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Tony Britten: «Voglio venire al San Paolo per sentire il mio inno Champions»

Tony Britten, compositore delle note della Champions: «Che passione a Napoli»

Aurelio De Laurentiis prepari una poltroncina accanto a sé. La merita di diritto Tony Britten, l’autore dell’inno della Champions League, quell’adattamento di “Zadok the Priest” di Georg Friedrich Händel diventato un must dei martedì e mercoledì sera.
Due anni fa il compositore del Norfolk, nel nord dell’Inghilterra si accorse della passione dei napoletani da youtube e promise: «Un giorno verrò per sentirlo cantare dal vivo». L’augurio per tornare nella lega dei campioni e la richiesta di un biglietto. «Complimenti per la stagione appena conclusa – racconta dalla sua casa inglese – avete fatto cose fantastiche. Se verrò a Napoli? Certo che verrò. La mia compagna è mezza italiana, di Bologna. Può venire anche lei?». La voglia di sentire l’urlo del San Paolo è forte. «Finora ho visto le immagini, non sapevo che a Napoli la mia composizione fosse così amata. Non vedo l’ora di ascoltarla da vicino. I napoletani sono così passionali. Mio padre e mio suocero, impegnati nella campagna d’Italia nella seconda guerra mondiale, mi hanno raccontato di periodi di licenza molto belli trascorsi in Campania. Purtroppo non altrettanto così quelli vissuti sia durante lo sbarco a Salerno che nella battaglia di Monte Cassino».
L’inno della Champions è nato nel 1992. «L’Uefa voleva qualcosa di classico e noi cercavamo qualcosa che fosse cantato da un coro e che riflettesse le aspirazioni della Champions League: il calcio migliore, giocato dalle squadre migliori, negli stadi migliori. Abbiamo selezionato numerosi inni e all’Uefa è piaciuto molto “Zadok the Priest” di Haendel. Io ho solo modificato un paio di elementi. Non pensavo avesse così fortuna. Per le prossime volte devo pensare di farmi pagare in base al successo che ha una mia composizione».
Parole in tre lingue: inglese, francese, tedesco, simbolo dell’universalità del calcio. «Esatto. A me piace scrivere composizioni per lo sport l’ho fatto anche per l’hockey ghiaccio. Fu divertente perché non capivo nulla e mi sono fatto una cultura. Mi piacerebbe, però, comporre per l’atetica». Cavani in Inghilterra, che ne pensa? «Al Manchester City ne avrebbero bisogno visto com’è andato il campionato». Appuntamento a Napoli allora. «Se devo scegliere fra tribuna e curva vorrei essere in curva, meglio ancora in campo accanto al quarto uomo così potrei ascoltarlo ancora meglio».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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