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Ruiz: “Il Barca mi disse no, ora mi sento in paradiso”

La storia del difensore azzurro

« Devi farcela. Vedrai che ce la farai. Ora andremo al­la cantera del Cornellà de Llobregat, lì c’è meno competizione » .

Josè Ruiz Torre, papà di Victor, di­fensore del Napoli, rincuorava il figlio dodicenne che era stato appena scarta­to dal Barcellona. Voleva a tutti i costi che arrivasse lì dove non era riuscito a lui. D’accordo anche mamma Nuria. Josè, dipendente di una ditta di spedi­zioni, è un catalano tenace, caparbio, con un altro figlio più grande di Vic­tor, Ruben, che del calcio non ha voluto sentir par­lare. « Anche mio padre era difensore ma non è andato oltre i campionati minori – racconta Victor –Io, invece, nasco esterno sinistro offensivo. A otto anni entrai nella ” cante­ra” del Barcellona, a do­dici mi ritrovai nel Cor­nellà e a quattordici nel vivaio dell’Espanyol. E’ qui che ho cominciato a cimentarmi da centrale in una difesa a quattro. Ed è proprio alla seconda partita ufficiale con la maglia dell’Espanyol che affrontai il Barcellona. Perdemmo, ovviamente. Una volta sola abbiamo pareggiato con loro. Ma è un derby sentitissimo. Per me, poi…» .

RIVINCITE –Per lui che è stato sull’altra sponda ed è stato bocciato, il Barça viene visto come la rivale per eccellen­za. «E lunedì sera pagherei di tasca mia per giocare ma rispetto le decisio­ni dell’allenatore– confessa Ruiz –Mazzarri mi sta insegnando tante cose. Mi affido a lui, saprà lui se è il caso di impiegarmi. Intanto per loro, sarà una serata speciale. Il trofeo Gamper( il nome del fondatore e primo presiden­te del Barcellona, ndi)segna l’inizio della nuova stagione e vengono pre­sentati i nuovi giocatori, immagino che ci sarà anche Fabregas» .

Ruiz non ha più dimenticato gli anni vissuti nella cantera dei blaugrana:«La selezione è durissima, se non di­mostri di avere delle qualità, vieni scartato dopo un po’. Con me hanno aspettato quattro anni, evidentemente ci contavano. Ma non me la presi più di tanto quando dovetti lasciare. Ero pic­colo e ancora non mi rendevo conto. Conservo però degli amici di quel pe­riodo; uno di questi è Bojan che è pas­sato alla Roma; poi c’è anche Jordi Al­ba che gioca nel Valencia. Con Bojan ci sentiamo spesso. Mi ha chiamato per sapere com’è il calcio in Italia. E io ho telefonato a lui dopo la sconfitta con il Valencia. Gli ho detto di stringere i denti perchè in Italia so­no maestri della fase di­fensiva. Si gioca in ma­niera completamente di­versa. E gli ho anche det­to di non badare troppo alla critica. Anche le tifo­serie sono diverse, molto più calorose» .

AMBIENTE –E’ rimasto im­pressionato dell’acco­glienza ricevuta a Napoli: «Qui è diverso da altre parti. Ti fanno sentire im­portante anche se giochi meno. E’ stato bellissimo per me ricevere tanto ca­lore per ambientarmi. Ho preso casa a Posillipo. Non lontano dagli altri sudamericani con i quali ho legato parecchio. Al­l’inizio sono stati con me i miei genitori. Poi è arri­vata Noelia, la mia ra­gazza. Ci troviamo bene. La città è par­ticolare. Di recente sono stato anche a Roma, altra bella città ma non così semplice e cordiale come Napoli» .

PROFILO –Ruiz ha interrotto gli studi per dedicarsi al calcio. Ama giocare il “pa­del tennis”. Letture leggere nei ritagli di tempo. Va matto per la mozzarella di bufala. E gli piacerebbe ricalcare le or­me di Ranocchia: «Anche lui così gio­vane e capace di arrivare fino alla Na­zionale. Spero un giorno di diventare titolare nel Napoli ed essere convoca­to nella Roja, la nostra selecion» .

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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