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Superman mette le mani sull’Europa

Momento magico per De Sanctis dopo la serata di Champions League

Volare, ohh ohh: da Pescara a Torino e dalla Real Casa sino a Udine; dal Friuli a Siviglia e dalla Spagna sino al Galatasary, prima di trasformarsi nel turco napoletano. Volare, ohh ohh: ma ora è finita e la valigia sul letto non è per lunghi viaggi. «Io voglio chiudere qua la mia carriera: magari a 40 anni, ma qui al San Paolo» . La realtà che supera la fantasia è racchiusa in quelle mani gigantesche che ora accarezzano il sogno e la vita tratteggiata nel giardino dell’infanzia adesso è dinnanzi agli occhi spiritati d’un pirata che di nome fa Morgan, di cognome fa De Sanctis e di professione fa l’esorcista…

LA BANDIERA – Dategli un paio di guanti e vi rivolterà sotto sopra, strapazzandovi l’anima e conquistandovi con la morbidezza di un farfalla d’un metro e novanta, capace di decollare da un palo all’altro, da Boateng a Gomez, per tenersi aggrappato a voi, alla Napoli inseguita dalla culla, osservando Maradona nel San Paolo gremito e a festa, un po’ come l’altra sera, al cospetto dei signori del calcio stregati ripetutamente: «Non pensavo fossero così forti, perché probabilmente la tivvù non ne riproduce l’immensità. Ma è una squadra eccezionale, incredibilmente bella: non solo una delle più in forma d’Europa, ma una delle più intriganti. E possiamo solo essere orgogliosi d’averla fermata».

LA VOLONTA’ – Tutti pazzi per De Sanctis, in due anni e qualche mese di capolavori, con una serie di prodezze da lasciare senza fiato e una tendenza a stupire utilizzata per rimuovere definitivamente, seppellendoli con prodigi da superman, un avvio da incubo. Il passato che ormai non ritorna, cancellato da primati e funamolismo da numero 1, è in quelle paradossali prime settimane partenopee, vissute in un clima mesto, irrimediabilmente rimosso con una escalation che ha trasformato De Sanctis prima in divo, poi in eroe, infine in totem, il quarto tenore che un bel giorno confessò la sua unica ambizione: «Voglio resistere a lungo, se posso fino a quarant’anni, e farlo con questa maglia addosso: perché quella del Napoli dev’essere la mia ultima casacca».

LA SCELTA – Il privato è un guscio inesplorabile, una saracinesca abbassata come sul rigore di Gomez d’un 18 ottobre elevato ad ennesimo poster della carriera, come sul rigore di Di Natale, come sul rigore di Lucarelli, come sul rigore di Miccoli, come nel colpo di reni con la Steaua ( «la più bella parata in Europa» ), come nel tuffo decisivo per fermare Piatti del Lecce al 92′ ( «la più bella parata nei due campionati» ) e rilanciare l’azione che consentì a Cavani d’inventarsi l’1-0; ma pure le pareti di un’area di rigore hanno spifferi e raccontano che la propensione è figlia di un cultura del lavoro maniacale, che produce persino un archivio segreto in cui sono catalogati gli specialisti dagli undici metri con le loro inclinazioni, le loro abitudini: «Gomez, sabato, contro l’Herta Berlino, ha calciato sulla destra del portiere. Ho pensato: magari riflette, immagina che io l’abbia memorizzato e cambia angolo. Sono rimasto in piedi finché ho potuto e poi ho scelto di andare a sinistra».

VIZI PRIVATI – Il De Sanctis extralarge d’una notte indimenticabile, quello uomo specialissimo che ha sedotto Napoli, quotidianamente è un normal one che colleziona magliette da calcio come un ossesso (siamo a quota mille), che si rifugia in casa accerchiato dalle sue tre donne (moglie e due figlie, delle quali è gelosissimo), ch’è divenuto più scaramantico dei suoi fans, sino a invitare un cronista amico a non celebrarne l’imminente primato d’imbattibilità: «Perché porta male, aspetta che accada».

AZZURRO TUTTO AZZURRO – Ma il suo oktoberfest comincia a Pescara sette giorni prima che arrivi al Bayern al San Paolo, nell’ennesima serata da mandare a memoria, perché quella è la sua Patria: Prandelli lo (ri)manda in campo in Nazionale, concedendogli il palcoscenico più suggestivo che possa desiderare un ragazzino di trentatquattro anni, nato e cresciuto a Guardiagrele però osservando l’ «Adriatico» . Il volo continua…  

 La Redazione  

A.S.  

Fonte: Corriere dello Sport

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