del fascicolo che batte l’ipotesi di combine consumate nel campionato dello scorso anno. Ci sono delle telefonate intercettate e un clima che si è fatto improvvisamente pesante attorno al Napoli, forse anche per colpa di chi ha provato a mettere le mani sul miracolo economico del club azzurro.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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