Come se la situazione per Villas Boas non fosse già abbastanza imbarazzante, se non complicata, i dirigenti del Chelsea hanno pensato bene di affiancargli in conferenza stampa, prima della rifinitura, Didier Drogba. Cioè il giocatore che, secondo quanto scritto dai tabloid inglesi senza che nessuno smentisse, nell’intervallo della gara di FA Cup con il Birmingham si sarebbe di fatto sostituito al tecnico portoghese arringando la squadra. Ascolta il suo centravanti con lo sguardo un po’ perso nel vuoto, seguendo il filo dei suoi pensieri, per sciogliersi alla fine in una risata quando l’ivoriano assicura: «Faremo ciò che dice l’allenatore, come abbiamo sempre fatto» . Che la squadra abbia smesso di seguirlo da un bel po’ sembra un dato di fatto, ma Villas Boas trova le sue certezze nella solidità del suo rapporto con Abramovich: «Ho la fiducia del club, sarò qui anche la prossima stagione». Se non altro perché il Chelsea, cacciandolo subito, brucerebbe l’investimento fatto in estate: 15 milioni perché si liberasse dal Porto.
NOTTE VERITA’ – Dentro o fuori, vivere o morire come gli ripetono gli inglesi. Eppure lui insiste, non sarà Napoli il crocevia del suo destino: «Vi ricordo che questa è solo la partita d’andata, non sarà decisiva per il passaggio del turno e c’è sempre il ritorno nel nostro stadio, l’atmosfera particolare dello Stamford Bridge può esserci d’aiuto. Abbiamo fatto di tutto per finire primi nel girone proprio per giocare il ritorno in casa. Aspettiamo quella partita per tirare le somme, non arriviamo a facili conclusioni». Come dire: anche in caso di sconfitta al San Paolo rimarrà al suo posto. Almeno è quello che il club continua ad assicurargli. «C’è pressione, però il messaggio del club e della proprietà chiaro, c’è un progetto. Le speculazioni ci sono sempre ma io ho l’appoggio del proprietario e questo mi fa stare tranquillo». E poi, parlando in italiano (era stato con Mourinho all’Inter), aggiunge: «La mia carriera non è così lunga da poter trovare altre situazioni simili. Ho la fiducia per quello che posso fare il prossimo anno, per quello che sta accadendo in questa stagione c’è tanta responsabilità mia. C’è un progetto triennale per cambiare la cultura del Chelsea, per il futuro ci aspettiamo tanto. La squadra doveva correre per quattro trofei, siamo fuori dalla Premier e dalla Carling Cup, ci restano la Champions e la FA Cup. Veniamo da anni ricchi di trofei e successi, per assicurarsi vittorie anche in futuro abbiamo dovuto cambiare progetto. Il club è con me». I dirigenti, intanto, ieri sera hanno organizzato una cena con i tifosi vip del Chelsea alla Terrazza Calabritto di Politelli, una serata esclusiva: tra una portata e l’altra si sarà parlato anche del destino di Villas Boas in caso di disastro al San Paolo.
LE INSIDIE – Certo, il Napoli è l’avversario più insidioso in questo momento: una squadra in salute e carica d’entusiasmo contro un Chelsea che avrà pure l’esperienza dalla sua ma che da tante settimane fa i conti con una stagione già compromessa per quanto riguarda la Premier e i fantasmi del passato, perché anche a Londra, come nella Milano nerazzurra, i nostalgici di Mourinho si fanno sentire. «Dovremo tenere in considerazione la forza del Napoli, che ha fatto bene negli ultimi anni ed è migliorato parecchio, in campionato e in Europa. Le scelte? Terry è in forte dubbio, per Ashley Cole abbiamo qualche speranza in più, decideremo dopo l’allenamento». Più pretattica che altro, perché alla fine anche Terry dovrebbe essere in campo. Teme molto il Napoli e ancora in italiano spiega: «Temo la forma e il modo in cui si trascinano a vicenda. Il Napoli rappresenta bene lo stato d’animo della città, che va oltre il gioco: la gente è emozionata per il futuro della squadra. Il lavoro fatto da De Laurentiis quando ha preso la società nella miseria finanziaria è importante: ha costruito una squadra di grande forza e mentalità, allenata molto bene da Mazzarri, che qui ha portato cose che faceva alla Samp, ma che ha tenuto anche quello che Reja ha lasciato qui. Ci aspettiamo di trovare un Napoli forte».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.