Non bastano le parole a giustificare il capitombolo del Napoli. Proviene dal San Paolo il verdetto più sorprendente del turno n.6, non tanto per la vittoria del Parma; gli azzurri hanno fallito sabato un test di maturità. Certo, non era l’ultimo né il definitivo, ma rischia di costituire una brutta botta, anche per il morale. A ventiquattr’ore dalla notte di Champions, pesa come un macigno la conferma che nei momenti cruciali al Napoli manca ancora qualcosa, diciamo genericamente la mentalità.
Follia pensare che la squadra sia già alla frutta, benché la panchina sia qualitativamente corta e il numero d’impegni porta alla spremitura, tant’è che pure i migliori sembrano usurati (vedi Cavani, Hamsik e Inler). Troppo semplice rilevare che il capolavoro ha preso a sfaldarsi con le prime difficoltà del campo, quando cioè gli avversari di caratura teoricamente inferiore ti spezzano ritmo e gioco. È così da sempre quando rappresenti la formazione da battere, e gli imprevisti – seppure evitabili come i due ko subiti sino a questo punto della stagione – non dovrebbero destabilizzare un ambiente che si sente compatto. Tanto più che la possibilità di recitare un ruolo fondamentale non è diminuita, perché nonostante tutto il Napoli è sempre lì, a due punti dal primo posto; perché questo è uno strano campionato; perché raramente accade che a lottare per i primi piazzamenti figurino squadre che abbiano già perso due partite e che la capolista abbia appena 12 punti dopo sei giornate. Ma c’è di più: potentati del calcio compaiono l’uno (il Milan) al tredicesimo posto, l’altro (l’Inter) al diciassettesimo. Zanetti e compagni, in particolare, viaggiano con un ruolino di marcia da compagine di periferia: una vittoria, un pareggio e quattro ko. Insomma, ad oggi nessuno possiede il dono dell’irresistibilità. Ma, per contro, nemmeno i nerazzurri sono da escludere tra i favoriti: distano appena tre vittorie di fila da Udinese e Juve.
I rimedi
Questo è il calcio italiano e il Napoli, se da un lato può consolarsi che il mal comune è mezzo gaudio, dall’altro non può non approfittare di una stagione che procede col freno a mano tirato. Certo, quello azzurro non sarà lo squadrone che annienta la concorrenza, ma nemmeno si vede in giro una compagine che convince. La formazione di Mazzarri potrebbe tornare a proporsi come candidata ordinata e ragionevole. Nel frattempo, basterebbe smaltire lo stress delle tante attese (Champions, scudetto etc.) e ritrovare la forza e la spavalderia da spendere in campo. Più avanti, invece, occorrerà ben altro: un organico di almeno diciotto giocatori equivalenti, che non significa solo concorrenza interna, ma pure la possibilità di concedere tregua ai titolarissimi di Mazzarri, senza incappare in disastri come quello di Verona: il vituperato turn-over con i fichi secchi.
Fonte: Tony Iavarone per Il Mattino
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