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Sciabola – Il bronzo è napoletano

L’Italia batte la Russia Occhiuzzi, seconda medaglia per Tarantino l’addio sul podio

Il tempo va di fretta, stasera l’Olimpiade sarà esattamente a metà strada e il piatto azzurro delle medaglie un po’ piange. Le 26 ipotizzate da Petrucci prima della partenza sono un traguardo ancora lontano (siamo sotto la metà) e ogni giorno che passa sempre più difficile da centrare. Anche perché la lista delle occasioni perdute (Pellegrini, certo, ma non solo) è già lunga e non è facile capire dove sarà possibile recuperare il metallo perduto.
Senza contare che, a rendere anche meno brillante il bilancio generale e a sollevare perplessità, la statistica indica impietosamente che la metà del bottino arriva dalla scherma: sei medaglie su dodici (due per ogni colore), per l’orgoglio smisurato degli spadaccini e un sempre più diffuso disagio del Coni. Per ora il resto dello sport ha dato davvero poco. E se non è ancora il momento dei bilanci, di sicuro da qui alla fine servirebbe un mezzo miracolo per sistemare le cose.
Invece sarà più complicato sistemare i conti. Perché le medaglie delle squadre sono bellissime ed emozionanti, però pesano come le altre nel computo totale ma quattro volte di più sul conto in banca: così, in una settimana esatta, il credito accumulato dagli schermitori nei confronti del Coni ammonta alla stratosferica cifra di un milione e 385mila euro (un milionecentoventimila solo nelle ultime 24 ore). E, con altre due prove a squadre davanti (oggi la spada femminile, domani il fioretto uomini), il rischio che il saldo subisca altri potenti scossoni è piuttosto forte.
La medaglia numero sei delle pedane (bronzo, come a Pechino) è arrivata ieri, prima di cena, implacabile e puntuale, firmata stavolta dal quartetto dei maschi della sciabola ed è stato un altro piccolo, grande capolavoro, targata Napoli e costruito con coraggio e pazienza e anche un pizzico di fortuna, fin dall’inizio. Infatti, di prima mattina, è stato da brividi, nel primo turno, il 5-0 con cui Aldo Montano ha incredibilmente salvato la squadra da un’eliminazione che sembrava inevitabile: dal 44-40, con i bielorussi a una sola stoccata dalla vittoria, al 45-44 finale, all’ultimo assalto perfetto, percorso netto nel delirio del palazzetto e degli azzurri, per una rimonta da togliere il fiato. Poi, dopo il ko senza attenuanti contro i coreani in semifinale, il trionfo nella finalina sui russi, e anche qui con il valore aggiunto della riserva che diventa protagonista, di Luigi Samele, foggiano, 25 anni, il ragazzino del gruppo, che non solo prende il posto di Tarantino che dal podia darà l’addio all’attività agonistica, ma lo fa da trascinatore, tenendo a galla una squadra piuttosto in età (media sui 32 anni), dunque piuttosto stanca e dolente.
Quando entra lui siamo sotto 10-7, quando esce per lasciare il posto ad Occhiuzzi, argento nell’individuale, siamo 15-14 per noi. Quando dà il cambio a Montano (combattente ma di nuovo sofferente, dopo il recupero lampo che lo ha portato a Londra contro tutte le previsioni) siamo di nuovo dietro, ma Samele non si spaventa, impugna la sciabola e ci riporta avanti. È il sesto assalto, i russi provano ad inseguire, ma stavolta non ci prendono più, come direbbe il presidente Pertini.
Russia ancora ko, come la sera prima nel fioretto femminile. Medaglia olimpica per la sciabola, che da tre edizioni è sempre sul podio. Le storie della scherma davvero non finiscono mai.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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