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Riceviamo e pubblichiamo: Memoria e riconoscenza…

La memoria è una ricchezza. La riconoscenza  è un dono. Memoria e riconoscenza sono come gemelli siamesi : difficile immaginare l’una senza l’altra. La memoria produce riconoscenza e quest’ultima produce sentimenti positivi e per la legge della proprietà transitiva potremmo dire senza sbagliarci più di tanto che la memoria , se conservata bene , genera emozioni positive soprattutto se l’oggetto del ricordo è il nostro grande Pocho.

Arrivato come uno sconosciuto in mezzo alla diffidenza di una città che ritornava in serie A e non ancora libera di un passato difficile e doloroso, con il suo sguardo basso, con le sue accelerazioni, con le sue repentine ha conquistato il cuore dei tifosi e il rispetto degli avversari. Canzoni e cori per il Pocho come ai tempi di Diego : Napoli ritornava ad amare davvero un giocatore. 

Ancora un altro argentino.

Sono passati quattro anni , sono cambiati dirigenti, allenatori, compagni di squadra. Forse è cambiata la sua vita privata. Ma non è cambiata la sua corsa sugli esterni del terreno verde, non è cambiato l’alzarsi in piedi dei tifosi ogni volta che lui ruba metri agli avversari, non è cambiato quel suo arretrare fino a metà a campo a prendere in mano la squadra sobbarcandosi l’intero peso del gioco. Non è cambiato il suo sacrificio per la squadra. E’ cambiato persino il suo numero di maglia ma non la sua voglia di vincere e di entusiasmarci tutti.

Innumerevoli volte è stato l’uomo in più a spingerci verso i tre punti cosi come innumerevoli volte lui non si è arreso quando il resto della squadra con il fiato corto era pronta alla resa.

Lavezzi è stato, Lavezzi è, Lavezzi sarà. Quella maglia cucita addosso e quel pubblico che lo ama non perchè è un cecchino implacabile ma semplicemente perchè vederlo giocare tocca il cuore. Emoziona. Ti fa sentire un passo avanti gli altri, perchè il Pocho lo abbiamo noi e nessun altro.

La memoria è una ricchezza e noi lo ricordiamo proprio quando tantissimi stanno chiudendo il cassetto della memoria con la mano della rabbia per la maledettissima notte spagnola, perchè noi crediamo che non debba essere una notte maledetta (o più di una, non conta) a farci dimenticare un uomo che da 4 anni arriva con la maglietta bagnata a fine gara, e con più forza che mai noi ora gli stiamo vicini. Perchè lui è il Pocho , e come si dice quando si ricorda un altro argentino più celebre, chi ama non dimentica. 

La memoria produce riconoscenza e la riconoscenza apre al futuro quando le ombre del presente minacciose sembrano dominare.

di Alessandro Tullio e Gaetano Savastano del gruppo “Amo il Napoli Calcio”

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