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Trapattoni: “Rafa qui non siamo in Spagna! Io non avrei mai tenuto fuori Platini e Boniek”

«Rafa deve solo capire che qui siamo in Italia e che non sempre certe convinzioni che vanno bene in Inghilterra o in Spagna si adattano bene a questo campionato. Ma lui è intelligente e questa cosa la sa bene. Ha solo bisogno di un po’ di tempo». Non è cambiato di uan virgola Giovanni Trapattoni e non risparmia la sua opinione. Higuain e Hamsik fermi per la Coppa Italia? «Io non avrei fatto riposare Platini e Boniek. Rafa deve solo capire che qui siamo in Italia e che non sempre certe convinzioni che vanno bene in Inghilterra o in Spagna si adattano bene a questo campionato. Ma lui è intelligente e questa cosa la sa bene. Ha solo bisogno di un po’ di tempo». Non è scappato, non è cambiato di una virgola. Non si sente solo, non insegue vendette, non custodisce rancori, non gioca al vecchio saggio, non si dà il tono del maestro che sale sul piedistallo, di quello che ha capito e adesso spiega, insegna, zittisce. No, Giovanni Trapattoni con tutti i suoi anni, le sue vittorie, i suoi ricordi ogni volta che può prova semplicemente a dire la sua opinione.
Ostinazione o coerenza, quella di Benitez?
«Convinzione di poter ottenere quello che vuole attraverso una maniera in cui crede. È bravo, è senza dubbio uno dei migliori perché non è che vinci il campionato inglese o quello spagnolo solo perché sei fortunato».
Bisogna avere ancora pazienza, dunque?
«Lui è il signor Benitez non è San Benitez: è arrivato da poco, tutti gli stanno incollati addosso come se dovesse vincere subito lo scudetto. Ma mica è facile riuscirvi al primo colpo».
Poi si è messa di mezzo pure questa Juventus che sembra una corazzata?
«Non è che sembra, lo è per davvero. Ma lì c’è qualcosa nel dna ma anche l’ambiente aiuta: a Torino c’è ben poco da fare in giro, poche distrazioni e poca voglia di uscire e anche la pressione dei tifosi è al minimo. Giocatori e allenatore sono la seconda e la terza componente: essenziali, però il club viene prima. È come una miscela con precise gerarchie: negli anni Trenta, ai miei tempi e oggi».
Diverso a Roma e Napoli?
«La passione della gente è travolgente, coinvolgente e anche trascinante quando le cose vanno bene…».
E quando vanno male?
«È il dramma assoluto. Questo è il guaio di certe piazze. Immagino che in queste ore a Napoli sia esattamente così».
Lo dice sapendo di aver ragione?
Ride: «A Napoli è sempre stato così…».
Ha visto la gara di Bergamo?
«Ho visto le azioni dei gol dell’Atalanta: diciamo che la difesa del Napoli non è il punto forte della squadra di Benitez. Certo vedere tre errori così grossi nella stessa partita non capita sempre. Immagino la rabbia di Rafa negli spogliatoi».
Lei che avrebbe fatto?
«Me li sarei mangiati vivi quando eravamo da soli… e difeso a spada tratta appena mettevo piede tra i giornalisti».
La sua Juve e la Juve di Conte sono vicinissime solo per la statistica?
«Lo sono per molte altre cose, direi soprattutto per la mentalità. Squadre che non finiscono mai».
Trapattoni, ormai sembra chiaro che il Napoli non vincerà lo scudetto. E la Coppa Italia?
«Certo che può vincerla anche se la semifinale con la Roma mi sembra che sia proprio come una finalissima. Anche se io faccio fatica ad appassionarmi alle coppe nazionali. Le ho sempre considerate come manifestazioni di secondo piano che non mi ha mai dato calore, emozione. Né quando vincevo né quando venivo eliminato ai primi turni».
In effetti, da tecnico ne ha vinte solo due?
«Che faccio fatica a ricordare… Le spiego: col Benfica dominai il campionato, arrivai in finale di Coppa del Portogallo e schierai le riserve… e persi. Ma sono sempre stato coerente».
Qualcuno pensa che Benitez abbia risparmiato Higuain e Hamsik con l’Atalanta proprio in vista della semifinale con la Roma.
«Non ci credo. Io non avrei mai fatto riposare in campionato Platini e Boniek per una partita di Coppa Italia».
I tempi cambiano?
«Un po’ sì. Però sia chiaro: ora quello che conta è il piazzamento in Champions per il Napoli, i vantaggi economici che dà la partecipazioni a questa manifestazione sono enormi. Il vero obiettivo deve essere il secondo posto, non certo la Coppa Italia o anche l’Europa League».
Quando rivediamo in panchina Trapattoni?
«Se continuano a chiamarmi per missioni impossibili, difficile che avvenga presto. Pure io sono come Benitez: bravo, ma non sono San Giovanni e i miracoli non li ho mai saputi fare»

Fonte: Il Mattino.

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