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Subito titolare: Mazzarri lancia lo svizzero Behrami a centrocampo, in panchina Gargano

La nuvola di fumo trascina con sé i pensieri (Behrami o Gargano: più lo svizzero; Britos o Aronica: in vantaggio l’uruguayano) e comunque là dentro ci si può leggere qualsiasi cosa: c’è la finale di supercoppa, ci sono i suoi tre anni (favolosi) da principe azzurro e poi ci finisce persino l’eco d’un cinese, che con la maglia in dosso di Hamsik, passa, suona e urla «forza Mazzarri» . La notte prima dell’ennesimo esame è impossibile dormire e stavolta non c’entrano lo smog, l’afa e il fuso orario, perché la testa insegue il richiamo d’una giornata magica, nel suo piccolo persino storica, e val la pena di starsene insonne con lo staff a cercare di sfogarsi a modo proprio. Juventus-Napoli è la partita e stavolta, altro che calcio d’agosto, vale ancora di più, perché in quella bacheca riaperta dopo venticinque anni, c’è posto avanti e ovunque e c’è la voglia matta di andare avanti, ad oltranza, per scoprire l’effetto che fa…

ECCOLO A VOI -E allora: si gioca e non c’è più tempo di riflettere, forse un ultimo allenamento ancora; ma quando il fischio d’inizio già sembra squarciare l’aria, il Napoli può considerarsi definito negli uomini e negli schemi, nella testa e (probabilmente) nelle gambe, l’unica autentica preoccupazione confessata all’antivigilia: «In questo periodo, la variabile impazzita è la condizione fisica. Si può, nel corso della stessa partita, alternare momenti di splendore ad altri di pausa. Sarebbe normale» . Elementare, Valon: e l’ultimo arrivato in ordine di tempo , che sarebbe Behrami – è il primo «rivoltoso», il mediano di destra che fa scivolare Gargano in panchina e dà il via immediatamente ad un duello destinato a vivere per l’intera stagione. Poi saranno titolarissimi, con Britos che – come annunciato a Dimaro – avvicenda Aronica e prova a dimostrare di valere quei nove milioni investiti un anno fa, e Zuniga che sullo scatto a sinistra batte di una incollatura Dossena. Poi, tutto scontato e nulla da rifare, perché il Napoli di Mazzarri ha «longevità», presenta una difesa che sta assieme ormai da sempre e fedelissimi che si spargono in lungo e in largo nel rettangolo.
IO SONO QUI -La Juventus, il Napoli e Inler: incontrarsi (ancora) un anno dopo fa uno strano effetto, ma il calcio (e il tempo) bruciano in fretta e di quel braccio di ferro di mercato sullo svizzero a quel tempo all’Udinese ormai si parla relativamente. «Non mi sono mai pentito di aver scelto la maglia azzurra. Io qui sto bene» . La sera che precede la finalissima è un fiorir di riflessioni, di divagazioni, di umanissime aspirazioni che Gokhan Inler consegna a Sky prima di spegnere la luce sul comodino: «A me sembra tutto molto bello, perché una finale così importante porta con sé tante sensazioni. E’ chiaro che sarà una gara difficile, per noi ma anche per loro; è la prima partita vera dell’anno; si gioca in campo neutro; consegna subito un trofeo. Sappiamo di affrontare la squadra campione d’Italia, verso la quale abbiamo rispetto; ma i bianconeri sanno che si troveranno di fronte un avversario affamato. A Roma ho provato emozioni nuove che mi piacerebbe ripetere. E per cominciare bene, sarebbe straordinario poter rientrare a Napoli con quella Supercoppa per i nostri tifosi» . La notte è fatta anche per sognare…
Fonte: Corriere dello Sport
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