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“Sponsorrizzopoli” – Faustinho: “Mi chiesero 30/40mila euro per una Primavera”

L'ex allenatore delle giovanili azzurre racconta la sua amara esperienza

La sensazione è quella che Metropolis e Resport.it abbiano scoperchiato il vaso di Pandora. In realtà a scoperchiarlo sono stati proprio gli allenatori. E’ bastato qualche articolo per abbattere quel muro di omertà che si era creato intorno ai tecnici che comprano le panchine.
L’ultima denuncia in redazione è arrivata da Ivan faustinho, 43 anni, ex tecnico di Sorrento, Puteolana, Terzigno e delle giovanili del Napoli, con un’esperienza anche con la Primavera.
Anche per lui, una storia simile a quella di Soviero. Per allenare una Primavera di una squadra di serie B gli fu chiesto uno sponsor: “Avevo un contatto con una società di serie B non campana, c’era la possibilità di allenare la Primavera, ma questi mi hanno chiesto sui 30, 40mila euro. La scelta era tra me e un allenatore che oggi è famoso in Lega pro e portava 4 o 5 ragazzi i cui genitori a loro volta mettevano 20, 30mila euro, garantendosi l’ingaggio. Me lo chiese un mio amico procuratore, persona fidata”.
Ovviamente non se ne fece nulla: “Questo mio amico che mi conosce, disse subito che io queste cose non le facevo. Ora sono due anni che non trovo squadra, una volta poteva essere per meritocrazia e mancanza di esperienza, ma il fatto è che siamo tanti e le squadre sono poche e diminuiscono sempre di più. L’Aiac organizza corsi e stracorsi ogni anno, ma gli aggiornamenti a cosa servono se poi non c’è la possibilità di andare in panchina? Con questo malcostume, non so dove si possa arrivare”.
Una denuncia in piena regola alla categoria: “Ce l’ho con i miei colleghi che sono l’anello debole del giocattolo, perché arriva il presidente e ti impone giocatore, poi ti vogliono imporre formazioni, e dopo tutto questo c’è la guerra tra colleghi che poi vanno in giro a vantarsi di allenare in Lega pro”.
Faustinho ha ottenuto quattro anni fa il patentino di seconda categoria, che gli consente di allenare anche in Lega pro: “Il fenomeno non è soltanto relativo ai dilettati, c’è gente che fa questi lavoretti anche tra i professionisti, non è un problema solo della serie D e in Eccellenza, attenzione. Un tempo c’era il miraggio del patentino di allenatore professionista, adesso hai l’applicazione ma non serve a nulla”.
Ovviamente, restare senza squadra pur sapendo di avere delle qualità comporta dei problemi notevoli anche sotto il profilo dell’auto-stima: “Queste situazioni si vivono male. Abbiamo famiglie, si coinvolgono nei nostri stati d’animo anche le persone care. Se c’è un giro di denaro si danno posti di lavoro, nel calcio accade il contrario”.
Un fenomeno che è degenerato con il passare degli anni: “Un tempo dicevi mi devo mettere in fila, ora il problema è moltiplicato per dieci. Vedi che ti passa avanti gente perché ha lo sponsor, è una situazione che vivi in maniera frustrante. Prima c’era l’esperto che aveva dieci campionati in più e l’accettavi, ma adesso non è così. Nel mio piccolo un po’ di curriculum ce l’ho, ma qui passano avanti persone che hanno un quarto della mia esperienza. La gente mi chiede come mai non alleno, io che cosa dovrei rispondere?”.
Un sistema cambiato. Figlio di Faustinho Canè, Ivan fin da piccolo ha sognato di fare l’allenatore: “Quando mi dicono che la piazza non è adatta ad un tecnico giovane, mi viene da ridere. Le piazze erano 20 o 30 anni fa, quando allenava mio padre era calcio vero, mi ricordo davvero le tifoserie che quando non facevi risultato ti aspettavano in 500 o 600 persone. Ora è solo un modo di dire”.
Un coraggio che Faustinho ha trovato grazie ai suoi colleghi: “Mi fa piacere aver letto dei miei colleghi che hanno denunciato il sistema, io all’inizio ho avuto paura perché ero convinto di farmi troppi nemici, ma in fondo a cosa serve non averne se poi non alleni?”.

Fonte: Resport.it

La Redazione

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