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SuperMario, rabbia e delusione «Perché la gente mi fa questo?»

Sul razzismo: «Non può essere un arbitro a decidere se una cosa per me è offensiva»

Odio la droga. Dai pm non torno, la prima volta era più che altro pubblicità. In Italia non si fa più di tanto contro il razzismo. Mario Balotelli non si limita a difendersi. Va al contrattacco, nel giorno in cui da Napoli arrivano nuove accuse sulla visita a Scampia, e alla vigilia di una partita che l’Italia dedica alla lotta alle discriminazioni razziali. Stasera in tribuna a Bologna ci sarà Cecile Kyenge, primo ministro di colore del governo italiano. Chissà se Balotelli ha pensato anche a lei («non tutti i cori sono razzismo», aveva detto qualche giorno fa) quando dallo spogliatoio dello stadio di Bologna ha lanciato il suo affondo. «Deluso di essere tornato in Italia? Al Milan sto benissimo, Allegri mi piace tanto tanto tanto: ma ero molto tempo che mancavo, e certe cose non le ricordavo… Si dice che si combatte il razzismo, ma non si fa più di tanto. Dite che è l’arbitro che deve decidere se fermare la partita? Solo io posso decidere se un coro per me è un insulto, non altri».
Ma è il contrattacco sulla vicenda Scampia a contraddistinguere la sua improvvisata e affollatissima conferenza. «Mi hanno riferito di queste cose, di persone che non si sa chi siano – l’esordio, a proposito dell’accusa di aver spacciato per gioco a Scampia – Non so come certe persone possano parlare, come mettano nei problemi altre persone. Non si devono permettere. Io la droga la odio, non la sopporto. È una bugia incredibile». Spiega perché ha cancellato il tweet in cui negava in maniera decisa il suo coinvolgimento nella vicenda. «Sono sceso dal treno, mi veniva da ridere. Ho pensato lo scrivo su twitter, e lo tengo solo un quarto d’ora. Capisco che non piaccio a tutti. Ma ora davvero si esagera. Dopo le risate iniziali, mi sono davvero arrabbiato: sono stato accusato di una cosa gravissima, e che smentisco assolutamente. Questa è cattiveria contro la persona, contro un uomo. Perché sempre io? È una domanda che ho fatto in passato, e alla quale la risposta devono darla altri». Il tweet in questione diceva: «Prima dicevate che andavo a puttane – la sua rabbiosa replica alle parole del pentito – la prossima sarà che la prendo in c…. e tutto per fare audience».
Comincia a sentirsi perseguitato, quasi vittima di un accerchiamento. «Penso che la gente sia stufa di sempre parlare di Mario, Mario, Mario. Non solo io. C’è in giro gente gelosa, cattiva, che non ha niente da fare. Forse il problema è questo…». Dice di non essersi pentito del suo giro a Scampia nel giorno della sua visita a Napoli. «No, quella è un’altra storia. Io sono andato a fare un giro con degli amici, non c’era nulla di strano». Lascia intendere che non ha nessuna intenzione di tornare dai pm napoletani per farsi interrogare. «Il mio avvocato e il Milan si stanno già occupando della storia. Sono già andato una volta dal pm, e l’hanno confermato è stata piuttosto pubblicità. Tornarci una seconda volta…sarebbero esagerati».
La tutela del Milan e le cure di Prandelli: ecco la ricetta giusta per convincere il più talentuoso ragazzo del nuovo calcio italiano a far parlare di sé solo per i gol, come poi è stato a Euro 2012. Eppure anche in Italia i rotocalchi hanno avuto di che sbizzarrirsi: testa a posto, certo, ma non nella vita sentimentale. La paternità contestata, con Raffaela Fico, ha fatto da contraltare all’immagine di un Balotelli più maturo: e per lui sono perfino scesi in campo i genitori adottivi, una lettera aperta per difendere dalle strumentalizzazioni un ragazzo che sa cosa voglia dire essere abbandonato.

 

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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