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Reja: “Benitez è stata una grande scelta da parte del Napoli”

L'ex tecnico azzurro: "Mi piacerebbe allenare un club straniero"

Il tour della memoria è una raffica d’emozioni per uomini forti (veri, seri) che dalla Costiera Sorrentina sino a Lucrino fa venire la pelle d’oca: e mentre i ricordi s’accavallano (qui si andava a cena…qui si festeggiò la promozione in A…) la sposa e il marito che cingono Edy Reja per la foto da infilare nell’album trascinano nel limbo del delirio. «Questa non m’era ancora accaduta». Il mare che bagna Napoli (intera) è un poster che induce alla felicità estrema, panorami mozzafiato in cui perdersi, ma l’approdo a Capo la Gala, in quella Vico Equense paradisiaca, è surreale, favolistico, e induce a riattraversare se stesso, da Reja a Reja, l’intramontabile gentiluomo della panchina. 

Vedi Napoli e poi…
«Avverti un senso di benessere diffuso. Me la sto godendo pure stavolta e ogni volta scopro quanto la gente mi voglia bene, sempre di più. Una sensazione gratificante: tornarci allo stadio da ex fu spettacolare, ma accorgersi che per strada il piacere è identico mi stordisce».

De Laurentiis ha pensato a lei per affidarle (eventualmente) la guida d’un club da acquistare all’estero.
«Un’altra esperienza lontano dall’Italia non la disdegnerei, perché qui da noi le pressioni sono enormi e ormai sono propenso solo a scegliere situazioni più tranquille. Io con Aurelio ho un rapporto di autentica amicizia, che lui manifesta ripetutamente. Posso permettermi di sostenere che in lui c’è il d.n.a. del vincente: e il campo lo conferma. I cinque anni qui sono stati di una intensità quasi unica. Con l’inglese me la cavicchio, lo spagnolo è accessibile…». 

Il Napoli ha scelto Benitez.
«Un profilo elevatissimo di professionalità. Un personaggio indiscutibile, con una storia personale che lo racconta. Precursore e anche un autentico signore: andai a studiarlo al Valencia, mi accolse con genuino trasporto. Restai con lui una settimana e capii che aveva il gusto di innovare».

Un uomo anche tecnologicamente avanzato.
«Non gli bastava studiare la sua squadra al video, volle le telecamere negli angoli del campo per poter osservare la squadra in ampiezza e pure nella zone in cui l’obiettivo altrimenti non sarebbe arrivato. Ha squadre sempre organizzate, copre e riparte, non offre agli avversari riferimenti e per i suoi centrocampisti c’è da divertirsi. Immagino Cavani con lui… La scelta è di enorme livello, perché Benitez non ha paura di niente». 

Hamsik, un suo pupillo ed allievo, non chiede altro.
«Dopo venti minuti che arrivò al Napoli capii che avevo a che fare con un talento fuori dal comune. Lui è nato leader, sempre più maturo degli anni che ha, già da ragazzino; e ora che si è completato, è un faro. L’ho seguito nell’ultima stagione, ha dato continuità alle prestazioni»:

La sua Lazio ha vinto la Coppa Italia…
«Ho fatto i complimenti a Lotito. Ma li merita anche Petkovic, al quale va la mia stima».

Napoli e Lazio, dove lei ha seminato.
«Ho avuto soddisfazioni, riconoscimenti. A Roma ho chiuso con 62 punti e non sono bastati per la Champions, ma sono fiero di quello che siamo riusciti a creare».

L’allenatore più bravo in questo momento?
«Conte e non solo per gli scudetti vinti. Anzi, forse quello è persino il dato meno rilevante: mi colpisce per la credibilità che gli viene riconosciuta dalla squadra. E’ il trascinatore, la Juventus ha un’anima e una identità che le ha conferito il proprio tecnico». 

La rivincita della difesa a tre…
«E pensare che quando decisi di cambiare il Napoli, dopo una sconfitta in B, a Bergamo, qualcuno mi dava del vecchio». 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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