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Scontro sulla convocazione di Chiellini. Conte: “Non è stato educato”. Prandelli: “Decido io chi chiamare”

C’eravamo tanto odiati magari no, non ci siamo mai piaciuti sicuramente sì. La grande antipatia di Conte per Prandelli e viceversa è il film in onda sugli schermi del calcio italiano che rischia di vincere l’Oscar al contrario, e il maleducato sussurrato in nottata dall’allenatore juventino al ct per le modalità della convocazione di Chiellini («decido io chi chiamare» la secca risposta del tecnico azzurro) è solo una conferma. Troppo diversi gli stili dei due, persino ai tempi in cui giocavano: tanto era compassato e moderatamente elegante Prandelli, quanto dinamico e invasato Conte.
«Prandelli ha convocato Chiellini infortunato senza telefonarmi, non è stato educato», l’acido attacco ribadito dall’allenatore bianconero. «Io ho il diritto di chiamare un giocatore che va in panchina», la replica secca e ben scandita di Prandelli. Juve contro Italia, Italia contro Juve. O meglio la nazionale e il suo movimento uno contro l’altro. Due modi opposti di pensare: Conte l’avvelenato, Prandelli l’etico. Conte, dopo Milan-Juve, ha lanciato il suo attacco a sorpresa. «Chiellini è fermo da tre settimane, e ora Prandelli lo convoca. Mi sarei aspettato una sua telefonata, e invece nulla: non è un comportamento educato», l’affondo ripetuto da Coverciano alla consegna della panchina d’oro. «Io ho il diritto, e dico il diritto, di convocare un giocatore che è disponibile», l’incipit del tecnico della nazionale, in partenza per Madrid e poco concentrato sull’imminente Spagna-Italia. «Se un giocatore non è a disposizione, come Balotelli, non lo chiamo. Se sta recuperando da un infortunio lo chiamo, come De Sciglio. Chiellini aveva dato disponibilità». Ecco spiegata la convocazione del difensore, da parte sua imbarazzato al raduno azzurro («nella polemica non entro, sono qui per recuperare e tornare al 100%»).
Ma resta aperto il grande caso, il rapporto personale con Conte. E la difficile diplomazia con i club in generale, come dimostrano le critiche che arrivano anche da Garcia per il caso De Rossi. «In questi ultimi due anni ho avuto un rapporto con tutti gli allenatori – la risposta piccata di Prandelli- Abbiamo girato l’Italia, ci siamo resi disponibili sette giorni su sette ventiquattro ore al giorno. I nostri medici si sentono con quelli dei club negli ultimi quindici giorni prima di una partita, a tutti rispondiamo. A tutti gli allenatori che chiamano…». Perchè in passato, è il messaggio subliminale, l’Italia ha tenuto conto delle esigenze dei club facendo ruotare giocatori sovraccaricati: Pirlo, su tutti. Proprio il regista bianconero era stato finora l’unico precedente di attrito: da Torino filtrò per le partite dello scorso autunno il fastidio per una chiamata, e il ct rispose con un «glielo dite voti ad Andrea di saltare una presenza azzurra?». Era la punta di un iceberg.

Fonte: Il Mattino.

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