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Una Juve straripante batte un Napoli in serata negativa

L'undici di Mazzarri non è mai entrata in partita e i bianconeri ne hanno approfittato

La Juve non tradisce i suoi tifosi, annienta il Napoli e approfitta del mezzo passo falso del Milan a Catania portandosi in classifica a due sole lunghezze. Non è stata una partita bellissima: l’ha vinta la squadra che l’ha interpretata meglio, con maggior vigore agonistico, che è apparsa fisicamente più brillante, che ha cercato la vittoria con maggiore determinazione. Per un tempo i bianconeri hanno controllato la situazione preoccupandosi di non prestare il fianco alle temutissime ripartenze del Napoli, nella ripresa è salita in cattedra approfittando di un avversario che non dava segni di risveglio, che passato in svantaggio all’8′, non è riuscito a rianimarsi, perdendo le distanze tra i reparti, allungandosi pericolosamente e offrendosi, così al contropiede dei bianconeri che, al contrario, sono riusciti a rimanere ordinati per tutti i novanta minuti.  Certo, la partita è stata caratterizzata da molti errori anche in appoggi elementari, ma se la Juventus ha tenuto fede alle attese e trascinata da un grande Vidal ha trovato la meta, il Napoli si è come sciolto al primo sole primaverile, dimenticando di colpo tutti gli insegnamenti del suo tecnico.

TATTICA – Si sapeva che sarebbe stata una partita molto tattica con la Juve che si sarebbe sistemata in maniera praticamente speculare rispetto all’avversario e il Napoli, a sua volta, impegnato a trovare una soluzione per limitare la creatività di Pirlo in mezzo al campo. Ne è venuta fuori una gara quasi vecchio stampo con accomppiamenti obbligati. Hamsik come previsto si è sistemato centralmente con la consegna di tenere sotto pressione Pirlo. Ma quello non è il mestiere dello slovacco che ha vagato un po’ senza meta e i due attaccanti che provavano a cercare il suo inserimento sulla destra non trovandolo. Una situazione di disagio acuita dal fatto che Maggio, recuperato in maniera troppo frettolosa, non riusciva ad accompagnare l’azione offensiva finendo per consegnare la fascia a De Ceglie (inevitabile dopo venticinque minuti la sostituzione del napoletano con l’inserimento di Dossena e lo spostamento a destra di Zuniga).  La Juventus nei primi minuti ha sviluppato il copione con grande determinazione ma poca efficacia negli ultimi sedici metri. Aggressione alta sui difensori in possesso di palla, spazi intasati per rendere impossibili i cambi di gioco. Non ha funzionato, però, la fase di rifinitura un limite accentuato dalla scarsa vena di Borriello e dalla serata non certo ispirata di Vucinic. Le cose migliori la Juventus le ha create sulle palle inattive: una girata di testa di Vidal sfuggito al controllo di Cavani, una bella punizione verso la fine del primo tempo di Pirlo spedita in angolo da De Sanctis.
PREMONIZIONE – Quei rischi corsi sulle palle inattive per il Napoli erano segnali premonitori: solo da simili situazioni la gara poteva essere sbloccata cosa che accadeva puntualmente all’8′ quando Pirlo metteva su punizione un pallone al centro che Barzagli toccava verso Vucinic che controllava e tirava. La sfera sbattendo su Bonucci (in fuorigioco) spiazzava De Sanctis. La Juve riusciva a dare al suo gioco un senso compiuto, il Napoli in campo sembrava una squadra casuale, senza una logica e senza trame di gioco, spenta nei suoi uomini migliori (Lavezzi, Cavani).  La Juve riusciva a tenere le distanze tra i reparti e a scoprirsi il meno possibile (soprattutto dopo il primo gol), il Napoli senza geometrie e costretta, forse anche da un deficit atletico, a giocare sotto ritmo non riusciva quasi mai a essere pericoloso negli ultimi sedici metri. E se l’inserimento di Pandev dava un po’ di vivacità, l’uscita di Inler (un bizzarro avvicendamento visto che comportava l’abbassamento fra i centrocampisti di un inguardabile Hamsik) toglieva al centrocampo anche quel poco di logica sino a quel momento sopravvissuta.

MAZZATA VIDAL – Il raddoppio di Vidal (una iniziativa personale molto bella facilitata dall’insipienza di Campagnaro e dalla caoticità di Zuniga) ha cancellato definitivamente dal campo l’irriconoscibile Napoli, sino all’apoteosi dell’ex, Quagliarella, entrato al posto del fischiatissimo Borriello: suggerimento in verticale di Del Piero (subentrato a Vucinic), controllo, un passo per decentrarsi e tiro sul primo palo. A quel punto non c’è stata più storia se non per il gesto deprecabile di Zuniga con conseguente espulsione (una gomitata).

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

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